Ai domiciliari il preside di Farmacia, prof. Bisignano, e il prof. Teti. Tra gli indagati l’ex rettore Tomasello

Presentare la propria candidatura al bando di concorso per ricercatore in Biologia e Microbiologia era permesso a tutti.

In questo caso, infatti, non vi era bisogno di essere il nipote o il parente di qualche big dell’Università di Messina.Bastava iscriversi, far valere i propri titoli e partecipare.

Vincere il concorso, però, era tutt’altra storia. Requisito fondamentale per risultare primo era sostanzialmente uno: essere sangue dello stesso sangue di un professore universitario.

Certo, poteva anche accadere che un altro concorrente, più bravo e meritevole del prescelto, possedesse titoli e qualità per risultare vittorioso.

Ma, anche in questo caso, nessun problema. Bastava semplicemente dire “pacta servanda sunt” (i patti vanno rispettati) e istigare il ritiro dello “scomodo” e legittimo vincitore dietro la promessa di una sua successiva sistemazione in un altro concorso: “Questo non è il concorso per te, meglio che ti ritiri. Cambia e vedrai che ne vincerai un altro”.

“Quello messo in luce è un vero e proprio sistema deviato delle procedure concorsuali che regolano l’accesso al mondo accademico. I legami familiari, d’affari, sono così intrecciati che ci permettono di capire che il concorso di cui parliamo oggi non è che un tassello. Oggi faccio sì che tuo figlio vince un concorso, domani fai sì che un mio parente ne vinca un altro”, hanno dichiarato stamani i finanzieri della Guardia di Finanza che hanno seguito e portato a termine le operazioni.

Le indagini si protraevano da mesi. Intercettazioni telefoniche, appostamenti, controlli a tappeto: è bastato sollevare, di poco, il tappeto per far emergere una discarica di immondizia sparsa in tutto l’Ateneo messinese.

A finire agli arresti domiciliari, questa mattina all’alba, sono stati il Preside della Facoltà di Farmacia Giuseppe Bisignano ed il professore ordinario Giuseppe Teti.

Ma non solo. Indagati anche altri cinque nomi eccellenti: Francesco Tomasello (ex rettore dell’Unime), Cesare Grillo (gestore dell'economato), Maria Chiara Aversa (ex delegata del Rettore per la formazione delle Commissioni d’esami), Giuseppe Nicoletti (di Catania), Sandro Ripa (di Camerino) che rispondono a vario titolo di concussione, peculato, abuso d’ufficio e falso.

Il tutto aveva preso avvio da una denuncia per false fatture: si trattava di ottenere rimborsi su fondi che annualmente l’Università stanzia (circa 8000 euro di appropriazione illecita). “Da questo, quasi per caso, abbiamo scoperto la vicenda del concorso”, hanno dichiarato durante la conferenza stampa.

La storia si è svolta così. Era l’aprile 2013. Al bando di concorso truccato vi erano stati tre iscritti. Secondo la Commissione, una ragazza non aveva titoli, uno aveva titoli medi (il figlio di Bisignano) ed uno eccellenti (avrebbe dovuto vincere). Ma il legittimo vincitore non avrebbe potuto vincere. Così la chiamata di Teti: “Ritirati e vinci un altro concorso”.

Detto fatto. Cinque giorni prima della prova orale, il ragazzo decide di abbandonare la corsa.

In realtà, per cinque giorni, neanche Bisignano è a conoscenza della rinuncia (e quindi dell’automatica vittoria del figlio). Perché? Perché lo stesso Teti voleva utilizzare il tutto per poi chiedere un favore per un altro concorso in cui avrebbe partecipato una sua parente.

Insomma, un mare di legami e parentopoli, una vera e propria organizzazione perversa e a regola d’arte.

“Una consorteria criminale, un furto al futuro dei giovani” hanno dichiarato i finanzieri della Guardia di finanza di Messina che, questa mattina, hanno spiegato in conferenza stampa lo svolgimento delle operazioni e degli arresti. Le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal GIP Massimiliano Micali, sono state eseguite all’alba ed hanno colto nel sonno sia Bisignano sia Teti. Ma saranno anche stati colti di sorpresa?

Veronica Crocitti

Twitter @VCrocitti