Sanità, la formica-Messina fregata dai tagli della Regione che premia le cicale

La formichina della sanità messinese è rimasta fregata dai tagli dell’assessore Gucciardi a vantaggio di altre realtà dell’isola. La vignetta scelta da Ninni Artemisia, dirigente sanitario del Policlinico ed esperto in controllo di gestione, per un accurato studio sul sistema di finanziamento dei tetti di spesa, rende pienamente l’idea.

Lo studio, elaborato alla luce dei 12 milioni di decurtazioni che l’assessorato regionale alla sanità con la delibera d’agosto ha pensato bene di “regalare” alla nostra provincia, è stato presentato a Palazzo Zanca nel corso della Conferenza dei sindaci, che già nelle scorse settimane ha trasmesso alla Regione una nota di fuoco.

Artemisia indica, provincia per provincia, le varie voci relativamente ad una serie di analisi e di costi. E se nella vignetta iniziale la formica-Messina fatica risparmiando mentre la cicala canta il finale è amarissimo, con la formichina dello Stretto che legge il decreto del 5 agosto mentre la cicala se la ride…. Già perché stando ai dati è andata proprio così, le nostre aziende hanno risparmiato sugli sprechi e l’assessore invece di premiarle ha detratto ulteriori risorse per un totale di 12 milioni di euro. Nel contempo ad alcune realtà magari territorialmente a lui più vicine sono andate ingenti somme al punto da far dire a Gucciardi: “Approvate le piante organiche: tra ospedali ed Asp circa 5.000 assunzioni”. A Messina non solo sarà impossibile ma i dati relativi all’età media del personale ci fanno anche ipotizzare il peggio e cioè che man mano che l’organico attuale andrà in pensione non sarà sostituito.

Il decreto Gucciardi è provvisorio e c’è tempo per correggere il tiro, ma la deputazione regionale non sembra molto interessata al fattaccio, dal momento che a Palazzo Zanca c’erano soltanto Filippo Panarello e Giuseppe Laccoto, entrambi Pd e dello stesso partito di Gucciardi. Nessuno degli altri deputati ha risposto all’appello del sindaco. Se guardiamo le tabelle allegate al decreto Gucciardi possiamo capire come sono stati redistribuiti i tetti di spesa tra le province tenendo conto che sulla somma complessiva di 2 miliardi 635 milioni del triennio precedente la spesa consuntivata è stata di 2 miliardi e 468 milioni, quindi con una fetta di risparmio diffusa in tutta la Sicilia. A rigor di logica andavano premiate le “sanità virtuose”.

Si scopre però che ad esempio, tra le Asp quella di Messina è stata tra le formiche ma non è stata premiata. Su 241 milioni e mezzo destinati ne ha spesi 222 e sei centomila, quasi 20 milioni di euro in meno. Ma il nuovo tetto di spesa assegnato è di 237 milioni 733, quindi 4 milioni in meno rispetto alla precedente assegnazione. L’Asp di Trapani invece che ha risparmiato 4 milioni, è stata premiata con una dotazione che passa da quasi 184 milioni a 191 e mezzo. Con un minor risparmio ha ottenuto addirittura 8 milioni in più. Stessa fortuna all’Asp di Agrigento, 6 milioni di risparmio e 6 di incremento e all’Asp di Siracusa che passa dai quasi 170 ai 180 con ben 10 milioni in più (a fronte di un risparmio risicato di 1 milione).

Se guardiamo le aziende sanitarie il quadro è simile: il Papardo-Piemonte, nonostante 8 milioni di risparmi scende dai 96 e 669 ai 90 milioni di euro, perdendone 6, mentre il Cannizzaro di Catania che non ha risparmiato affatto, passa da 75 milioni ad 80. Il Policlinico perde oltre 1 milione di tetto di spesa. In città solo l’Irccs ha un incremento di 1 milione passando da un tetto di 11 milioni e 880 a 12.601. Sommate insieme le aziende ospedaliere di Messina e l’Asp si passa da un tetto di 426 milioni 684 a 415 milioni 943. Viceversa Ragusa, Siracusa, Trapani e Agrigento possono sorridere perché si sono viste incrementare le risorse.

Poiché la coperta è corta a questo punto i sindaci riuniti in conferenza (e dello stesso avviso sono i sindacati) chiedono quale sia stato il criterio adottato.

Nello studio di Artemisia si evidenzia inoltre come l’indice di vecchiaia della popolazione vede Messina in pole position con il 160,3 a fronte di una media regionale del 131. Siamo la provincia con la media più alta di indice di vecchiaia, seguiti da Trapani ed Enna (rispettivamente 148,5 e 145%). Ovviamente anche la classifica dell’età media non è delle migliori e conferma l’anzianità messinese.

Messina infatti è sempre prima tra le città dell’isola con un’età media di 43,56 anni seguita da Trapani con 42,88 anni. Catania è la più giovincella con la media di 41,11 anni. Un altro dato rilevato è quello della spesa in farmaci per giorni di degenza. In questo caso Messina ha una media elevata, con 47,54 euro contro i 19 euro di Enna ed i 36 di Palermo, ma meno di Catania che ne registra 62 euro. Interessante è infine vedere come nelle aziende sanitarie di Messina la popolazione di pazienti provenienti da altre regioni sia la più alta, con 6.369 ricoveri in un anno.

Ultimo dato, nel 2014 i ricoveri sono stati 96.910 con un totale di produzione di 406.676.739,43 ed un costo del personale pari a 389.619.000,00.

I sindacati hanno già da tempo alzato le barricate, adesso la parola passa alla deputazione. La conferenza dei sindaci ha inviato una lettera di protesta all’assessore Gucciardi (vedi articolo allegato) ma spetta alla nostra deputazione battere i pugni sul tavolo non per chiedere un regalo ma il diritto alla salute.

Rosaria Brancato