Monsignor La Piana: “Contro di me avvoltoi pronti a tutto per un momento di pubblicità”

Tempostretto ha seguito in diretta la conferenza stampa di monsignor La Piana. Di seguito riportiamo parte delle dichiarazioni rese in conferenza stampa. Nel lungo incontro con i giornalisti La Piana ha fatto riferimento al clima avvelenato da scontri, lettere anonime e indiscrezioni in merito alla situazione finanziaria della Curia (si è parlato anche dell’invio di ispettori dal Vaticano),a comportamenti che avrebbero favorito alcuni piuttosto che altri, contrasti interni ed infine ad appalti affidati spesso alla stessa impresa. L’alto prelato ha ribadito di essersi dimesso per motivi di salute ed ha contestato ogni “infamia e fango gettato contro di me”. Nel discorso, dai toni commossi e spesso sofferenti,La Piana ha raccontato quanto accaduto negli ultimi mesi, parlando di una lacerazione che non era solo fisica ma anche interiore e di un travaglio durato diversi anni prima di scrivere al Papa per chiedergli la grazie di sollevarlo dall’incarico.

La lettera di dimissioni consegnata a Papa Francesco

“E’ importante dire parole di verità in questo momento così delicato. Avrei voluto uscire di scena in silenzio, lo avevo chiesto ai diaconi per rispettare la mia natura,ma le infamie che sono seguite alla notizia mi spingono a intervenire. E’ tutta una pretestuosa costruzione fatta da gente senza scrupoli che vuol apparire, pronti a trasformarsi in avvoltoi per avere un momento di gloria,pronti ad accanirsi.

Il 16 maggio 2015 ho consegnato personalmente al Santo Padre,in occasione della Conferenza episcopale una lettera rinviata per anni e frutto di travaglio interiore. Nella lettera ho ricordato i miei incarichi,sia a Mazara del Vallo che a Messina,dal13 gennaio 2007. Quasi 9 anni dopo mi trovo con la stessa sofferenza di quando ho lasciato la prima comunità, ho il cuore lacerato, ma chiedo di essere sollevato dalla carica,consapevole di non essere più in grado di farlo. Ho avuto un progressivo calo che riguarda la mia persona ed anche la mia tenuta fisica. Sono fiaccato. Non riesco a presenziare fisicamente. Da 1 anno e mezzo sono costretto a ritirarmi in camera dopo cena perché non riesco più a farcela. Non riesco ad assolvere il mio ruolo,da anni medito di ritirarmi ma ora è necessario farlo per il bene sia della mia persona fisica che per la Chiesa di Messina. Santità voglio continuare a servire in un ruolo più consono. La guida della Chiesa di Messina necessita di energia,forza fisica e spirituale ed io riconosco oggi la fragilità della mia condizione. Noi non siamo “visitatori”,siamo ministri ed io ho cercato di lavorare fin all’ultimo”.

In questa parte della conferenza stampa La Piana ripercorre le tappe che hanno portato alla lettera di dimissioni presentata al Papa il16 maggio ed accolta il 7 settembre con la formula “simpliciter”. Traspare dalle parole del vescovo una sofferenza che non è solo fisica ma anche spirituale, dovuta probabilmente ad un clima che negli ultimi anni si è fatto più teso ed al quale fa riferimento parlando di “gelosie” e di diverbi.

Le condizioni fisiche

Avrei potuto fermarmi in attesa della risposta del Papa. Non l’ho fatto,ho lavorato fino all’ultimo. Ma l’ignoranza e la presunzione di ergersi a giudici della vita di altri hanno portato alla diffusione di illazioni e falsità.Quando ci sono disordini o movimenti il Vaticano manda visitatori. A volte segue la rimozione del vescovo, ma qui non c’è stata alcuna rimozione. C’è la mia rinuncia. Mi sono trascurato,non ho avuto considerazione per il mio corpo,per la mia salute. Da 25 anni ricopro cariche di responsabilità, non conosco ferie. Ho avuto la possibilità di andare in crociera in Grecia, nei fiordi in Norvegia,ma non l’ho fatto. Vengo da Riesi, da una famiglia semplice,di contadini,da una comunità di contadini ed emigranti che mi ha invitato moltissime volte ad andare in America. Non si sarebbe trattato di una vacanza, ma di stare insieme con una comunità e vivere momenti di festa. Non l’ho fatto perché ho paura di prendere l’aereo e per non lasciare questa Chiesa.

Le illazioni, le accuse, la stampa

In tutte le famiglie ci sono pareri diversi, liti, ma sono cose che fanno crescere. La Chiesa di Messina per me è stata gioia e sofferenza. L’elezione di un vescovo è missione ed un vescovo è chiamato a servire. Ma si sono dette tante falsità. Si è detto che ero geloso di Montenegro per la sua nomina,solo perché non sono potuto andare a Roma per motivi di salute. La società di oggi segue la logica del profitto, ma chi mi conosce sa che non è così per me. Né quella del profitto né quella della carriera. E mi rivolgo ai giornalisti,che da cercatori e servitori di verità siete diventati spargitori di fango,perché conta solo lo scoop. Scrivete che ci sono 8 milioni di buco in Curia,basta poi aggiungere “da verificare”, ma intanto avete distrutto una persona, la sua famiglia. Non si uccidono le persone per avere un piccolo spazio pubblicitario. Il rischio che correte è leggere le cose con la logica della menzogna. Certa stampa prende lucciole per lanterne,si giudicano le persone perché non si conoscono”.

Le inchieste, la città

Ci sono state false costruzioni ed illazioni. Non c’è nessun legame tra le inchieste che hanno riguardato Tirrenoambiente o le donazioni fatte ad alcune parrocchie da Bucalo,che era da ragazzo un seminarista,a don Brancato con le mie dimissioni. Se ci fossero legami non sarei qui. Non ci sono buchi,sono ricostruzioni false. La Curia ha attraversato come tutte le famiglie disagi economici dovuti alla crisi. Non è venuto un visitatore ad accertare i conti, perché in quei casi c’è la rimozione. Io ribadisco ho rinunciato. Ma non è stata una fuga. Ho fatto il vescovo per quello che sono,non in base a quello che gli altri volevano. La Chiesa di Messina è complessa da gestire, la più difficile in Sicilia con 250 parrocchie. Serve energia, forza fisica e spirituale. Mai avrei rinunciato. Le lettere anonime ci sono sempre state, ma adesso è cambiato lo stile, se non c’è un confronto si utilizzano le lettere e si mandano alla stampa,ai sacerdoti, in modo vigliacco. E’ mancato il confronto leale. Non si tratta per me di rinunciare,ma di essere corretto, vero.

Messina non la lascio bene. Vedo germi positivi e potenzialità ma anche stallo.

Messina non ha ancora una sua identità,non ci è riuscita nei 100 anni dopo il terremoto. I giovani vanno via. Manca un’identità.”

Ai giornalisti ha ribadito di essere logorato da una malattia che ha finito con il coinvolgere anche la determinazione e quindi la forza interiore, ha respinto le accuse sui “buchi” che riguarderebbero le casse della Curia. Nessuna risposta invece sulla questione migranti e ultimi, ed a proposito del fatto che su questi due fronti la presenza della Chiesa e dell’arcivescovo,probabilmente fiaccato da tutti questi elementi,non è stata forte come ci si sarebbe aspettato.

Giovedì 1 ottobre alle 17.30 in Cattedrale ci sarà il saluto della Chiesa messinese all’arcivescovo.

Rosaria Brancato