“La Tares è attaccabile, ma non pagare significherebbe dissesto”. Le due proposte del Pd

Unico obiettivo: collaborazione. Nessuna intenzione di cavalcare la protesta che in questi giorni è esplosa tra i cittadini che si sono visti recapitare bollettini che scottano. Il Pd dice la sua sul caos Tares e lo fa con una conferenza stampa in cui a parlare a nome dei consiglieri comunali che fanno capo al partito è Felice Calabrò. Non sconfessano la Tares, e anche volendo non potrebbero farlo perchè tutti tranne Simona Contestabile avevano detto sì all'introduzione della nuova tassa su rifiuti e servizi. Guardano però con occhio critico l'operato dell'amministrazione comunale e mettono sul piatto alcuni consigli che hanno il sapore della proposta.
Nessun dubbio sul fatto che i cittadini abbiano visto questo balzello come intollerabile, sia per le cifre da capogiro sia per un servizio che in città in questo momento è ai minimi storici. Ma senza la Tares, anche per il Pd, sarebbe stato il disastro per il Comune di Messina.
Per Felice Calabrò però molti errori sono stati commessi. A cominciare da quel piano finanziario che stabilisce che il costo di gestione rifiuti a Messina costa 44,5 milioni di euro. “Questa amministrazione ha preso il Piano Ato redatto il 30 settembre come il Vangelo, considerando quei 44 milioni di euro come un presupposto intoccabile” dice Calabrò che si concentra innanzitutto sul regolamento approvato dall'aula il 12 novembre scorso. “Il regolamento è attaccabile sotto una lunga serie di punti di vista. Ad esempio la legge prevede che il piano sia fatto dall'ente gestore e dunque sarebbe toccato a Messinambiente non all'Ato. Non vi è dubbio che se la gente dovesse impugnare nei prossimi mesi il provvedimento davanti al Tar avrebbe ragione. E potrebbero farlo per svariati motivi, tra i quali anche il fatto che i bollettini sono stati mandati via posta e si può dire di non averli ricevuti. Ma sarebbe un disastro, la fine. Se i messinesi impugnano la Tares o non pagano ci sarà il dissesto”.

Per questo il gruppo Pd vuole fare una proposta partendo dal presupposto che il punto di equilibrio dev'essere la politica. Proporrà un ordine del giorno per dare mandato alla giunta per stabilire riduzioni e agevolazioni serie e concrete, ad esempio tenendo presente che il regolamento che istituisce la Tares prevede in caso di mancato svolgimento del servizio riduzioni fino al 20%. Si vuole puntare ad un'equità fiscale orizzontale e verticale, per Felice Calabrò le somme per recuperare detrazioni e agevolazioni si possono trovare nel bilancio 2014.
“La giunta non può più trincerarsi dietro la frase: abbiamo fatto quello che vuole la legge, perchè possiamo trovare altre leggi che dicono il contrario”.
La seconda proposta che arriva dal Pd, peraltro già avavnzata anche dal comitato che domani si riunirà a protestare davanti Palazzo Zanca, è la sospensione in autotutela, dal momento che i bollettini sono stati inviati in modo da essere contestati. Sospendere e riflettere, fare un bagno di umiltà e provare a capire dove e come si può rimediare. La seconda, la sospensione è un invito alla riflessione, al bagno di umiltà.
Il commento generale però riguarda l'intera politica che il nuovo corso targato Accorinti ha messo in campo nel settore rifiuti. “La verità è che l'amministrazione si è insediata a luglio e aveva tutto il tempo per fare una diversa politica dei rifiuti, come tutti ci saremmo aspettati, e invece non ha fatto nessun cambio di passo. Ad esempio non ha fatto nulla per il fondo di rotazione che ci avrebbe consentito di recuperare 30 milioni di euro” Il riferimento è naturalmente alla famosa delibera sparita e che forse avrebbe anche evitato che Messina dovesse scaricare i suoi rifiuti a Motta S. Anastasia, con un inevitabile aggravio di costi.
“Noi non vogliamo il copyright sulla proposta ma ci piacerebbe che l'amministrazione iniziasse ad ascoltare le proposte e non facesse i provvedimenti chiedendo una partecipazione a posteriori” ammonisce Calabrò. L'amministrazione Accorinti ascolterà i consigli?