Gettonopoli, il gip: «La condotta dei consiglieri è di particolare disvalore, incide sulle già dissestate casse comunali»

Per il momento sotto i riflettori sono finiti solo i gettoni di presenza, ma presto potrebbe scoppiare un nuovo scandalo sugli oneri riflessi. Lo hanno fatto capire chiaramente ieri, in conferenza stampa, sia il Procuratore Aggiunto Vincenzo Barbaro che il Sostituto Diego Capece Minutolo.

Le due inchieste – pur presupponendo il medesimo comportamento «disdicevole» da parte dei consiglieri comunali, in alcuni casi , secondo l'accusa, più interessati ad ottenere un guadagno personale che non a lavorare per il bene della collettività, nello svolgimento della loro attività consiliare – seguono due filoni distinti e separati e per questo viaggiano su binari paralleli.

Una nuova bomba giudiziaria potrebbe quindi scoppiare nei prossimi giorni. Intanto, in queste ore, continua a tenere banco la chiusura delle indagini sul caso gettonopoli, che coinvolge o meglio travolge ben 23 dei 40 consiglieri comunali, in pratica la maggioranza dei rappresentati che siedono in Consiglio comunale. Come ormai noto, per 12 di loro è anche scattato l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria al momento dell’entrata e dell’uscita dalle commissioni di Palazzo Zanca.

Abbate, Adamo, Amadeo, Burrascano, Crifò, Crisafi, Cucinotta, David Carmelina, David Paolo, Sottile, Vaccarino e Zuccarello, vivranno adesso da “sorvegliati speciali”, almeno dentro le mura comunali.

Le conclusioni a cui arriva la gip Maria Militello nell’ ordinanza sulle misure cautelari sono pesanti sul piano penale ma anche sul piano etico: «la condotta dei consiglieri – si legge testualmente – appare di particolare disvalore se si considera che ha inciso sulle già dissestate casse del Comune, rispetto alle quali i consiglieri coinvolti non hanno avuto alcuna remora, essendo mossi dall’unico intento di intercettare “gettoni”, in mancanza dell’indennità di funzione. Da ciò traspare una spregiudicatezza e una non comune inclinazione a delinquere di tutti gli indagati»

I reati contestati dalla Procura sono quelli di truffa aggravata, abuso d’ufficio e falso ideologico, dettagliatamente illustrati nelle 109 pagine dell’ordinanza. Nel corposo documento vengono riportati i risultati delle indagini effettuate dalla Digos nel corso del 2014, con una maggiore intensificazione nel trimestre novembre 2014 – gennaio 2015, mediante l’utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali e di telecamere installate nei punti strategici di Palazzo Zanca.

«I fatti in contestazione – scrive il gip – appaiono di particolare allarme sociale se si considera che sono stati posti in essere in danno del Comune che rapresentano e il cui agire dovrebbe essere improntato al perseguimento esclusivo dell’interesse pubblico. I fatti, invece , ghanno domostrato tutt’altro. L’unico interesse era quello di mettere la firma nel foglio delle presenze, meglio ancora nelle prime sedute che quasi sempre erano deserte e nelle quali alcuni consiglieri non attendevano neanche l’apertura».

«In alcune ipotesi oggetto di contestazione – si legge ancora nell’ordinanaza – il presidente della commissione arrivava perfino a dichiarare falasamente la sussistenza del numero legale, così da far approvare il verbale della seduta precedente».

Il Regolamento del Consiglio Comunale vincola l'erogazione del gettone di presenza all'effettiva partecipazione dei consiglieri comunali ai lavori d'aula, tanto nelle sedute di commissione quanto in quelle del Civico Consesso. Verifiche incrociate dimostrano che le firme di presenza dei consiglieri comunali sui verbali di commissione corrispondono in realtà a pochi minuti, e a volte addirittura a pochi secondi, di permanenza all’interno della commissione oppure ad una presenza “fantasma” in sedute di commissioni alle quali non prenderanno mai parte fisicamente. All’esame della magistratura ci sono inoltre: i verbali in cui verrebbe fittiziamente attestato il raggiungimento del numero legale nelle prime convocazioni delle commissioni, con dichiarazioni smentite dalle videoregistrazioni; ed ancora il continuo ricorso alle deleghe non scritte, per cui un consigliere comunale poteva presentarsi in commissione e firmare senza avere l’autorizzazione scritta del capogruppo, così come prevede il Regolamento comunale, e andare via un secondo dopo. Oltre a questo caso più estremo, che a Palazzo Zanca rappresenta comunque da anni una prassi consolidata, il gip avvisa, inoltre, in maniera piuttosto allarmata dell’esistenza di un «sistema delle sostituzioni, che meriterebbe un serio approfondimento istruttorio, in quanto traspaiono elementi sintomatici di un accordo sottostante tra i diversi consiglieri finalizzato a massimizzare le indennità».

«In un periodo esaminato di tre mesi (da novembre 2014 – a gennaio 2015) sono state rilevate 260 presenze senza delega, condotta che determinato un esborso illegittimo quantificato in euro 14.570,40 ».

Il record lo detiene il consigliere Zuccarello con 37 partecipazione senza delega; seguono Crifò con 25, Vaccarino 23 e Abbate 22.

Secondo il gip Militello, «il rilevante numero di presenze senza deleghe unitamente al contenuto delle intercettazioni palesa come il meccanismo delle sostituzioni sia preordinato al raggiungimento del numero massimo delle presenza, con onseguente danno per l’ente erogatore.

«Talvolta – si legge nell'ordinanza – si è arrivata all’assurda sostituzione del capogruppo presente – e, pertanto non impedito- che cerchiava la propria firma per consentire al consgliere del proprio gruppo di accaparrarsi il gettone».

Il gip Militello ritiene, quindi, necessario scandagliare in profondità il ben oleato meccanismo delle sostituzioni e delle deleghe, che consentivano ai consiglieri comunali di raggiungere quota 39 presenze mensili e portare a casa un numero sufficiente di gettoni di presenza, tale da raggiungere quota 2.184 euro lordi, vale a dire il tetto massimo previsto dalla legge.

Danila La Torre