La sedia vuota del prefetto, gli altri assenti e il pensiero unico di Cgil, Cisl e Uil: «tir in ostaggio»

Nella seduta aperta del Consiglio comunale dedicata ai tir hanno fatto rumore anche le assenze. La lista degli invitati stilata dalla presidente Emilia Barrile, con qualche ripensamento dell’ultimo momento – ad esempio il sindacato Orsa era stato inizialmente escluso – era lunghissima e soprattutto includeva tutte le Istituzioni della città. In aula si sono presentati Autorità portuale, Capitaneria di Porto, non c’era invece alcun rappresentante della Prefettura.

Il prefetto Stefano Trotta, a cui era stato destinato l’invito partito da Palazzo Zanca, avrebbe potuto approfittare dell’incontro aperto per spiegare “a voce” all’intera città la sua posizione in qualità di rappresentante del governo, ma la sua sedia è rimasta vuota. Agli “atti” resterà quindi solo la lettera inviata qualche giorno fa al sindaco Renato Accorinti, in cui sostanzialmente il prefetto sottolineava l’imminente apertura della seconda invasatura a Tremestieri ed invitava il primo cittadino «a riprendere il confronto con il gruppo Franza per evitare conseguenze di natura finanziaria» (vedi correlato).

Oltre al prefetto Trotta non hanno raccolto l’invito della presidente Barrile neanche il direttore dell’Arsenale Militare, Enrico; il Comandante dei Vigili urbani, Ferlisi; gli armatori, per Caronte e Tourist era presente solo l’addetto stampa; Confcommercio; Confindustria; Confartigianato; il Comitato La Nostra Città e CittadinanzAattiva.

Erano fisicamente presenti ma non hanno partecipato al dibattito i sindacati confederali Cgil e Cisl, rappresentati rispettivamente da Pino Foti, ex segretario provinciale della Filt Cgil, e da Tonino Genovese, segretario generale di Messina della Cisl. Il loro pensiero sull’argomento è stato affidato ad un documento unitario, condiviso anche dalla Uil (versione integrale in allegato).

I tre confederali puntano il dito contro l’amministrazione Accorinti e bocciano l’ordinanza anti-tir, definita testualmente una «toppa».

«Senza aver creato una via alternativa di deflusso ai TIR che obbligatoriamente , da Salerno o da altrove, vanno e vengono dal Continente – si legge testualmente nel documento sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil – si è deciso di impedirne la libera circolazione con conseguenze che però saranno tutte da verificare. L’ordinanza suscita infatti forti perplessità e non solo per le ricadute produttive ed occupazionali che oggettivamente comporterà».

Secondo i tre sindacati, l’ordinanza «prende in ostaggio i mezzi da sbarco dell’autotrasporto senza offrire una viabilità alternativa». Per Cgil, Cgil e Uil le parti, dunque, si invertono: sono i tir ad essere ostaggio dell’amministrazione Accorinti e non i cittadini ostaggio dei tir…

Per i tre confederali, il provvedimento emanato dal Comune per iniziare (Accorinti ha più volte assicurato che l'ordinanza di Pizzino è solo il punto di inizio) ad arginare il continuo flusso dei mezzi pesanti nelle vie centrali è soltanto un inutile palliativo: «si è deciso di fare un gesto plateale, dando un taglio netto ai Tir ben sapendo che quel taglio in queste condizioni non potrà avvenire».

Cgil, Cisl e Uil accusano esplicitamente l’amministrazione di aver profuso «un impegno smisurato se paragonato al risultato». Insomma, la giunta Accorinti si sarebbe dedicata troppo alla questione tir, «mentre su tutti gli altri problemi questa città ancora attende». E il monito dei tre sindacati è chiaro: «I problemi vanno affrontati e non aggirati. Lo abbiamo ripetuto ad Accorinti, ma ancora attendiamo risposte».

Cgil, Cisl e Uil hanno perfettamente ragione quando dicono che questa città ha tante emergenze da superare, a cui la giunta Accorinti dovrà dare riposte concrete. L’emergenza tir, però, è da sempre l’emergenza delle emergenze di Messina. Per combatterla la città dovrebbe unirsi e non dividersi, invitare sicuramente l’amministrazione a fare meglio e di più ma certamente non sollecitarla ad “accantonare” il problema perché ce ne sono altri da risolvere.

La battaglia anti-tir non può più essere rimandata, perché è una battaglia per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini; per la dignità di una città che ha dovuto piegarsi ad una schiavitù a cui non ha potuto ribellarsi e che adesso vuole rialzare la testa; è una battaglia che si deve combattere senza tentennamenti, per poter dare un futuro migliore ai nostri figli ed ai nostri nipoti. E’ soprattutto è una battaglia che non dovrebbe avere né bandiere sindacali né casacche politiche.

Danila La Torre