Gettonopoli: dopo le contestazioni della Regione, la difesa d’ufficio della presidente Barrile

Dopo il terremoto giudiziario sui gettoni di presenza al Comune di Messina si prova lentamente a tornare alla normalità, ma il clima resta pesante. I corridoi deserti a fronte di commissioni insolitamente affollate mostrano un palazzo diverso da quello a cui si era abituati. Solo per fare un esempio, in commissione servizi sociali erano presenti ben 18 consiglieri comunali (il numero dei componenti di diritto di ciascuna commissione è pari a 15, a cui si aggiungono i capigruppo) e nella seduta di question time del Consiglio comunale ad inizio lavori c’erano 29 consiglieri su 40. Un numero quasi record per quell’aula.

Da un lato l’inchiesta della Procura su gettonopoli, dall’altra le regole decisamente più rigide imposte dalla riforma regionale hanno inevitabilmente modificato alcuni comportamenti, inducendo i consiglieri comunali ad una maggiore presenza nelle sedute di commissione e consiglio comunale . Tuttavia, sono gli stessi consiglieri comunali che oggi come ieri continuano a ripetere che non bisogna confondere la presenza fisica in aula con l‘effettiva partecipazione a cui fa riferimento il Regolamento comunale.

I consiglieri comunali restano convinti che l’effettiva partecipazione ad una seduta di consiglio o di commissione non possa essere quantificata in 5, 10, 20 minuti, mezz’ora o un’ora , perché non può bastare un cronometro per dire se uno partecipa fattivamente ai lavori o è semplicemente in aula a riscaldare la poltrona.

Diversa naturalmente è la tesi della Procura, che tuttavia ha scelto una soglia di sbarramento molto bassa per individuare i responsabili dell’ipotesi di reato di truffa, “salvando” coloro i quali- nel corso delle indagini- si sono trattenuti in sala commissione per più di tre minuti.

Diversa è pure la posizione della Regione, che dopo aver letto la relazione dell’ispettore Angelo Sajeva, inviato a Messina per «verificare la conformità dell’azione amministrativa ai precetti di legge», lo scorso 19 ottobre ha recapitato a Palazzo Zanca una nota con alcune contestazioni, chiedendo la quantificazione e la restituzione dei gettoni di presenza indebitamente incassati dai consiglieri e concedendo 30 giorni di tempo per eventuali controdeduzioni .

Ebbene, oggi quelle contestazioni trovano la risposta della presidente del Consiglio comunale, Emilia Barrile, che contrariamente ai colleghi d’aula non percepisce i gettoni di presenza ma ha una indennità di funzione fissata nella misura del 65% rispetto a quella percepita dal sindaco, per un totale di 4.733,78 euro lordi.

Il responsabile del procedimento regionale Francesco Riela e la presidente Barrile si trovano d’accordo nel ritenere legittima la liquidazione dei gettoni per le sedute delle Conferenze dei capigruppo, in quanto nel regolamento comunale i lavori di queste ultime sono equiparati ai lavori delle commissioni consiliari.

Le tesi di Riela e Barrile si scontrano, invece, sul caso dei gettoni di presenza erogati ai capigruppo o ai loro sostituti presenti nelle sedute delle commissioni consiliari permanenti di cui non sono componenti. Se, infatti, per la Regione non può esserci effettiva partecipazione senza diritto di voto; per la presidente Barrile è necessario fare due precisazioni: la prima è che in virtù del regolamento comunale i capigruppo consiliari o i loro sostituti «partecipano di diritto» alle commissioni consiliari di cui non sono componenti, dunque vanno considerati componenti di diritto degli organismi consiliari e come tali beneficiari legittimi del gettone di presenza; la seconda è che «la assunta mancanza di diritto di voto da parte dei capigruppo non emerge in alcun modo dalle disposizioni regolamentari…»

La presidente Barrile difende, inoltre, con le unghie e con i denti anche la liquidazione del gettone di presenza per le sedute andate deserte per mancanza del numero legale. Nella sua nota- richiamando espressamente due circolari Ministero dell’Interno (una del 2003 ed una del 2000) ed una delibera della Corte dei Conti del 2012- sostiene che bisogna salvaguardare «l’intento partecipativo» di chi firma e poi non viene messo nelle condizioni di prendere parte alla seduta perché manca il numero legale. «Né ha rilievo– scrive testualmente – l’osservazione che nessuna attività viene posta in essere in una seduta deserta …perché comunque è prodotto l’effetto giuridico della modifica del numero legale ed inoltre la stessa presenza dei consiglieri alla seduta con l’approvazione della firma di presenza e l’attestazione dell’assenza del numero legale costituisce attività rilevante per il diritto».

La presidente Barrile conclude la sua la difesa d’ufficio scrivendo che «non esclude che l’Ente possa, legittimamente, con apposita norma del regolamento consiliare prevedere che nessun gettone di presenza debba essere riconosciuto ai consiglieri presenti in caso di seduta dichiarata deserta per mancanza di numero legale». Secondo la massima rappresentante del Civico Consesso, però, «occorre una esplicita disposizione in tal senso che non è rinvenibile nel regolamento attuale…»

Eppure, già nel 2010, c’era chi al Comune diceva espressamente che non bisognava pagare i gettoni di presenza per le commissioni andate deserte. In una nota, datata 4 novembre 2010, l’allora dirigente agli Affari di Giunta e Consiglio, oggi in pensione, Giuseppe Mauro, disponeva infatti senza troppi giri di parole che «a decorrere dal mese di novembre (del 2010, ndc) non si procederà alla corresponsione di gettoni di presenza nel caso di conferenza di capigruppo e qualora vadano deserte le sedute di Consiglio e commissioni consiliari, per effettiva mancanza di attività consiliare determinata dalla carenza del numero legale sia in prima che in seconda convocazione».

In quella lettera inviata al segretario generale, all’ufficio di presidenza del consiglio comunale, ai capigruppo ed ai presidenti di commissione, Mauro citava espressamente un parere del 25 marzo 2010 (successivo quindi alla circolare del 2003 citata dalla presidente Barrile) del Ministero dell’Interno sul concetto di «effettiva partecipazione». I fatti dimostrano che le indicazioni di Mauro sono state letteralmente ignorate e non hanno avuto conseguenze di alcun tipo per il Consiglio comunale. Discorso diverso invece per i consiglieri di circoscrizione, che per volontà della dirigente al Decentramento, Letteria Santa Pollicino da allora si sono dovuti adeguare, rassegnandosi a non percepire alcun gettone di presenza per le sedute andate deserte.

Dal 2010 ad oggi dentro le mura di Palazzo Zanca tutto è rimasto uguale. Dopo la nota di Mauro si è continuato a liquidare i gettoni di presenza per commissioni neppure iniziate, con l’avallo sia del vecchio segretario generale, Santi Alligo, che dell’attuale segretario Antonio Le Donne. Quest’ultimo , nel corso di una seduta del consiglio comunale del 4 marzo 2014 , non esitava a dichiarare: « Siccome in questo momento il meccanismo di conferimento del gettone di presenza è legato alla presenza del consigliere al momento dell’appello, anche qualora l’appello non portasse al quorum, il gettone è dovuto e ciò consente al consigliere presente in prima convocazione non valida di non ripresentarsi in seconda convocazione, resa valida eventualmente da altri presenti».

Danila La Torre