Il gruppo Nania: “E’ stato il golpe dei portaborse. Adesso vogliamo le primarie”

Si va alla conta, e per chi come gli ex An (ed ex Msi) è abituato a conquistarsi il voto casa per casa, comune per comune, fin da quando gli esponenti della destra erano guardati a distanza, la chiamata alle armi non fa paura. Si va alla conta sin da subito, e sul tappeto ci sono le primarie e le liste con candidati propri alle amministrative. Insomma è un braccio di ferro che vede giocare vecchi lupi della politica che non ci stanno ad essere stati fatti fuori con “un golpe dei portaborse”. In conferenza stampa i tre che da decenni rappresentano il volto ed il braccio operativo della destra Mimmo Nania, Giuseppe Buzzanca e Santi Formica, non risparmiano frecciate senza nascondere comunque l’amarezza per un’esclusione “che non è solo mancanza di rispetto verso chi ha fatto politica nel territorio con risultati, ma nei confronti dell’intera provincia di Messina. Se il Pdl perde Messina non avrà esponenti del centro-destra in Parlamento”, tuona Nania ignorando polemicamente il fatto che il capolista alla Camera, Sicilia Orientale è Antonio Martino che di messinese ormai ha solo gli avi.

Enzo Garofalo è sesto alla Camera, Bruno Mancuso decimo al Senato, se il Pdl non vince il centro-destra messinese non sarà rappresentato e tutto questo per colpa del prevalere di logiche territoriali di lotte per la sopravvivenza”. A parlare per gran parte del tempo, quasi un fiume in piena, è il senatore Nania, che pur facendo iniziare l’analisi dello scontro dalle regionali, racconta quanto accaduto nel giro di una notte: “Io e gli altri due coordinatori regionali, Castiglione e Misuraca, avevamo presentato le nostre proposte per le liste. Avevo indicato Giuseppe Buzzanca al quinto posto, che sarebbe diventato quarto perché Berlusconi opterà altrove- racconta- In verità sarebbe stato più corretto che ai tre coordinatori spettassero i secondi posti dopo i capilista, anche per rispetto della territorialità, ma sorvolo. Dunque Buzzanca era quinto. Poi loro hanno cambiato le carte in tavola. L’unico gruppo ex An che ha deciso di restare in tutta Italia dentro il Pdl è stato fatto fuori. Il danno sarà enorme, perché Messina rischia di non essere rappresentata. L’interesse doveva essere il contrario, questi guai succedono se ci sono solo dei portaborse”. Alla domanda se secondo lui c’è uno zampino messinese in questo disegno anti- An, Nania risponde di no, ma nella sua analisi iniziale, quella che parte dalle regionali, ha sottolineato come la lista per le regionali sia stata fatta per “battere gli An” e non per vincere. “Però i risultati li abbiamo portati lo stesso- commenta- nonostante a differenza di altri partiti non facciamo politica con il blocchetto degli assegni e non prendiamo voti sulla luna….Noi la politica l’abbiamo nel Dna, per noi non è ambizione politica, ma vocazione politica”.

Il colpo c’è stato, non lo nasconde nessuno dei tre che fino a poche ore prima del “verdetto” non pensavano di essere fatti fuori da “loro”, come definiscono l’entità astratta dell’Ufficio di Presidenza del partito che con un colpo di penna ha cancellato “Guarda caso- spiega Formica- proprio la più forte componente ex An di tutta Italia. Ci hanno puniti perché abbiamo i voti e quindi volevano indebolirci senza capire che se indeboliscono noi le conseguenze le paga l’intero partito”.

Incassato il colpo cosa faranno? “Siamo la minoranza nel Pdl”, dicono i tre, ma è chiaro che la guerra vera inizia adesso. “I nostri elettori sono arrabbiati e delusi, ma noi faremo di tutto per convincerli a votare Pdl. Se non vorranno votare Pdl ci sono altri partiti nel centro-destra, come La Destra e i Fratelli d’Italia”.

Se poi a fine Politiche le cose andranno diversamente “sarà il Pdl che ha lasciato noi attraverso una pulizia etnica sistematica”.

Non si stracceranno le vesti quindi per far votare un partito che ha preferito “i portaborse”a chi fa politica sul campo e iniziano la conta: primarie e liste proprie. Il messaggio è chiaro: noi ci siamo e restiamo, ma a questo punto le regole e i nomi per le amministrative li dettiamo noi.

“Alfano è un gentiluomo e le primarie le farà, i tempi ci sono e noi metteremo nomi e candidati per Provincia e Comune”. Nania esclude di voler correre “non ho mai amministrato”, in ogni caso presenteranno proprie liste, per ribadire il concetto. Giochiamoci sui numeri. Ma se a Palazzo dei Leoni i numeri potrebbero esserci, più difficile la conta sarà al Comune dove l’area ex An continua a perdere pezzi. Oggi è arrivata l’ufficialità di Giovanni Cocivera che va al gruppo misto (ma è in direzione sinistra) e il presidente dei Giovani Pdl, Ferdinando Croce si è dimesso. Domani presenteranno il Vento dello Stretto, che è la rivolta, già annunciata con Azzeriamo il Pdl mesi fa, di quei giovani che sono invecchiati aspettando il loro momento. E questa rivolta è un problema serio per tutto il Pdl, non solo per gli aennini.

“Noi ci saremo fin quando non ci tratteranno come ospiti e come coordinatore provinciale del partito chiederò le primarie- sottolinea Buzzanca- Tornando indietro non mi son pentito di essermi dimesso. Lo rifarei mille volte perché ho rasserenato un clima invelenito. Poi il tempo è galantuomo, gli svincoli, ora che non ci sono più, li stanno inaugurando, il dissesto, ora che non ci sono più, è stato scongiurato. Certo adesso nel Pdl c’è un serio problema di democrazia interna, ma noi abbiamo lo sguardo lungo, al 21 e 22 aprile. Chiederemo le primarie, daremo i nostri nomi”. A chi gli chiede se ci sarà il suo, lui risponde come ha sempre fatto: “Io non mi sono mai autocandidato, resto a disposizione del partito. Nel frattempo faccio il dietologo”.

Una piccola parentesi per Antonio Ruggeri, il suo capo di gabinetto e commissario Ato arrestato per peculato nei giorni scorsi. Dopo anni di rapporto consolidato si erano “lasciati” di malumore a fine agosto: “Gli auguro se è estraneo ai fatti di dimostrarlo. Se è colpevole pagherà. E’ stato un capo di gabinetto appassionato e lavoratore, poi negli ultimi tempi quando gli ho detto che doveva dimettersi perché io mi stavo dimettendo l’ha presa come lesa maestà. Ma è acqua passata”.

Rosaria Brancato