Taormina Arte, critiche sullo Statuto della Fondazione. Il sindaco: “Se perdiamo questa occasione lascio”

La bozza dello Statuto della Fondazione di Taormina Arte presentata dal commissario ad acta nominato dalla Regione Pietro Di Miceli, non piace. E’ ritenuta “Palrmocentrica” e senza alcuna garanzia del ripianamento dei debiti che rappresentano la palla al piede dell’organismo a supporto della Kermesse internazionale. Piovono critiche, insomma. Ma c’è chi, come il sindaco, Eligio Giardina, sostiene che il commissario debba portare a compimento la sua missione, ovvero la trasformazione del Comitato TaoArte in Fondazione. E se ciò non accadesse – chiosa il primo cittadino – mi dimetterei insieme al funzionario”. La situazione appare complessa.

Ad avviso del presidente del Consiglio comunale, Antonio D’Aveni “se non fossimo animati dalla nostra predisposizione a tutelare e mantenere il patrimonio culturale della nota kermesse, quanto ci è stato proposto sarebbe immediatamente da cestinare. Si tratta di una proposta… palermocentrica – aggiunge – che sminuisce le attribuzioni al sindaco. Inoltre non si hanno certezze per eventuali appianamenti dei debiti pregressi e sul futuro del personale”. D’Aveni si sofferma poi sulle ingiunzioni che stanno riguardando il sindaco Giardina nelle vesti di presidente del Comitato di gestione. “Quanti sono contrari a questa proposta – taglia corto il primo cittadino Giardina – si assumano le proprie responsabilità e diano continuità a 18 anni di fallimento. Se questa Fondazione non si fa, Taormina Arte cessa di esistere.

Contestualmente ad eventuali dimissioni di Di Miceli, qualora il commissario non riuscisse a portare a termine il suo compito, ci saranno quelle mie – sottolinea il sindaco – e di tutti gli altri componenti del comitato con definitiva fine di Taormina Arte. In questo momento si ha l'occasione di appianare il dovuto della vecchia gestione. Come si fa a perdere un'occasione come questa?”. Ma per il leader dell’opposizione Pinuccio Composto “Taormina viene umiliata senza alcuna certezza economica e per i lavoratori”.

Carmelo Caspanello