Provincia a rischio crack. E da ente “inutile” si trasforma in “stipendificio”

La Provincia Regionale di Messina rischia di fallire ed andare in default, l’obiettivo del commissario straordinario Filippo Romano è quello di provare a salvarla. Innanzitutto chiudendo in pareggio il bilancio, che sarà necessariamente «lacrime e sangue».

Il burocrate mandato dalla Regione per traghettare la Provincia sino al 31 dicembre – quando dovrebbero subentrare i Liberi Consorzi – ha tenuto, in mattinata, la sua prima conferenza stampa sulla situazione economico-finanziaria dell’ente nell’aula del Consiglio provinciale, cioè lì dove solo qualche mese fa sedevano i consiglieri provinciali , “sfrattati” dal Governo e dal Parlamento regionale insieme alle altre figure politiche del presidente e degli assessori in nome di un risparmio che per il momento non sembra incidere sui conti dell’ente, se è vero come è vero che il bilancio non quadra.

«Ci troviamo in una situazione paradossale» ha esordito Romano dinanzi ad una platea composta non solo dai giornalisti ma anche da numerosi dipendenti, dirigenti dell’ente e dai rappresentanti sindacali, spiegando che «i conti sono in ordine ed il bilancio potrebbe essere chiuso tranquillamente, ma che tuttavia i tagli operati dallo Stato e dalla Regione obbligano le Province a vivere senza trasferimenti» .

Negli ultimi tre anni, e cioè dal 2010 al 2013, i contributi statali sono scesi da circa 29 milioni di euro a poco più di 700 mila euro. Un taglio drastico, che impedisce alla Provincia regionale una sopravvivenza serena e ne compromette la stabilità economica. Il commissario straordinario Romano ha aggiunto che se alla fine il documento economico- finanziario ci sarà, servirà soltanto a coprire le spese per il personale, per le utenze e dei fitti passivi. «Per le spese relative alle funzioni esterne – ha detto ancora Romano – ci sono dieci milioni di euro d’avanzo non, ma nelle voci ordinarie di bilancio c’è la cifra zero». La Provincia, dunque, non sarebbe in grado di provvedere all’attività ordinaria ma solo a quella straordinaria attraverso «spese non ripetibili». Un paradosso nel paradosso, che rischia di trasformare la Provincia da ente inutile, come molti lo hanno sempre considerato nonostante le competenze precipue a suo carico, a “stipendificio” in grado solo o quasi di provvedere ai costi del personale (1000 in totale i dipendenti provinciali), che pesa sul bilancio per il 65%.

In conferenza stampa, il l commissario Romano ha ammesso che c’è ed è concreto il rischio dissesto, «che si ha quando le entrate non sono più in grado di coprire le spese». Tuttavia, per sapere come andrà a finire bisognerà attendere due mesi e sperare che nel frattempo la Regione porti a compimento, con apposita legge, quella che sino ad oggi è solo un’intenzione e cioè il «trasferimento della competenza del trasporto dei disabili dalle Province alle Asp. Il servizio costa ogni anno – ha chiarito il funzionario dello Stato – all’ente messinese 4 milioni di euro».

Nel frattempo l’«operazione verità» promessa da Romano è iniziata e contempla anche l’ “assoluzione” della classe politica e dirigente della Provincia che si è succeduta negli ultimi anni. «Qui – ha detto il commissario – non ci sono state cattive gestioni e se anche qualche spesa non coerente con i fini dell’ente è stata fatta non ha intaccato le spese di funzionamento e dei servizi riguardanti strade, scuole e ambiente».

Insomma, per il reggente di Palazzo dei Leoni la casa provinciale è stata ben amministrata. Nonostante i 6 milioni di euro di debiti fuori bilancio che pendono sull’ente, e sui quali anche il commissario ha detto di volerci vedere chiaro, ed i richiami della Corte dei Conti, caduti nel vuoto per mesi se non per anni.

A conclusione dell’incontro con i giornalisti, il commissario ha informato i presenti che nella riunione palermitana con Crocetta, gli assessori competenti, i nove prefetti ed i nove commissari delle altre province è emerso che i Liberi Consorzi non potranno essere superiori a nove. Che è il numero delle attuali province siciliane. E’ la rivoluzione “crocettiana”? Ai posteri l’ardua sentenza… (Danila La Torre)