Dubbi della Corte dei Conti sulla mobilità degli ex Feluca. Tutte le criticità del consuntivo 2013

Dal ritardo nell’approvazione del rendiconto 2013 al sistematico e crescente ricorso all’anticipazione di tesoreria; dall’ingente ammontare di somme maturate a titolo di interessi passivi alla presenza di consistenti debiti fuori bilancio, riconosciuti solo in minima parte; dalle perplessità sulle spese del personale a quelle sugli organismi partecipati e sulla procedura di mobilità degli ex Feluca. La Corte dei Conti torna a “tirare le orecchie” al Comune di Messina sul bilancio consuntivo 2013, per intenderci quello approvato dalla giunta in doppia versione: una con un avanzo di oltre 6 milioni di euro e l’altra con disavanzo di circa 2,5 milioni di euro.

La Sezione regionale di Controlli esprime numerose perplessità circa la gestione economico-finanziaria della giunta Accorinti. Molte delle criticità sopra elencate sono le stesse individuate dai magistrati contabili nel corso di questi ultimi anni, ma nella relazione firmata dal magistrato Istruttore, Gioacchino Alessandro, avente per oggetto “osservazioni sul rendiconto 2013 “, viene ripetuto in più passaggi che la situazione è addirittura peggiorata rispetto all’esercizio precedente . Così, ad esempio, nel caso delle anticipazioni di tesoreria, che hanno avuto un incremento del 20%, passando da circa 162 milioni di euro ad oltre 195,5 milioni di euro.

I tasti più dolenti riguardano, come sempre debiti fuori bilancio e partecipate. La magistratura contabile torna a segnalare la presenza di consistenti debiti fuori bilancio, riconosciuti solo in minima parte, cioè solo poco meno di 26 mila euro a fronte «di debiti da riconoscere per oltre 105, 3 milioni di euro, di cui 68,6 milioni di euro da sentenze esecutive». Ricorda, inoltre, che «l’ammontare delle passività , peraltro oggetto di continue rettifiche, assurge ad euro 336.054,781,26», cifra che include anche i debiti cosiddetti potenziali relativi ai contenziosi in corsi, i debiti con le società partecipate ed altre tipologie di debiti, ad esempio per acquisti di beni e servizi. A proposito dei debiti, la Corte dei conti sottolinea, inoltre, che «sebbene non rilevati negli appositi quadri del Siquel, in quanto revocati nel 2011 incombono , tuttora, sul bilancio dell’ente anche i possibili effetti del contenzioso che verte sui contratti derivati, che espongono l’ente per oltre 18 milioni di euro».

Ma è sulla situazione delle società partecipate che la Corte dei conti va giù più pesante, elencando una per una tutte le criticità: rilevazione di numerose e significative discordanze tra debiti e crediti reciproci» con Atm, Messinambiente Ato3 ed Amam; la presenza di società con perdite d’esercizio quali Feluca, Nettuno, Ato3 in liquidazione; la drammatica situazione di Messinambiente ed Atm, con debiti che gravano sul piano di riequilibrio per 64 milioni di euro complessivi.

Entrando nello specifico, il magistrato Alessandro scrive che Messinambiente, in liquidazione dal 31 dicembre 2012, presenta «perdite d’esercizio pari a quasi 7 milioni di euro, un indebitamento di oltre 62 milioni di euro ed un costo del personale che supera i 23 milioni di euro, con un peggioramento di questi ultimi due dati rispetto all’esercizio precedente».

In merito all’Atm, la Corte dei conti spiega che, dai dati analizzati, «emerge un indebitamento di circa 40 milioni di euro (non si evince, peraltro, la distinzione tra debiti verso imprese controllate e controllanti) ed un costo del personale di circa di 22 milioni di euro». Riflettori puntati anche sulla partecipazione indiretta da parte dell’ente della Somer spa, dal 2005, detenuta in misura totalitaria da Messinambiente, emerge la sostanziale inoperatività della stessa e la presenza di costanti perdite d’esercizio. Vengono, inoltre, segnalati: la presenza di società che non hanno approvato i bilanci del 2013 (Polisportiva città di Messina e Somer), la mancata redazione del bilancio consolidato e ancora la mancata stipula del contratto di servizio con tutte le società ed organismi partecipati ai quali è affidata la gestione dei servizi pubblici locali, la mancata verifica della qualità dei servizi erogati

Certamente destinata a far discutere la parte in cui il magistrato Alessandro manifesta«dubbi circa la regolarità delle procedure di mobilità interaziendale del personale Feluca in seno alle partecipate del Comune Atm ed Amam». Probabilmente, la Corte dei Conti non sa ancora che all’Azienda Meridionale Acque andranno anche gli ex Agrinova (vedi qui), i lavoratori di Messinambiente e i lavoratori dell’Ato.

Oltre ai debiti fuori bilancio ed alle società partecipate, la Corte dei Conti segnala altre disfunzioni nella gestione economico-finanziaria del Comune di Messina. Ad esempio, evidenzia che, con riferimento all’esercizio 2013, risultano pignoramenti pari a quasi 2,8 milioni di euro e ciò determina anche per il 2013 il superamento del Parametro 5, già sforato a partire dal 2010. Vi è poi quel «mancato aggiornamento delle scritture inventariali dei beni mobili e delle immobilizzazioni immateriali che risale al 2000 e rende il conto del patrimonio non rappresentativo della reale situazione finanziaria e patrimoniale dell’ente». Sulle spese del personale, oltre a sottolineare «una elevata incidenza del volume complessivo della spesa di personale rapportato al volume complessivo delle entrate correnti» la Corte dei conti esprime perplessità- senza però prendere una posizione netta – circa «l’erogazione del trattamento accessorio al personale dirigente a fronte della mancata costituzione del fondo di contrattazione integrativa».

Non va meglio nel settore dei tributi. In merito alle risorse relative al recupero dell’evasione tributaria, la magistratura contabile mette in evidenza «la scarsa capacità di riscossione per la Tarsu e l’assenza di proventi per quanto concerne Cosap/Tosap e altri tributi». Il Comune di Messina non incassa quanto potrebbe, anzi dovrebbe per legge. Succedeva in passato e nessuna svolta c’è stata con la giunta Accorinti. In compenso i bilancio vengono “gonfiati” con i residui attivi vetusti, risalenti ad anni precedenti al 2008. Pur inesigibili vengono mantenuti in contabilità e – nel caso del consuntivo 2013 – solo dopo l’intervento del Collegio dei revisori dei Conti sono stati eliminati, andando però ad erodere il fondo di svalutazione crediti.

Al fine di discutere delle criticità riscontrate nel consuntivo 2013 – che rappresenta la base di partenza del Piano di riequilibrio – il presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione Sicilia, Maurizio Graffeo, ha convocato un’ adunanza per il prossimo 14 maggio, invitando il Comune di Messina a presentarsi per le deduzioni. Graffeo avvisa gli amministratori Palazzo Zanca che «eventuali memorie dovranno pervenire almeno tre giorni antecedenti l’adunanza».

Nei prossimi giorni, l’amministrazione Accorinti dovrà, quindi, provare a convincere che il consuntivo 2013 non fa acqua da tutte le parti e l’ente è ancora nelle condizioni di evitare il default attraverso il piano di riequilibrio.

Danila La Torre