Le diverse anime di Messina a difesa dello Stretto. Si replica sabato prossimo

Il primo passo per far capire che Messina c’è. E non ci sta a perdere i servizi essenziali sulla più grande risorsa che possiede: lo Stretto. Uno Stretto che, se abbandonato, rischia di trasformarsi in ostacolo, una cesura con il resto della nazione.

Al Salone dei Mosaici della Stazione Marittima, c’erano il sindaco Accorinti, l’assessore Pino, Valentina Zafarana, Francesco D’Uva e Giulia Grillo del Movimento 5 Stelle, quasi tutte le aree del Pd, l’ex assessore Bartolotta, il sindaco di Santa Marina Salina, Massimo Lo Schiavo, ed ancora rappresentanti di Reset, Cambiamo Messina dal basso, Comitato Pendolari dello Stretto, Comitato pendolari ferroviari, Casa Rossa, Rifondazione Comunista, Messina per l’altra Europa con Tsipras, altre associazioni, semplici cittadini e naturalmente i sindacati, con in testa l’Orsa, che ha lanciato per prima l’allarme ed oggi ha aderito all’assemblea e l’ha ospitata. E c’erano anche i lavoratori, quelli che rischiano di perdere il posto, i precari e l’indotto. In tanti di loro hanno espresso la propria testimonianza, hanno ribadito che non è possibile operare continuamente tagli sullo Stretto, ma che anzi i servizi devono essere potenziati.

Lo ripeteranno ancora una volta sabato prossimo, a partire dalle 9.30, non più in assemblea ma stavolta con una mobilitazione che vuole coinvolgere tutti i cittadini messinesi, le associazioni, i movimenti e le istituzioni senza distinzioni di alcun tipo, per chiedere il rispetto della continuità territoriale.

L’obiettivo è quello di produrre un documento condiviso in cui evidenziare i danni prodotti dalla prevista dismissione di navi e treni. Pare essersene accorto anche il Ministero che, su alcuni punti, sembra aver fatto un passo indietro. “Adesso tentano di mettere una pezza alle intenzioni manifestate da Fs – afferma il segretario dell’Orsa Trasporti, Michele Barresi -. In ogni caso sono confermati i programmi che prevedono la rottura di carico a Messina e Villa. Tutto ciò che abbiamo sollevato finora è servito a scoperchiare la pentola e rendere palese un progetto che forse Fs voleva fare passare sotto silenzio, come già è stato negli anni passati. A causa della forte reazione, fanno qualche passo indietro, ma la situazione è ancora in stand by. L’unica positiva è che sembra si sia capito, finalmente, che il progetto debba essere condiviso col territorio, vuol dire che è arrivato il nostro messaggio. Il territorio messinese e siciliano non può subire decisioni d’autorità prese da Fs”.

Il Ministero ha detto anche che non ci saranno tagli né ai fondi né ai posti di lavoro. “Ma è tutto molto vago e ambiguo – prosegue Barresi – perché non si parla neppure di conferma delle risorse. Si cerca di correggere il tiro, ma se il traghettamento veloce sarà a carico di Rfi, allora Rfi da qualche parte dovrà far cassa. Probabilmente Fs avrebbe voluto approfittare della situazione e risparmiare molto più del previsto, con il taglio dei treni e un progetto che imposti il traghettamento diurno sui mezzi veloci”.

Rimangono, allora, molte incognite. Il Ministero parla anche di “interventi infrastrutturali negli scali per agevolare il passaggio treno/nave con supporto alla mobilità dei passeggeri”. Interventi indispensabili e da tempo richiesti invano nelle Stazioni di Messina e Villa San Giovanni, dove una semplice scala mobile è rimasta ferma per anni e ancora oggi si fa fatica per la mancanza di strutture adeguate per gli spostamenti e il trasporto dei bagagli. Resta da capire quali siano le reali intenzioni. Nel frattempo, Messina fa sentire la sua voce. E continuerà a farlo finché non verranno assicurati i diritti costituzionalmente garantiti a tutti i cittadini.

(Marco Ipsale)