Allarme rientrato. Ma nuove spese straordinarie per l’Amam, da ottobre è un “salasso”

I 22 giorni di crisi idrica tra ottobre e novembre erano quasi un ricordo, un incubo pronto a riaffiorare ad ogni minima interruzione per i necessari consueti interventi di manutenzione sull’acquedotto del Fiumefreddo. Lo studio di vulnerabilità redatto dall’Amam individua 9 punti ad alto rischio e 22 a medio rischio, e la previsione di un costo di 6 milioni per mettere definitivamente in sicurezza l’infrastruttura. Il Comune ha chiesto il finanziamento allo Stato e alla Regione ma finora non sono arrivate le risposte sperate.

L’incendio di sabato mattina aveva fatto temere un nuovo lungo stop. Già adesso, invece, grazie al lavoro ininterrotto degli operai di Amam, è stata ripristinata la situazione quo ante, con nuovi tubi flessibili in polietilene e kevlar, come quelli precedenti, anche questi però soggetti a rischio incendio. Ecco allora che bisognerà prendere nuove precauzioni per evitare che il danno si ripeta. Anche perché, oltre ai disagi per la popolazione, si aggiungono continuamente nuove spese per l’Amam.

Già a novembre la società partecipata al 100 % dal Comune aveva dovuto affrontare i costi, oltre mezzo milione, per posare e mettere in funzione i tre tubi flessibili da circa 250 litri al secondo ciascuno. Ma la portata originaria del Fiumefreddo era di quasi 1000 litri al secondo e, per parificarla, è stato possibile attivare un quarto tubo solo il 15 febbraio. Nel periodo intermedio, una nuova spesa imprevista per l’Amam: l’acquisto, a costi salatissimi, dell’acqua dell’Alcantara, in arrivo tramite il bypass realizzato a Forza d’Agrò. Oltre 12 mila euro al giorno a partire dal 1. dicembre (“abbonato” il primo mese) fino, appunto, al 14 febbraio, per un costo totale che si avvicina al milione di euro. Bisogna poi considerare i costi per la sorveglianza h 24 dei tubi flessibili. Una sorveglianza che non è bastata ad evitare l’incendio di sabato ma che, secondo il presidente dell’Amam, Leonardo Termini, è stata fondamentale per circoscriverlo e scongiurare che si propagasse ulteriormente creando danni ancora più gravi. Le spese, in questo caso, ammontano a circa 50mila euro al mese quindi, al momento, a circa 400mila euro. La sorveglianza dovrà proseguire ancora a lungo anche per i nuovi tubi. Anche questi hanno ovviamente rappresentato un costo, non ancora ben quantificato ma che si aggira almeno su un paio di centinaia di migliaia di euro.

La Protezione Civile ha affermato che l’appalto per il consolidamento del versante franato ad ottobre a Calatabiano andrà in gara entro la metà di agosto. Ma poi i lavori dureranno ben otto mesi. Questo vuol dire che l’Amam potrà ripristinare la condotta originaria solo a maggio del prossimo anno.

Tra i nove punti ad alto rischio, a preoccupare particolarmente non è solo Calatabiano ma anche Forza d’Agrò. Un primo intervento tampone è stato realizzato tra dicembre e gennaio, al costo di circa 200mila euro, altra spesa a carico di Amam così come quella per l’intervento definitivo in previsione a fine agosto, con lo spostamento della condotta in una zona più sicura. Un totale parziale di circa 2 milioni e mezzo, destinato ad aumentare ancora.

(Marco Ipsale)