Calabrò contro Accorinti. La sfida inizia dalle segreterie. E dagli umori

Da un lato una conferenza stampa che diventa un comizio, dall’altro un comunicato stampa che qualcuno interpreta come una conferenza. Da un lato, un candidato entusiasta ed una segreteria elettorale in festa, dall’altro un candidato a casa non in perfetta forma ed una segreteria elettorale vuota e con musi lunghi. A raccontarla così, sembrerebbe una disfatta per Felice Calabrò ed un trionfo per Renato Accorinti. Se la seconda parte della frase è vera, però, la prima non potrebbe essere più distante dalla realtà.

Perché i due candidati che andranno al ballottaggio che tra due settimane deciderà il sindaco di Messina, a loro modo hanno entrambi trionfato. Il candidato del centrosinistra è andato vicinissimo all’elezione al primo turno, alla quale ha dovuto rinunciare per appena trentasei voti, il professore pacifista è riuscito ad imporsi come seconda forza politica della città ed a creare un impressionante consenso in soli due mesi. E infatti, la sua conferenza stampa diventa nel giro di qualche secondo un vero e proprio comizio, con ogni frase ed ogni risposta sottolineate da scroscianti applausi dalle centinaia di sostenitori accalcati nella piccola segreteria elettorale di XXIV maggio. “Eravamo una bicicletta contro una Ferrari”, spiega Orgoglioso Renato Accorinti, “ma la città ha mostrato di essere pronta al cambiamento. I numeri indicano che abbiamo ricevuto un segnale fortissimo per governare e cambiare questa città: 23,88 come sindaco e 8,2 alla lista sono numeri che indicano un riconoscimento collettivo, non una vittoria personale. Senza poteri forti alle spalle, in pochi mesi abbiamo proposto un altro modello di città, e questo ha convinto gli elettori”. Accorinti non si sottrae a chi gli chiede se abbia ancora intenzione di dimettersi da consigliere comunale, e lo fa con una battuta: “Io spero di essere costretto a dimettermi per poter fare il sindaco”, dichiara, e poi sgombera il campo dagli equivoci: “Non si tratta di un movimento ideologico, ma di un consenso popolare”. Alla fine, per lui e per gli eletti in consiglio partono i cori. A sostegno della campagna elettorale di Accorinti in vista del ballottaggio, si esibirà Roy Paci. E Accorinti lancia una “sottoscrizione”: Roy non vuole alcun compenso, ma ci sono spese da affrontare per il palco e l’amplificazione, quindi servirà il vostro aiuto”. Un aiuto “dal basso”, in conformità con la filosofia che anima la sua avventura.

Al clima festoso della segreteria di Accorinti fanno da contraltare i visi contrariati dei pochi che sono rimasti nella segreteria di Felice Calabrò in via I settembre. La delusione di essere andati a letto con la certezza della vittoria al primo turno, ed il risveglio coi dati ufficiali che assottigliavano sempre più quel vantaggio fino a ridurlo a trentasei voti appena meno del 50%, per qualcuno è dura da digerire. Non per Patrizio Marino, responsabile della campagna elettorale di Calabrò, che il verdetto lo accetta con sportività, ma non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. “Ricorso? Ma nemmeno per sogno, accettiamo il responso delle urne e andiamo al ballottaggio con tranquillità. Noi non abbiamo mai parlato né di ricorso né di riconteggi, contrariamente a quanto già ieri sera hanno fatto altri”. Il suo pensiero Felice Calabrò lo affida ad un comunicato stampa, ed alla conferenza di domani mattina: “Alla luce del risultato delle urne, il 49,94% dei consensi espressi, la prima parola che voglio esprimere è grazie. Grazie agli oltre 40 mila messinesi che hanno voluto darmi la fiducia per cambiare questa città e voltare pagina insieme a me, a noi”. Ne ha ben donde, Felice Calabrò di essere…felice: 20 mila voti di distacco dal secondo candidato, 26 punti di percentuale di differenza, centrodestra praticamente demolito. “Non farò nessun ricorso, perché per me, al primo posto viene la città, viene Messina. E’ l’interesse della città che ha bisogno di stabilità l’unica priorità da seguire”, scrive, per sgomberare ulteriormente il campo dagli equivoci. Se ci sono stati errori nei conteggi, sarà la commissione elettorale centrale che si insedierà domattina ad evidenziarli, e la maggioranza schiacciante (29 consiglieri su 40) in consiglio è già assicurata. Nella sua segreteria, di apparentamenti e tatticismi nessuno vuole parlare, almeno oggi. Smaltita la “rabbia”, a far ripartire la macchina elettorale ci si penserà da domani. “Sarà un ballottaggio a viso aperto”, si dice. Massima correttezza, ma le armi le stanno affinando tutti e due i contendenti. Sia il felice Calabrò che il pacifista Accorinti.