Parola d’ordine: cura del territorio. Il corteo No Ponte dice no al pagamento delle penali

“Chi non è pronto a lottare per ciò che ama dovrà rassegnarsi ad accettare ciò che gli resta”. Così un militante della delegazione di No Tav che dalla Val di Susa è scesa in appoggio del corteo No Ponte di sabato 16 e della manifestazione nazionale contro il Muos a Niscemi, giorno 30 Marzo. Siamo a fine corteo, a Piazza Municipio. La manifestazione ha preso le mosse da Piazza Cairoli nel pomeriggio con la fisiologica oretta di ritardo, per permettere alla gente di raggrupparsi con comodità, soprattutto per i tanti attivisti giunti da fuori Messina, Reggio Calabria, Barcellona e Milazzo in testa.

Al contrario di quanto annunciato dalle previsioni, il tempo è stato clemente, e ante le adesioni, non solo formali, a quella che alcuni hanno definito “l’ultima manifestazione No Ponte” ed altri, invece, considerano la prima di un nuovo capitolo. Quello che si oppone non all’opera in sé – essendo il progetto definitivamente archiviato, a quanto pare – ma alle sue conseguenze. Conseguenze che si possono quantificare materialmente in una cifra enorme, ovvero: un miliardo e duecento milioni di euro. Tale è l’ammontare della penale richiesta dalle società Impregilo ed Eurolink per inadempimento del contratto. Vedendo nelle ipotesi delle penali un vero e proprio ricatto, i Nopontisti sono nuovamente scesi in piazza per dire no al pagamento delle penali – “dovremmo essere noi cittadini a venire risarciti dopo anni di illusioni e soldi pubblici sprecati” dichiarano – e il definitivo scioglimento della Stretto di Messina spa. Cosa che potrebbe finalmente chiudere la partita.

In piazza, dietro il sound system, hanno sfilato attivisti, semplici cittadini ed appartenenti a varie associazioni e partiti. Da Legambiente alla Federazione dei Verdi, passando per il WWF. Da Rifondazione Comunista a Sinistra Ecologia e Libertà oltre all’Arci Thomas Shankara, Consumatori Associati e il sindacato Orsa. Dal Movimento 5 Stelle, che aveva già annunciato l’adesione al corteo, al Partito Democratico, rappresentato, tra gli altri, da Giuseppe Grioli, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo e Santi Interdonato. Non poteva mancare Renato Accorinti, con la tradizionale felpa rossa No Ponte, e il giornalista e scrittore Antonio Mazzeo, letteralmente avvolto in una bandiera No Muos. Presenti anche Gino Sturniolo e Marco Letizia, autori insieme a Luciano Marabello del libro “Il Ponte sullo Stretto e l’economia del debito”, di recente pubblicazione. Non potevano mancare, inoltre, i membri del Teatro in Fiera Pinelli occupato il 15 dicembre e divenuto itinerante dopo lo sgombero del 14 febbraio.

Così Gino Sturniolo sintetizza l’unione di tante sigle, a volte molto diverse tra loro, con uno sguardo retrospettivo al lungo percorso della battaglia contro il Ponte: “La storia del movimento No Ponte è lunghissima e finirà con la cancellazione del progetto e delle penali. Nel corso di questa storia ci siamo firmati in vario modo: coordinamento, Forum, Rete, Movimento. Alcune volte abbiamo raccolto le adesioni, altre volte non l’abbiamo fatto. Alcune volte abbiamo portato le bandiere delle varie organizzazioni e associazioni che compongono il Movimento, altre volte non lo abbiamo fatto. In alcuni casi abbiamo fatto i comizi finali, in altri casi non li abbiamo fatti. Delle volte sono intervenuti i rappresentanti della varie sigle, in altri non gli è stata data parola. Alcune volte abbiamo litigato, il più delle volte siamo riusciti a metterci d’accordo. L’assenza di una sigla è, evidentemente, il riconoscimento di tutti i percorsi che hanno composto il movimento. Di tutti. E’ un ringraziarci reciprocamente per quello che ognuno ha dato. Una comunità in movimento, questo siamo stati. Questo siamo”.

Nell’ottica dell’unione a livello nazionale di tutti i movimenti territoriali che si battono contro la politica delle grandi opere il prossimo appuntamento sarà il 23 Marzo in Val di Susa per manifestare contro l’Alta Velocità, per chiudere poi il mese di mobilitazione a Niscemi dove da mesi, ormai, i comitati cittadini sono in presidio permanente per opporsi alla realizzazione del sistema satellitare ad alta frequenza nella base militare americana, limitrofa alla riserva naturale.

Quello che il movimento del No al Ponte continua a chiedere è di realizzare, piuttosto, le cosiddette “infrastrutture di prossimità”, garantendo in questo servizi, trasporti ed infrastrutture. No alle cattedrali nel deserto. No alle chimere di sviluppo. Si alla cura del territorio. (Eleonora Corace)

FOTO DI ALESSIO VILLARI