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Coronavirus, De Luca: “Oggi sono il presidente Conte, ecco il mio decreto” DIRETTA

Cateno De Luca oggi decide di andare in scena. Nel vero senso della parola. La diretta dalla sede della Protezione Civile sugli aggiornamenti quotidiani sull’emergenza Coronavirus diventa, oggi più che mai, il suo personale palcoscenico. De Luca decide di interpretare il ruolo di Presidente del Consiglio. Parla come se fosse al posto di Giuseppe Conte. Spiega quale sarebbe stato il suo decreto. Parla ai sindaci da Presidente del consiglio. E dopo aver chiuso tutto, inasprito misure per oltre un mese e urlato “vi becco” ai cittadini, adesso il De Luca della fase 2 vorrebbe riaprire tutto, con le regole che spiega.

«Noi non ci stiamo. Non accetto questo DPCM che entrerà in vigore dal 4 maggio, rateizzando continuamente le nostre speranze. Il ragionamento complessivo fatto in diretta dal presidente Conte è stato scolpito solo in parte nel Decreto firmato. Non ci limitiamo a dire che non siamo d’accordo e faremo la nostra proposta».

De Luca: “Se fossi Conte…”

De Luca dunque cambia registro e decide di calarsi nei panni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E non a caso ammette di essersi presentato in abito blu. Dunque inizia a parlare come se fosse il presidente del Consiglio. Per spiegare cosa avrebbe detto ieri sera agli italiani.

«Intanto avrei spiegato quali dovevano essere le precondizioni per ripartire: innanzitutto prendere atto della situazione epidemiologica. Il 70% del contagio purtroppo si concentra in quattro regioni del nord. C’è una chiara distinzione territoriale di cui si deve prendere atto. Sono costretto a dettare norme differenziate per territorio. Chiusure e restrizioni per le regioni più colpite, libertà vigilata in quelle che hanno numeri meno pesanti. Dopo le regole generali avrei dato mandato all Regioni e ai Comuni per definire norme territoriali.

Da presidente del Consiglio poi avrei definito con chiarezza la data della ripartenza. Soprattutto per poter dare alle attività e alle aziende di prepararsi e farsi trovare pronte. Piuttosto che continuare con l’atteggiamento di decidere per i prossimi 15 giorni avrei fissato un range chiaro, per esempio dal 18 maggio al 31 ottobre».

«Conte cala un pacco ai Comuni, dicendo che loro aprono tutto ma noi sindaci possiamo chiudere se non siamo in grado di controllare parchi, strade, aree pubbliche, ville, aree verdi».

De Luca spiega poi come avrebbe autorizzato la riapertura di tutte le attività al sud Italia. E la sua proposta sarebbe passata da un’altra banca dati, grande cruccio del sindaco di Messina. Stavolta però non si tratta dello Stretto di Messina ma di una banca dati per controllare le attività. «Per tutto il meridione avrei proposto un “si apre tutto a condizione” con la banca dati “libertà vigilata” inserendo tutti i dati che riguardano le attività economiche. Cosa cambierebbe? Per esempio se tu decidi di andare dal parrucchiere vai sulla banca dati, ti prenoti e in base alle limitazioni imposte a quella specifica attività saprò quando posso andare.

De Luca si cala nella parte del Presidente del Consiglio e va avanti elencando regole per tutte le attività, parla di aperture di chiese e cimiteri, autorizza tutti ad andare al mare. Ovviamente è solo una finzione. Il sindaco non ha questi poteri.

«Mi faccio sospendere da sindaco»

Ad un certo punto saluta Conte e conclude da sindaco De Luca. «Siccome non ci sto a questa situazione, entro un paio di giorni preparerò una nuova ordinanza. La manderò al Prefetto e a tutti i sindaci perché sarà un’ordinanza che disciplina l’ordine pubblico prima che scoppi la rivoluzione non solo a Messina, ma in tutta la Sicilia e nel meridione. Io non sono disponibile a essere trattato così né dal presidente Conte né da Musumeci. Poi mi faccio sospendere da sindaco, se serve sono pronto. Domani manderemo il nostro testo al presidente Conte e gli chiederemo di rimangiarsi quello che ha detto».