Coronavirus

Coronavirus. Parrucchieri e centri estetici uniti: “Siamo pronti a combattere”.

“Noi abbiamo combattuto per creare quello che abbiamo, la stragrande maggioranza di noi ha iniziato a 15 anni a lavorare 12 ore al giorno, facendo la gavetta mentre i nostri amici giocavano. E la gavetta la facciamo ancora adesso, lasciando le famiglie 12 ore al giorno, 5 o 6 giorni su 7.
Non abbiamo mai chiesto niente a nessuno, ci siamo costruiti da soli con grandi sacrifici. Adesso vedere andare verso la distruzione le nostre piccole aziende è un colpo che non possiamo accettare, quindi andremo a fare la guerra pur di salvarle”.

Con queste parole un grande gruppo di parrucchieri e centri estetici messinesi si appella al Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, contestando il D.P.C.M. di giorno 26 aprile 2020 e richiedendo aiuti.

Contrastiamo il lavoro nero

Sono tante le richieste ricevute, tante le persone che non vogliono più aspettare e sono disposte a far operare gli esperti del benessere a casa proprio. “E’ certo che ci sarà il boom del lavoro in casa, dopo questo D.P.C.M. aumenterà il lavoro nero” dichiarano.

“I saloni sono muniti di sistemi di sicurezza, ulteriormente rafforzati in attesa della fase 2, evitando, grazie al sistema degli appuntamenti, già usato da anni, qualsiasi assembramento. Chi lavora in casa questo non lo fa, mette tutto in una valigetta e via. Noi, nei nostri centri, abbiamo tutti gli attrezzi sterilizzati e sigillati per ogni utilizzo. Abbiamo una responsabilità che può essere facilmente controllabile, mentre chi lavora in casa non è controllabile neanche dal punto di vista sanitario” spiegano.

“Troppe perdite, rischiamo la chiusura definitiva”

“Il mix tra chiusura e lavoro nero ci creerà grossi problemi. Sono in pochi, per non dire che non ci sono per niente, quelli che non dovranno chiudere bottega o ricorrere al licenziamento del personale.
Crediamo che la Sicilia, avendo una situazione dei contagi molto inferiore al Nord Italia, debba avere delle restrizioni più morbide. Ricordiamo inoltre che, nonostante siamo chiusi, dobbiamo pagare affitto, luce, telefono ecc… Quindi non solo non abbiamo entrate, abbiamo addirittura perdite che per noi sono grandissime” continuano. Alla luce di queste problematiche chiedono:

1. Che venga versato un indennizzo, per tutto il periodo di chiusura, nel nostro caso iniziato il 9 marzo 2020, che tenga conto delle spese fisse affrontate da ogni attività ed in più che venga versata ad ogni esercente una quota di reddito pari a 1000€ mensili con l’aggiunta di 250€ per ogni familiare a carico.

2. Che tutte le tasse, i contributi ed i tributi relativi al trimestre marzo – maggio 2020 vengano cancellati, mentre quelli relativi all’anno 2020 vengano spostati dal mese di gennaio 2021 in poi e che vengano dilazionati in due anni.


3. Che venga concesso un finanziamento con il 50% a fondo perduto ed il restante 50% a tasso agevolato, da reinvestire nelle attività, settore innovazione e sicurezza.

La concessione del finanziamento può variare da un minimo di 20.000€ ad un massimo del 50% del fatturato dell’anno 2018.

4. Che venga intercettato e sanzionato pesantemente chi lavora di casa in casa e così anche chi usufruisce del servizio.

5. Che venga subito elargita la cassa integrazione in deroga ai lavoratori dipendenti del nostro settore.

“Se questi punti verranno soddisfatti siamo disposti ad aspettare il primo giugno per riaprire” precisano.

Soluzione alternativa

Qualora non possano venire soddisfatti, diversa è la loro proposta:

Riapertura giorno 11 maggio, utilizzando tutte le misure di sicurezza. In più,

1. Che tutte le tasse, i contributi ed i tributi relativi al bimestre marzo – aprile 2020 vengano cancellati, mentre quelli relativi all’anno 2020 vengano spostati dal mese di gennaio 2021 in poi e che vengano dilazionati in un anno.

2. Che venga concesso un indennizzo per i mesi di aprile maggio, che tenga conto delle spese aziendali affrontate nel bimestre.

3. Che venga concesso un finanziamento con il 50% a fondo perduto ed il restante 50% a tasso agevolato, da reinvestire nelle attività, settore innovazione e sicurezza.

4. Che venga subito elargita la cassa integrazione in deroga ai lavoratori dipendenti del nostro settore.

La concessione del finanziamento può variare da un minimo di 20.000€ ad un massimo del 50% del fatturato annuo.