Quattro condanne ed un’assoluzione per la “Matassa” elettorale a Messina

E’ di quattro condanne ed una assoluzione il bilancio della prima sentenza seguita all’operazione Matassa. L’ha emessa stamane il GUP Maria Vermiglio per le cinque persone che hanno scelto di essere processati col rito abbreviato, ossia direttamente in fase di udienza preliminare, saltando il dibattimento, per beneficiare della riduzione della pena, fino ad un terzo del massimo previsto.

Il Giudice ha assolto il poliziotto in pensione Stefano Genovese, che esce definitivamente dalla vicenda. È assistito dagli avvocati Salvatore Silvestro e Alessandro Billè. Il GUP ha scagionato da una delle accuse il carabiniere Michelangelo La Malfa, assolto per non aver commesso il fatto, il quale però viene condannato per l’altro capo di imputazione, voto di scambio, a 8 mesi (pena sospesa).

Condanna a 6 anni ed 8 mesi, invece, Carmelo Catalano, Pietro Costa e Fortunato Magazzù.

Il giudice non ha accordato le provvisionali alle parti civili ma ha condannato gli imputati alle spese sostenute dalle parti civili, liquidandole in 2 mila euro ciascuna, comprese le associazioni antiracket Paolo Borsellino, Codici Sicilia e Codice Onlus.

Una settimana fa la Procura aveva chiesto la condanna a 2 anni per entrambi gli appartenenti alle forze dell’Ordine, 8 anni per Pietro Costa, 6 anni e 8 mesi per Fortunato Magazzù e 4 anni per Carmelo Catalano.

Hanno difeso gli avvocati Nino Cacia, Sandro Billè, Pietro Fusca, Domenico Andrè e Giuseppe Donato.

“Prendiamo atto della sentenza assolutoria per il nostro assistito avuto riguardo all’ipotesi di corruzione elettorale amministrativa – commentano gli avvocati Cacia e Billè, difensori di La Malfa – Nell’attesa di leggere le motivazioni non possiamo che rilevare come lo stesso GUP abbia verosimilmente circoscritto le condotte, ridimensionando l’originaria contestazione , alla luce dell’associazione totale per lo stesso coimputato Genovese".

L'inchiesta della Squadra Mobile, coordinata dalle Pm della DDA Liliana Todaro e Maria Pellegrino, era sfociata nella retata dello scorso 12 maggio con gli arresti di storici capi e nuove leve dei principali clan cittadini. In manette erano finiti anche due consiglieri comunali, il dimissionario Paolo David e Giuseppe Capurro.

Nel processo definito oggi dal GUP Vermiglio figuravano tre persone accusate di rapina e i due appartenenti delle forze dell'Ordine intercettati, durante il periodo elettorale tra il 2012 e il 2013, a parlare con i politici coinvolti.

Alessandra Serio