Messinambiente, “spaventosa macchina mangiasoldi”: arrestati dirigenti ed imprenditori

Appalti pubblici stipulati irregolarmente, gestione incontrollata di contratti di consulenza ed assunzione di dipendenti, incentivi da migliaia di euro versati a lavoratori amici e compiacenti, conduzione fallimentare, perdite per oltre 30milioni di euro, tangenti ed affidamento di servizi a società “amiche” che intascavano soldi a fronte di servizi praticamente inesistenti. C’è di tutto nella maxi inchiesta che, stamani, ha acceso i riflettori sul carrozzone Messinambiente, la società pubblica che, per conto del Comune di Messina, gestisce lo smaltimento e la raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani, il cui capitale è interamente detenuto da enti locali. Un vero e proprio vaso di pandora, quello scoperchiato dagli inquirenti, i cui cinque arresti di oggi rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. A finire ai domiciliari, per i reati di corruzione e truffa, sono stati Armando Di Maria, 59 anni, amministratore unico e poi liquidatore della Messinambiente, Antonino Inferrera, 45 anni, funzionario amministrativo-contabile della Messinambiente, Marcello De Vincenzo, 49 anni, titolare della Mediterranea Srl, Francesco Gentiluomo, 45 anni, titolare della Gentiluomo Srl, Antonino Buttino, 43 anni, broker assicurativo e titolare della società BCM Insurance Broker Srl con sede a Barcellona.

L’INCHIESTA. Tutto nasce da una complessa attività di indagine iniziata nel 2013, dopo che in Procura arrivarono diverse carte che accertavano varie irregolarità nella gestione della società di Messinambiente, in primis quelle del Sindaco Renato Accorinti e del Consigliere Comunale Daniele Zuccarello. L’inchiesta, coordinata dal Procuratore Aggiunto Sebastiano Ardita e dal Sostituto Procuratore Stefania La Rosa, ha riguardato tutto l’arco temporale che va dal 2009 agli inizi del 2014, anni in cui la figura dominante di Messinambiente fu quella di Armando Di Maria. “Personaggio privo di qualsiasi competenza manageriale”, Di Maria è accusato di aver sempre demandato a società e ditte private i servizi di competenza dell’Ente: dalla raccolta dei rifiuti in città (a lungo affidata alla ditta SEAP di Agrigento) alla manutenzione dei mezzi e dei cassonetti (sempre affidata a ditte esterne tra cui la Mediterranea di De Vincenzo e la Gentiluomo di Gentiluomo). Scavando a fondo nei conti della Società, è emerso come “un’azienda che doveva essere risanata, si è trasformata in una spaventosa macchina mangiasoldi, finanziata dagli enti pubblici”, come dichiarato dal Procuratore Capo Guido Lo Forte.

IL RUOLO DI INFERRERA. Nel corso degli anni, Antonino Inferrera, consulente di Messinambiente, ha giocato un ruolo decisivo. Era lui, di fatto, il vero braccio destro di Di Maria, colui che, secondo quanto emerso dall’inchiesta, influiva in maniera decisiva sulle decisioni che riguardavano la selezione dei “partners” della società. La scelta di Inferrera ricadeva sempre su ditte ed imprese “amiche” (anche amicizie personali del consulente) le quali, per il “favore” reso, versavano ad Inferrera tangenti di diverse migliaia di euro. Come? Sotto forma di servizi e consulenze fittizie conferite a due società, la Finconsulting e la Fin.Service Srl, gestite dallo stesso Inferrera. Dagli accertamenti, è emerso che il consulente, dal 2011 al 2014, ha intascato: circa 52mila euro da Buttino, circa 41mila euro da De Vincenzo e circa 10mila euro da Gentiluomo.

GLI IMPRENDITORI “AMICI”. Ruolo emblematico quello delle due imprese finite nel mirino delle indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria e dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina. La Mediterranea e la Gentiluomo, infatti, hanno acceso i riflettori su altri fatti “inquietanti” che riguardavano la gestione della società, la manutenzione dei mezzi utilizzati ed il servizio di raccolta dei rifiuti. In particolare, alla Mediterranea venne affidato il servizio di manutenzione e sanificazione dei cassonetti (in precedenza svolto con i mezzi di Messinambiente), nonostante questa non avesse alcuna esperienza nel settore, che generò all’impresa un profitto di 2milioni e 600mila euro. Alla stessa, venne poi affidato anche il servizio di manutenzione dei mezzi di Messinambiente. Era proprio su uno di quei mezzi che morì l’operaio Antonio Tomasello. “Oltre ad essere fuori controllo dal punto di vista della spesa – ha commentato Ardita – non sappiamo neanche se, di fatto, queste manutenzioni venissero effettuate”. Discorso analogo anche per la ditta di Gentiluomo a cui venne affidato un servizio di pronto intervento sui mezzi di Messinambiente, nonostante la Gentiluomo fosse una ditta priva di operai specializzati, considerando che il suo ambito è quello del noleggio di mezzi e macchine industriali. Dalle indagini è emerso che, insieme alla ditta del fratello Santi, Francesco Gentiluomo percepì oltre 1milione di euro per soli interventi di manutenzione (dal 2009 al 2013) a cui si aggiungono le vendite di diversi mezzi.

IL BROKER BUTTINO E LE POLIZZE ASSICURATIVE. Nel 2010 spunta la figura di Antonio Buttino, broker barcellonese, che avrebbe dovuto far risparmiare a Messinambiente quelle polizze assicurative sui mezzi che, fino all’anno precedente, si aggiravano intorno ai 200mila euro. Buttino subentrò alla compagnia SAI nella gestione di tutti i contratti assicurativi (sia RC auto che di altro tipo) ma, piuttosto che rappresentare un risparmio, il broker rappresentò un altro spreco. “Da quando arrivò Buttino – ha commentato Ardita – le polizze aumentarono fino a 700mila euro annui”. In pratica, il broker continuò ad affidarsi alle società assicurative di sempre, percependo però una commissione del 15% sull’importo lordo dei contratti stipulati ed intascando, in tal modo, commissioni per circa 350mila euro in soli 3 anni.

I COMMENTI. “Questi sono i primi risultati di un fenomeno tipico della criminalità economico-amministrativa e si tratta di uno spaccato inquietante sul malgoverno della città di Messina. Questi episodi di vera e propria corruzione sono emersi grazie alle indagini bancarie ed hanno fatto emergere una situazione inquietante: un’azienda che doveva essere risanata si è trasformata in una spaventosa macchina mangiasoldi”, ha dichiarato Lo Forte, sottolineando come a "dare input all'inchiesta è stato il Sindaco Accorinti". Parole durissime anche nell’ordinanza emessa dal Gip Giovanni De Marco che, in uno dei passaggi, sottolinea come Messinambiente sia stata impiegata per il compimento di “abusi di ogni sorta”. Sebastiano Ardita porta in luce anche la questione, delicatissima, delle imposte Tari e Tarsu e di come, negli anni, siano stati i cittadini messinesi a colmare i buchi e gli sprechi di Messinambiente. “Il controllo della società non funzionava – ha dichiarato – ed ogni anno venivano richieste all’Ato cifre sempre maggiori per risanare i conti. Con Tari e Tarsu, i cittadini hanno pagato il buco che si è prodotto. A fronte di nessun servizio”. (Veronica Crocitti)