Candidature a rettore, c’è la quinta forza in campo: la prof. Adriana Ferlazzo

Nella corsa all’ermellino, c’è la quinta forza in campo: la professoressa Adriana Ferlazzo, che fa il bis di candidature. Già nel 2007, infatti, si contrappose a Francesco Tomasello, poi confermato rettore dell’Università di Messina per il secondo mandato ed ancora in sella. Ordinario di Fisiologia veterinaria e coordinatore del Comitato Scientifico della Società Italiana delle Scienze Veterinarie (S.I.S.Vet.) per il quadriennio 2012-2016,la professoressa Ferlazzo, espressione della sinistra “accademica", comunica la sua scelta di partecipare alle prossima competizione elettorale attraverso una lettera recapitata a tutti i rappresentanti dell’Ateneo peloritano (SU DOWNLOAD LA VERSIONE INTEGRALE), seguendo l’esempio degli altri quattro candidati a rettore, i prof. Vita, Navarra, Cupaiolo e Romano Tassone.

« Rispettosa dei ruoli e dei tempi istituzionali – scrive – sono stata finora riluttante a confermare la mia disponibilità a mantenere un impegno preso con l’Istituzione e con me stessa anni fa, e già espresso, nei fatti, in un recente passato. Non ho motivo adesso per sottrarmi a una responsabilità profondamente avvertita, e doveri di coerenza e di chiarezza nei confronti della Comunità accademica – peraltro già adottata dai Colleghi che mi hanno preceduto- mi inducono a rompere ogni personale indugio».

La professoressa Ferlazzo si dice pronta a mettere a diposizione della Comunità accademica la sua «costante, attenta valutazione delle concrete applicazioni alla nostra realtà di strumenti e indirizzi strategici per la competitività individuati dal sistema universitario nazionale e internazionale; l’esperienza amministrativa, scientifica e didattica maturata nella vita professionale e le caratteristiche personali »

L’unica candidata donna alla poltrona di rettore chiede, inoltre, « a ciascun membro della Comunità accademica un contributo di pensiero e di azione per riprendere con rinnovato vigore un percorso di operatività e attaccamento all’Istituzione da tradurre in proposte concrete da presentare al contesto scientifico nazionale e internazionale e alla società di cui siamo parte significativa».

« Un approccio costruttivo alle principali problematiche istituzionali- continua nel documento – deve ora necessariamente confrontarsi con le più recenti trasformazioni strutturali e funzionali dell’Ateneo, ma soprattutto con la pressante necessità di consolidare una realtà che ambisce a presentarsi dinamica alla luce del rinnovamento statutario e nonostante le crescenti problematiche finanziarie».

La professoressa Ferlazzo ha le idee chiare anche sulla sua proposta progettuale, «che si confronterà oggi con la grave crisi finanziaria dell’Università italiana che incombe anche sul nostro Ateneo, condizione che richiederà, a me come agli altri insigni Colleghi che confermeranno la propria disponibilità per gestirne il futuro nei prossimi sei anni, non solo di offrire le proprie capacità per portare a compimento saldamente e operativamente, rendendola efficace, la riforma statutaria nell’ottica dell’autonomia e del rispetto dei ruoli, delle competenze e dell’attenzione agli interessi generali, ma anche di indicare alla Comunità accademica quali concrete soluzioni adottare per affrontare, nelle condizioni generali e specifiche di depauperamento di risorse, le importanti sfide che si profilano; per conseguire, quindi, oltre l’efficienza finanziaria, obiettivi primari indifferibili, quali l’efficienza dei servizi per gli Studenti e dell’organizzazione amministrativa, l’accreditamento dei corsi e l’efficacia dei percorsi formativi, il reclutamento e il riequilibrio dell’organico, il sostegno alla ricerca, all’innovazione tecnologica e all’internazionalizzazione, l’eccellenza universitaria e clinico-assistenziale.»

«In definitiva – conclude la Ferlazzo- per assicurare alla nostra Università una maggiore stabilità e il ruolo che, storicamente occupato nel sistema regionale, nazionale e internazionale, dovrà ancora autorevolmente esprimere negli anni futuri, con il contributo di tutti noi, per poter garantire più ampi e certi orizzonti di speranza alle prossime generazioni».