Caso Genovese: riflettori sulle consulenze della Caleservice e le perizie

Il caso Genovese torna sia domani che mercoledì all’attenzione della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Nelle due sedute saranno esaminate le integrazioni di documenti richieste nella riunione del 10 aprile, in base a quanto emerso dalle domande poste dai colleghi parlamentari e dalla relazione di Antonio Leone. Rispondendo alle esigenze di chiarimento da parte dei colleghi Genovese ha fatto presente che avrebbe integrato la sua relazione, nella quale, peraltro, ha annunciato ulteriori documenti da allegare. E’ probabile quindi che le due sedute previste in settimana non basteranno per arrivare al voto sulla richiesta d’arresto previsto inizialmente entro il 18 aprile.

Più che sulla relazione del parlamentare (già riportata nei giorni scorsi) ci soffermiamo sulle domande e risposte della seduta del 10 aprile, in merito alle consulenze della Caleservice e al ruolo della politica nei finanziamenti destinati agli Enti.

Quanto alla relazione di Antonio Leone, Ncd, basata sul resoconto delle richieste della Procura di Messina da un lato e della posizione della difesa dall’altro, conclude: “Quanto alle esigenze cautelari invito i colleghi a valutare con la massima attenzione la sola sussistenza di un concreto pericolo di reiterazione dei reati, giacché il GIP non ha motivato con riferimento al pericolo di fuga ed al pericolo di inquinamento delle prove che devono, pertanto, ritenersi insussistenti”.

Secondo Leone nell’inchiesta pur venendo contestato a Genovese un reato associativo, “in considerazione del pervasivo potere di condizionamento politico nei confronti della Regione, non risultano coinvolti l’assessore regionale pro tempore né i responsabili degli uffici dell’Amministrazione regionale”. Il deputato del Nuovo centro destra sottolinea infine “di non aver trovato nell’ordinanza elementi a carico della tesi accusatoria secondo la quale l'onorevole Genovese non svolgerebbe la professione forense. Dalla consultazione degli atti non emergono attività di indagine volte, ad esempio, a verificarne l'iscrizione all'Albo, le cause patrocinate, la struttura e l'esistenza di collaboratori di studio”.

Insomma secondo il parlamentare i magistrati messinesi si sarebbero scordati di appurare se Genovese eserciti l’attività di avvocato o meno. Elemento questo chiarito dall’interessato nel corso del suo intervento in Giunta: “A tal riguardo, confessa di non comprendere su quali basi sia stata formulata tale affermazione nei suoi confronti, dal momento che dal 1994 svolge la professione forense e che nel 2009 è diventato avvocato patrocinante in Cassazione. Chiarisce, inoltre, che la sua attività professionale di avvocato risulta abbastanza avviata e con un fatturato significativo, in particolare nel settore societario”.

Il deputato si è soffermato sulla vicenda delle intercettazioni casuali ( che a suo dire “casuali” non sarebbero affatto) e sul caso delle perizie relative agli immobili e alle forniture. Su questo secondo aspetto ha ribadito come “ i due periti, Barreca e Megna non siano soggetti competenti a gestire in maniera chiara e lineare il passaggio cruciale delle indagini”. L’ingegnere Megna, secondo Genovese, ha poco più che 30 anni, ha una laurea triennale ed è iscritto alla sezione B dell’ordine degli ingegneri (quella per l’ingegneria chimica e non edile). Quanto poi al dottore Barreca il leader del Pd si è riservato di fornire alla Giunta la trascrizione dell’interrogatorio del perito avvenuto nel corso del processo Corsi d’oro. Alla domanda posta dai difensori al dottor Barreca circa la sua esperienza in materia di valutazioni immobiliari e di contratti di noleggio, il perito ha risposto: «Non ricordo di avere mai fatto alcuna perizia relativa a valutazioni immobiliari o perizie che riguardino noleggi informatici, attrezzature informatiche». La difesa avrebbe invece fornito cinque perizie ed una consulenza del professor Sergio Mattia della Cattedra di Estimo del Politecnico di Milano e tutte dimostrerebbero che i periti della Procura hanno sbagliato sia nel metodo che nel risultato.

Ecco quindi che parte delle integrazioni in Giunta riguarderanno proprio le perizie.

L’ultima parte della memoria la riserva alla Caleservice che il Gip definisce “la cartiera” del deputato. “Caleservice è una società che gestisce il patrimonio mio personale e della famiglia. Mi si accusa di aver occultato proventi illeciti. Devo dire di non avere mai visto un riciclatore di denaro che per far perdere le tracce di tali rapporti trasferisce le somme ad una società a lui riconducibile, in forme regolarmente tracciate attraverso conti correnti bancari”.

Dalle domande poste dai colleghi parlamentari all’onorevole Genovese è nata l’esigenza di ulteriori documentazioni. In particolare la siciliana Giulia Grillo, M5S che chiesto al deputato Pd maggiori dettagli in merito alle consulenze della Caleservice.

Nel rispondere l’ex sindaco chiarisce che “La Caleservice ha svolto una sola consulenza, di 15 mila euro, per la Lumen. Per questa consulenza c’è un contratto tra la Lumen e la Caleservice ed un contratto tra la Caleservice e l’avvocato Antonella Russo, che di fatto ha espletato il lavoro”.

Il deputato spiega quindi che l’unica consulenza effettuata dalla società con un Ente di formazione è stata svolta materialmente dall’avvocato Antonella Russo, attuale consigliere comunale eletta nel 2013 e regolarmente pagata dalla Caleservice.

Genovese spiega poi di essere in possesso dei documenti che lo provano e di poterli depositare. Quanto alla società, nata nel ’97 e tutt’ora attiva ha sempre svolto attività di consulenza e gestione per il suo studio professionale poiché non dispone di propri dipendenti né collaboratori.

Ai fini della verifica del rischio della reiterazione del reato il presidente della Giunta Ignazio La Russa, FdI, chiede invece se ci siano ancora oggi Enti collegati al deputato, e se la capacità di attrarre finanziamenti derivasse dal suo ruolo politico e dal suo “peso” a livello regionale.

Genovese risponde ricordando che il rapporto con la Regione è cambiato, gli attacchi principali rispetto alle vicende giudiziarie provengono dal Presidente della regione Crocetta e dall'Assessore regionale alla formazione Scilabra. I due Enti, Aram e Lumen hanno cessato le attività e pertanto: “risulta chiaro che la possibilità di un’eventuale remota ipotesi di reiterazione del reato è fuori da ogni logica, anche tenendo conto dell’attuale situazione con la Regione”.

Quanto alla capacità di attrarre finanziamenti regionali secondo Genovese non può essere collegata a singoli soggetti.

Il deputato Pd Franco Vazio chiede se vi siano oggi Enti di formazione riconducibili a Genovese o società da lui partecipate in quota significativa.

”Attualmente- ha risposto Genovese- esiste solo la Training service, una società consortile a responsabilità limitata con sede nel comune di Barcellona, che ha attualmente in atto un finanziamento relativo alla formazione professionale «Avviso 20» e che sta comunque finendo la sua attività”.

Anche questa documentazione verrà fornita alla Giunta, così come chiesto dall'onorevole Vazio, che ha inoltre richiesto gli atti relativi alla revoca degli arresti domiciliari per gli imputati dell’operazione Corsi d’oro, per conoscere quali siano le motivazioni che hanno fatto venir meno le esigenze cautelari.

Di fatto quindi nelle sedute di domani e mercoledì dovrebbero essere esaminati tutti gli ulteriori documenti richiesti relativi alle consulenze della Caleservice, nonché le perizie della difesa, gli atti che fanno riferimento all’operazione Corsi d’oro e le trascrizioni di alcuni interrogatori.

Probabile quindi che l’esame richiederà ulteriore tempo e che difficilmente il voto potrà avvenire prima del 18 aprile e della pausa per le festività Pasquali.

Rosaria Brancato