La Giunta per le autorizzazioni a procedere vota sì alla richiesta d’arresto per Francantonio Genovese. La proposta del relatore, Antonio Leone, Ncd, che si era detto contrario all’arresto del deputato, viene bocciata.
Il voto poco dopo le 15: contro la proposta di Leone, e quindi favorevoli all’arresto, si sono espressi in 12 deputati (pd. M5S, Sel), contro i 5 che si sono detti contrari all’ordinanza cautelare. La palla passa quindi alla Camera per il voto definitivo. Relatore in Aula è stato nominato Vazio del Pd.
E’ trascorso poco più di un mese da quando la richiesta d’arresto per associazione a delinquere, falso in bilancio, truffa, riciclaggio e peculato, è arrivata, il 2 aprile, all’attenzione della Giunta per le autorizzazioni a procedere.
Nel corso delle diverse sedute, è intervenuto lo stesso Genovese a chiarire i motivi per i quali si sarebbe ravvisato il fumus persecutionis da parte della Procura di Messina nei suoi confronti. Il deputato ha inoltre presentato tre memorie difensive ed una serie di documenti integrativi richiesti dai colleghi. Diversi esponenti della Giunta hanno anche chiesto le ordinanze cautelari emesse nei confronti di alcuni coimputati del parlamentare ai fini dell’accertamento sull’esistenza o meno del rischio di reiterazione del reato, elemento questo che è alla base della richiesta d’arresto. Proprio per poter esaminare i documenti integrativi è stata richiesta ed ottenuta una proroga di 30 giorni rispetto al termine inizialmente previsto per il voto, ovvero il 18 aprile.
Il voto di oggi non è quello definitivo, perché la parola passa alla Camera, che dovrà esprimersi con votazione segreta.
Il caso Genovese è la prima “grana” di tipo giudiziario esplosa in casa Renzi, proprio alla vigilia delle elezioni Europee,ed anche se il voto della Camera slitterà con ogni probabilità dopo il 25 maggio. Sotto il profilo dell’immagine non è “opportuno” per il Pd che si voti in piena campagna elettorale nei confronti di un leader finora indiscusso, signore delle tessere, mister 19 mila preferenze, primo segretario regionale del Pd siciliano, in grado di determinare elezioni e posizioni. Il bacino elettorale dell’ex sindaco di Messina, seppur travolto dal sisma dell’inchiesta sulla formazione, resta comunque “appetibile” in una competizione, questa Europea dove la lotta è all’ultimo voto. Se da un lato quindi l’immagine del Pd esce malconcia dalla vicenda, dall’altro le urne sono l’altro piatto della bilancia. Gli unici fermi nella loro posizione sin dalla prima seduta sono stati gli esponenti del M5S secondo i quali, al di là di ogni altra considerazione nel dettaglio della vicenda, i parlamentari dovrebbero essere giudicati come tutti gli altri cittadini, a maggior ragione quando, come in questo caso, la richiesta d’arresto non riguarda un reato commesso nell’esercizio della funzione di parlamentare.
Rosaria Brancato