Processo Formazione, l’accusa: ecco perché Genovese e i suoi devono essere condannati

E' cominciata nel pomeriggio, dopo un lungo braccio di ferro tra accusa, difesa e Corte, la requisitoria del PM al processo Corsi d'oro 2, la tranche di inchiesta sulla formazione professionale che ha come imputato eccellente il deputato Francantonio Genovese.

Il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, a capo del pool di sostituti che hanno seguito le indagini, ha cominciato a spiegare perché secondo la Procura di Messina il "sistema Genovese" e i suoi protagonisti devono essere condannati.

Si torna in aula domani, Ardita dovrebbe riprendere la parola e proseguire, insieme al Pm Fabrizio Monaco, poi i due formuleranno il "quantum" delle condanne che solleciteranno ai giudici e le eventuali assoluzioni.

Ardita ha ripercorso l'inchiesta dalla sua genesi, spiegando che gli accertamenti effettuati da Guardia di Finanza e Polizia – Squadra Mobile sezione di Polizia Giudiziaria – hanno svelato una "confusione di ruoi e gestionale" che ha finito per dragare i fondi destinati alla formazione professionale.

"E' vero che le norme consentivano la trattativa privata – ha detto ad esempio il PM a proposito delle società che gli enti di formazione avevano scelto per forniture e acquisti – ma è vero anche che devi poi dimostrare che i soldi sono stati spesi per quelle finalità (formative ndr)". Secondo Ardita, invece, questo non è accaduto per gli enti Aram, Ancol e Lumen, per un lungo periodo.

Il magistrato ha puntato il dito sui controlli "un sistema di controllo che non funzionava, o meglio che gli indagati sono riusciti ad eludere", riuscendo così a commettere una serie di reati "che sono quelli del riciclaggio e della frode fiscale". Un sistema di "reati perpetrati per anni, senza che nessuno lo denunciasse. Com'è potuto accadere? E' questa la domanda che sottace a tutto il processo, e intendiamo rispondere proprio con la nostra requisitoria, dimostrando che è accaduto perché gli indagati avevano messo in piedi un sistema di connivenze e coperture a tutti i livelli, anche alti. Intendiamo così dimostrare l'accusa contestata al capo A della rubrica". Ossia, fuor di termini giudici, l'accusa più grave contestata, quella di associazione a delinquere.

Ardita ha proseguito un paio d'ore, ribadendo a lungo il contributo portato all'inchiesta dall'ex manager regionale Ludovico Albert, inizialmente indagato poi annoverato come parte offesa del processo, il primo a segnalare la lunga serie di anomalie nel sistema formazione, e i ruoli dei vari protagonisti, così come emersi dalle indagini: i rapporti tra Genovese ed Elio Sauta, tra Sauta e i vari funzionari che avrebbero dovuto eseguire i controlli, le vicende dell'acquisto dell'immobile di via Principe Umberto, le vicende relative alla Sicilia Servizi e molto altro, andando a delineare un quadro generale, una introduzione alle richieste finali.

La discussione di Ardita è cominciata che erano trascorse le 16.30. Dalle 9 del mattino al pomeriggio inoltrato è stato un estenuante "battibeccare" tra i difensori, i pubblici ministeri e la Corte presieduta da Silvana Grasso, che ha respinto qualunque richiesta di rinviare l'udienza, persino quella avanzata da Elio Sauta. L'ex consigliere comunale, presente a tutte le udienze dei due processi in corso, ha presentato un certificato medico che lo da ricoverato in ospedale per un angina pectoris.

Alessandra Serio