Processo Formazione, “tegolata” all’on Rinaldi: dalla Procura nuova accusa

Sembrava dovesse chiudersi in fretta e con un doppio rinvio, l'udienza di oggi del processo sul caso Genovese. Invece, quando i giochi sembravano fatti, il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita – al banco dell'accusa insieme ai sostituti Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti – ha lanciato sul tavolo l'ennesima carta che ha sparigliato la posta: la Procura di Messina ha mosso nei confronti dell'onorevole regionale Franco Rinaldi l'accusa di associazione a delinquere " di stampo familiare" fino al dicembre 2013.

Un'accusa pesante e nuova, visto che fino a qui Rinaldi, a differenza degli altri familiari di Francantonio Genovese, era contestato un solo capo di imputazione minore, il suo ruolo era insomma "marginale", dal punto di vista del castello accusatorio.

La richiesta della Procura è stata avanzata ai sensi dell'articolo 517 del codice di procedure penale – cioè alla luce degli esiti del dibattimento sin qui celebrato – e l'avvocato Nino Favazzo ha preannunciato che utilizzerà i termini a difesa, invocati anche dall'avvocato Gaetano Pecorella, per "illustrare alla Corte che non ci sono le condizioni per la procedibitá a norma dell'articolo 517.

Si tornerà in aula il 20 luglio per il processo principale, e il 17 settembre per la posizione di Rinaldi.

"La odierna contestazione per il reato associativo nei confronti dell'onorevole Rinaldi preoccupa soltanto per la immaginabile aggressività mediatica che ne seguirà – sostiene l'avvocato Favazzo – Per il resto, la stessa non si giustifica, non essendo emerso, nel corso del processo e dell'esame del teste Anzalone, alcun nuovo elemento che possa legittimare la nuova contestazione, per una ipotesi di reato, quello associativo appunto, che presenta confini talmente sfumati, da giungere solo a confondere, sovrapponendoli impropriamente, rapporti e profili parentali e politici con presunte attività illecite".

"La nuova imputazione che la pubblica accusa ha chiesto di contestarmi nel corso dell'udienza di oggi, mi lascia esterrefatto, e quello che più mi meraviglia è la tempistica con cui ciò è avvenuto- commenta Rinaldi- Se non vi e' un accanimento, poco ci manca. Cio' che e' successo appare una evidente forzatura, non essendo emerso nulla di nuovo rispetto a quanto formava oggetto degli elementi valutati nel corso delle indagini, non essendo stato richiesto il mio rinvio a giudizio, ci si deve domandare come mai solo ora, senza nuovi elementi, si sia voluto colpire la mia persona con un sospetto cosi infamante. Per quanto mi riguarda continuo a professare la mia innocenza essendo fermamente convinto che verra' il giorno in cui il famoso giudice di Berlino la riconoscerà".

Alessandra Serio