Il sindaco del 1899: “Un disastro finanziario, o inganniamo i cittadini o aumentiamo i balzelli”

Si chiamano corsi e ricorsi storici e fa amaramente sorridere quel brano di storia tutta messinese che il capo ufficio stampa del Comune di Messina, Attilio Borda Bossana, ci ha voluto ricordare attingendo alle cronache di un secolo fa quando, ad essere nei panni del commissario Croce erano altri protagonisti. Per fortuna allora ci fu il lieto fine e ci auguriamo che accada lo stesso.

“Tra corsi e ricorsi della storia cittadina, una criticità finanziaria come quella attuale, evidenziata ieri dal commissario straordinario Luigi Croce, può ritrovarsi 113 anni fa. Sempre a novembre, quando, dopo l’elezione della Giunta municipale, il 7 novembre 1899, l'allora sindaco eletto Antonio Martino, nell'insediarsi, enumerando i problemi che affliggevano la Città di quel tempo, indicò primo fra tutti, il “dissesto economico in cui versavano le casse comunali”.

Come racconta Borda Bossana nel suo libro “I protagonisti del palazzo di Città Messina 1861-2012” un mese dopo l’insediamento della giunta il 22 dicembre 1899 il sindaco Martino, dimissionario con i tre assessori Giuseppe Chirico Cardillo, Giovanni Patti ed Angelo Marchese, attraverso un manifesto pubblico si rivolsero alla cittadinanza con termini e contenuti che sembrano quasi scritti ieri dal commissario Croce, tanta è la somiglianza: “Venuti, pochi mesi or sono, all’Amministrazione attiva del Comune, ne trovammo in tale disastro le finanze che nessun bilancio era possibile, il quale non fosse una completa mistificazione, un inganno. Ci s’imponeva perciò una scelta: o continuare ad ingannare il Paese, o proporre nuovi balzelli agli esausti contribuenti, o aprire al Comune nuove sorgenti di introiti, municipalizzando grado a grado quei pubblici servizi, che ne sono stati riconosciuti più suscettibili, e principalmente l’acqua potabile, la luce, il dazio di consumo, sfruttati finora a danno vostro e a tutto profitto di speculatori e affaristi…

Il linguaggio è quello di oltre un secolo fa, ma i contenuti sono gli stessi: c’è il “disastro delle finanze tale per cui nessun bilancio è possibile” se non, una completa mistificazione, un inganno, che tradotto nel linguaggio del duemila è quell’ormai noto “rischio di falso in bilancio” non più reato dopo gli anni berlusconiani. E c’è, ancora simile, la terribile scelta che s’impone agli amministratori di oggi come a quelli di allora: o continuare a ingannare Messina o proporre nuovi balzelli agli esausti contribuenti.

Leggere queste cronache fa quasi paura per la somiglianza. C’è poi la postilla sui servizi non ancora resi pubblici, come l’acqua o la luce, fino a quel momento fonte di ricchezza per “speculatori e affaristi”. Uno spaccato che fa riflettere, perché è casa nostra esattamente nel 1899.

Il 5 febbraio del 1900, come racconta ancora Attilio Borda Bossana fu promulgato il decreto reale di scioglimento del Consiglio ed il 12 febbraio la nomina del Regio commissario Giulio Cacciò, che resto in carica sino alle elezioni del 29 luglio 1900. Nella relazione che portò allo scioglimento del Consiglio, redatta dal comm. Carlo Chiaro, dell'Ispettorato del Ministero dell'Interno, tra l'altro si evidenziava “una profonda disorganizzazione dei più importanti servizi pubblici e la disdetta di gravi difficoltà finanziarie”.

Non c’erano ancora l’Atm, Messinambiente e l’Ato3, ma già il caos era imperante così come le ristrettezze del bilancio. Dopo lo scioglimento del Consiglio la nuova amministrazione fu guidata sempre da Antonio Martino (il nonno dell’esponente politico del Pdl) che avviò una serie di provvedimenti di risanamento e di rilancio economico della città.

Pare che leggendo il dibattito sul bilancio di quegli anni emergano non solo le stesse frasi, ma persino gli stessi problemi attuali.

Magari chissà, se leggessimo quelle pagine di storia potremmo persino trovare idee e soluzioni per il 2012…La storia serve anche a questo, ad imparare le lezioni.

Rosaria Brancato