Non hanno trovato spazio le spiegazioni dei difensori dei consiglieri comunali. Il Gip Militello ha detto no alle richieste di revoca delle misure previste per i consiglieri finiti in Gettonopoli.
Piero Adamo, Angelo Burrascano e Paolo David, a differenza degli alti 9 colleghi che hanno fatto scena muta, avevano deciso di rispondere all'interrogatorio di garanzia. In particolare Adamo, assistito dall'avvocato Francesco Rizzo, aveva depositato una corposa memoria ricostruendo cosa era successo nel corso delle tre sedute di commissione che gli contesta la magistratura, ma il Giudice ha rigettato la richiesta di revoca presentata. Tre sole pagine per dire no, ma che articolano in maniera puntuale e sostanziale perché Palazzo Piacentini sta "stringendo" Palazzo Zanca.
Così il giudice Militello non è affatto convinta che i nuovi sistemi di controllo bastino ad arginare il meccanismo delle presenze lampo, finendo per costituire soltanto una "informatizzazione del precedente sistema". Tanto é vero che, malgrado il nuovo sistema, malgrado il fatto che non avesse firmato in prima convocazione, in almeno una seduta Piero Adamo è entrato e uscito dalla commissione in un minuto, appunto il tempo di firmare la presenza.
Fuori dagli stretti termini giuridici e dai ragionamenti sul perché sussistano le esigenze cautelari e si confermano configurati i reati contestati, il Giudice sostanzialmente oppone due spiegazioni: se é vero che quando si allontanavo dai lavori di commissione lo facevano per partecipare ai lavori di consiglio o per effettuare attività politica sempre all'interno del Municipio, i consiglieri potevano comunque scegliere di essere assenti e rinunciare così al gettone di presenza.
Non c'era esigenza di salvare le sedute di commissione con la presenza per salvaguardare il numero legale, poi, viste le previsioni normative sulla maggioranza valida.
Infine il Giudice Militello ribadisce che il sistema di controllo e l'operato dei controllori, che farebbe acqua da tutte le parti, meriterebbe una indagine più approfondita.
Alessandra Serio