Spese pazze all’Ars, condanna definitiva per De Luca

Cateno De Luca dovrà risarcire l’Ars per le “spese pazze” effettuate da deputato e capogruppo di Forza del Sud tra l’ottobre 2010 e il febbraio 2011. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna emessa dalla Corte dei Conti, mentre in sede penale era stato scagionato dall’accusa di peculato, nel 2017.
In realtà l’oggi sindaco di Messina ha già versato il risarcimento – circa 13 mila euro – nel 2017, dopo la sentenza di primo grado.

Secondo il giudice contabile De Luca avrebbe utilizzato la somma, parte del budget assegnato al gruppo all’Ars, per spese personali e diverse da quelle istituzionali: cene, soggiorni, regalìe di fine anno.

“Scontiamo una condanna della corte dei conti in assenza di una precisa regolamentazione che il parlamento siciliano si è dato solo nel 2012 – commenta De Luca – I fatti contestati risalgono al 2010 e riguardano alcune spese che per prassi tutti i gruppi parlamentari usavano fare in assenza di specifici divieti. Nel merito io sono stato condannato per aver acquistato delle agende con il simbolo del parlamento siciliano a seguito di una convenzione sottoscritta tra la segretaria Generale dello stesso parlamento con una nota azienda che realizza questi gadget. Le altre spese contestate riguardano le missioni da me effettuate come capigruppo in giro per la Sicilia regolarmente intestate al gruppo parlamentare. Nonostante in sede penale sono stato assolto perché il fatto non sussiste e sia l’unico capogruppo processato ed assolto ricevo la conferma di una condanna iniqua ma definitiva. Già avevo comunque provveduto a versare la somma di euro 13 mila ad aprile 2017 essendo quasi certo che la cassazione non avrebbe accolto il nostro ricorso”.

Secondo la difesa di De Luca, l’ex parlamentare regionale non andava condannato perché fino al 2013 non esisteva all’Ars l’obbligo di rendicontazione.