Coronavirus

Covid 19. S. Teresa, esplode la rabbia: “Basta, il 4 maggio apro il bar. Non arriverò all’elemosina”

S. TERESA – “Ho tanto sofferto e so di dover soffrire ancora. Ma non per colpa di un Governo incapace e impaurito”. Natale Luna è il titolare di un bar pasticceria adiacente la chiesa di Porto Salvo, alla periferia sud di S. Teresa. La saracinesca è abbassata da settimana a causa dell’emergenza coronavirus. “Basta – esordisce – sono sull’orlo del fallimento. Il 4 maggio riaprirò. Lo farò per i miei figli, per mia moglie. Per la mia dignità”. Natale è un fiume in piena: “L’ultima chiamata dalla banca l’ho ricevuta appena adesso, mi viene intimato di pagare l’energia elettrica, mentre il 18 aprile scorso ho avuto sottratto dal conto corrente della mia attività le tasse che riguardano i lavoratori dipendenti. Le sospensioni? Sono solo virtuali”. Lo sfogo ha fatto seguito agli annunci del presidente del Consiglio Conte sulla “fase 2”. La sua denuncia su facebook, affidata ad un video, è diventata virale. “Sono una misera partita Iva – chiosa Natale – ho un bar e da quattro anni mi sveglio ogni mattina alle 4, per chiudere alle 22, senza un giorno di riposo. Tutto ciò per consentire una vita normale ai miei figli. La mia attività è sana: pago i dipendenti, i contributi, ho tutto in regola. Pagavo addirittura l’affitto con un paio di mesi di anticipo. Adesso non ce la faccio più”. Non si dà pace, Natale. Ha chiamato i suoi “ragazzi” per pulire i locali e “giorno 4 riaprirò la mia attività. Non mi interessano i flash mob o la consegna virtuale e simbolica delle chiavi. La mia protesta sarà la riapertura. Io tra il bar e la mia casa pago di affitto 2mila e 600 euro d’affitto. Non ho intenzione di andare a chiedere l’elemosina. E’ quello che accadrebbe se aspettassi il primo giugno. Non aspetterò”. (Carmelo Caspanello)