Anche i bancari messinesi in protesta, non accadeva da oltre dieci anni

In città chiuse tutt le sedi centrali e moltissime filiali degli Isituti di credito, massiccia la partecipazione alla manifestazione nazionale dei bancari che hanno risposto con il 90% dell’adesione alla giornata di mobilitazione indetta dalle federazioni di categoria e i sindacati autonomi, Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl e Uilca Uil. A piazza Cairoli anche un presidio con volantinaggio per spiegare a tutti i cittadini perché la categoria dei bancari è tornata a protestare quasi dieci anni dopo dall’ultima volta.

L'agitazione arriva dopo la decisione dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, di disdire unilateralmente, con un anticipo di tre mesi e mezzo sui termini, il contratto collettivo nazionale dei bancari siglato il 19 gennaio 2012. Scelta motivata dal fatto che quella tipologia di contratto per l'Associazione bancaria è ormai troppo onerosa e con trattamenti non più sostenibili. A rispondere i sindacati che già in queste settimane hanno reclamato più attenzione verso questo settore e i suoi lavoratori anche da parte del Governo. La mobilitazione di oggi potrebbe essere solo l’inizio di una serie di proteste. L’obiettivo è far revocare all’Abi quel provvedimento che non solo penalizza economicamente i lavoratori ma che toglie anche qualsiasi tipo di tutela, minaccia di ridurre ulteriormente l’occupazione, chiudere filiali, precarizzare il lavoro prefigurando un modello di banca sempre più distante dai bisogni della clientela e dalle esigenze del territorio. Senza dimenticare che gli ultimi 10 anni a Messina, ricordano i sindacati di settore, nel settore bancario si sono persi centinaia di posti di lavoro e sia in città che in provincia sono stati chiusi numerosi sportelli con gravi disagi soprattutto per i residenti nei comuni più piccoli.La strada però al momento sembra tutta in salita.

Una protesta, ha spiegato la Fisac Cgil, che vuole accendere anche i riflettori sulle politiche che gli Istituti di credito sono ormai abituate ad adottare. Politiche aziendali che troppo spesso obbligano i lavoratori a dover a tutti i costi “piazzare” servizi e prodotti diversi, quasi alla stregua di venditori. In questo modo, ha spiegato il sindacato, si rischia di compromettere ed esasperare il rapporto tra clienti e operatori.
“La corale reazione dei bancari messinesi è l’inevitabile reazione alle gravissime scelte portate avanti dai massimi vertici delle banche – ha asserito Carmelo Chitè (Fisac/CGIL) – che invece dovrebbero riflettere sulla inadeguatezza e incapacità di costruire strategie e politiche a sostegno dell’economia e della ripresa”. 
 
“Non ci fermeremo e proseguiremo senza sosta la lotta per la difesa dei diritti dei bancari – ha proseguito Antonio Mangraviti (Fiba/CISL) – poiché lo Sciopero odierno è soltanto la prima tappa di un lungo percorso finalizzato, esclusivamente, alla tutela e alla salvaguardia delle conquiste dei lavoratori, oggi, pericolosamente sotto attacco”.
       
“Il vergognoso disegno dell’Abi è miseramente fallito – ha affermato Ivan Tripodi (Uilca/UIL). Le banche e i banchieri, minando gli elementari principi costituzionali, vorrebbero cancellare i diritti fondamentali dei lavoratori, come quella del Contratto collettivo, ma hanno trovato, anche a Messina, una ferma e inequivocabile risposta che lascia poco spazio alle loro puerili alchimie. Del resto, i banchieri sono personaggi che incassano emolumenti stratosferici e immorali, a fronte dei palesi fallimenti delle loro attività.”.

La crisi economica non risparmia dunque neanche le banche, o meglio i suoi lavoratori. Le proteste potrebbero anche continuare.

F.St.