L’intervento del Presidente dei giovani commercialisti Michele La Torre

I problemi finanziari del Comune di Messina, di cui tanto si discute in questi mesi, non sono tanto diversi da quelli di tanti Comuni d’Italia, in particolare del Mezzogiorno, che sono alle prese con manovre di riequilibrio e ipotesi di dissesto. Si stima infatti che la grave situazione finanziaria globale abbia gettato in rosso circa 25 comuni ogni anno in tutta Italia, e ovunque le motivazioni che hanno portato a questa situazione sono molteplici ma spesso ricorrenti. In particolare, la stretta è stata oltremodo causata da una serie di provvedimenti del governo nazionale, che hanno teso a contrarre la spesa pubblica locale: la riduzione di trasferimenti statali, l’introduzione dell’Imu, gli effetti sempre più stringenti del Patto di Stabilità. Ma la sensazione è che la massa degli amministratori pubblici non abbia saputo prevedere e prepararsi a misure che sono in discussione da anni.

Anche Messina (oltre a numerosi comuni in tutta la Sicilia) è stata in predicato di entrare in dissesto finanziario (con conseguente scioglimento degli organi elettivi e intervento della Corte dei Conti e commissario prefettizio), e le cause dei “buchi di bilancio” nel caso specifico sono sistemiche e formatesi negli anni passati, con comportamenti sbagliati ripetuti dalle varie amministrazioni.

Si possono così riepilogare le seguenti fattispecie causali: 1) Drastica diminuzione dei trasferimenti statali generata dall’applicazione del federalismo fiscale; 2) Vincoli stringenti imposti dal Patto di Stabilità; 3) mancata copertura dei costi di gestione dei servizi di trasporto pubblico, dei servizi di smaltimento dei rifiuti e dei servizi a domanda individuale, con gli introiti delle tariffe applicate al servizio; 4) Assunzioni clientelari e gestione miope ed inefficiente delle partecipate ATM, Messinambiente, Ato; 5) Inefficiente e clientelare gestione degli incassi derivanti dai tributi comunali propri (Imu ex Ici, Tarsu, Tosap, Oneri concessori urbanistici, servizio idrico, ecc.); 6) Illogica e inefficiente gestione del Patrimonio comunale, per mancata e inefficiente valorizzazione e manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare, pagamento a terzi di esosi canoni per fitti passivi, mancata riscossione dei fitti attivi; 7) Inefficiente e clientelare gestione del Contenzioso Legale; 8) Inefficiente/clientelare gestione del Personale comunale, mancanza di organigramma efficiente e incentivante; 9) Mancata creazione di un’efficiente Anagrafe Tributaria del Comune, mancata partecipazione al contrasto all’evasione delle imposte statali e conseguente mancata riscossione delle quote di compartecipazione comunale; 10) Mancata/inefficiente gestione della qualità della Spesa sostenuta (spending review) per erogare i Servizi all’utenza.

Entrando negli aspetti tecnici, i bilanci hanno sempre avuto annosi e ripetuti problemi, mai risolti e mai tenuti in debita considerazione dagli amministratori locali: Eliminazione del controllo di legittimità degli atti amministrativi; Errata/anomala/colpevole gestione degli “Avanzi di amministrazione” utilizzati per il pagamento di “Anticipazioni di Tesoreria”; Mancata/anomala analisi e revisione dei “Residui attivi e passivi” di amministrazione.

A seguito delle dimissioni del sindaco Buzzanca, si è insediato il commissario Croce con l’arduo compito di gestire questo periodo di vacatio politica fino alle prossime elezioni amministrative, e trovatosi di fronte ad una situazione finanziaria gravissima, si è messo subito all’opera per cercare di salvare il possibile.

Ma la ricetta di Croce & Co. recentemente approvata dal consiglio comunale per scongiurare il default finanziario del Comune di Messina, rischia di diventare una cura da cavallo troppo forte da sostenere per un malato cronico già grave. Il Comune di Messina come detto era ad un passo dal dichiarare il dissesto finanziario, ed un modesto dibattito è seguito in città all’opportunità di dichiararlo, oppure dal trovare una soluzione alternativa. Al di là della conseguenze politiche che ne sarebbero derivate in caso di default (ineleggibilità dei vecchi amministratori comunali), ci si sofferma sulle scelte tecniche e sulle azioni messe in atto da Croce e dai suoi consulenti per evitare il crack del bilancio comunale mediante l’adesione al fondo di rotazione istituito dal Governo (decreto 174/2012) con l’approvazione del Piano di Riequilibrio Pluriennale, previsto dalla stessa legge, che impone una serie di restrizioni, di sacrifici e di imposizioni ai cittadini messinesi. L’adesione al fondo “Salva-Comuni” (se il Ministero riterrà idoneo e corretto il Piano di Riequilibrio), permetterebbe alla città di Messina di ottenere dal Ministero centrale un prestito di circa 50mln di euro, a cui si potrebbero aggiungere circa 40mln di euro da parte della Regione Siciliana, promessi dal presidente Crocetta.

Entrando nel dettaglio del P.R.P, nove punti fondamentali, per 438 mln di euro di budget di rientro nell’arco di dieci anni, che se rispettati dovrebbero permettere al Comune di Messina di non essere più considerato un ente strutturalmente deficitario, e dunque “in salute”.

AUMENTO DI TRIBUTI E TARIFFE

L’aumento delle tariffe dell’erogazione del servizio idrico ai cittadini è la voce più rilevante: con un contratto di servizio che dovrebbe imporre alla società Amam di trasferire 15mln di euro l’anno al Comune di Messina (ma che contestualmente la autorizza ad aumentare le tariffe da un minimo del 30% ad un massimo del 50%), si possono generare per l’ente comunale maggiori introiti per circa 150 Mln/euro nel decennio.

Le aliquote IMU a carico dei cittadini (compresa la prima casa) verranno mantenute al massimo per almeno 5 anni, e dovrebbero generare maggiori risorse per 21,3Mln/euro (2013-2017).

La nuova tassa TARES (in sostituzione della vecchia Tarsu), imporrà maggiori costi per i cittadini per circa il 30% in più rispetto alle attuali tariffe, e nel piano decennale dovrebbe generare maggiori introiti per 94,8 Mln/euro nei prossimi dieci anni.

Sempre sul fronte delle imposizioni a carico dei cittadini (tributi e tasse) si segnala il maggior incremento di tariffe, previsto sui Servizi a domanda Individuale (asili nido –impianti sportivi-refezione scolastica – mercati-trasporto alunni – spettacoli-assistenza), che dovrebbero aumentare di circa il 300% in più rispetto ai costi attualmente sostenuti dagli utenti: in questo caso il Comune dovrebbe incassare 35,6mln/euro in dieci anni (in più rispetto a quanto incassa finora !).

RIDUZIONE DEI COSTI E ALTRI INTROITI

Passando alla riduzione dei costi (c.d. “spending review”), il piano prevede: la riduzione del Personale (per pensionamento e blocco delle assunzioni nell’ente), che dovrebbe generare risparmi nel decennio per circa 25,5 Mln/euro; la riduzione dei fitti passivi pagati dal Comune per un risparmio decennale di circa 1,15 Mln/euro; la riduzione (obbligatoria) nell’erogazione dei Servizi attualmente erogati ai cittadini, che si tradurrebbe in (risparmi) 58,4 Mln/euro in 10 anni; la riduzione del costo dell’Indebitamento per Mutui passivi, che dovrebbe portare a minori rate (per capitale e interessi) per circa 12,7 Mln/euro; infine, da un nuovo piano di vendita degli immobili comunali, si prevede in dieci anni di introitare altri 44 Mln/euro. Verrebbe da dire che è stato fatto un buon lavoro, e che Croce ed i suoi consulenti hanno salvato il Comune, e dunque per questo bisogna ringraziarli. Ma la Corte dei Conti ed il Ministero hanno preteso ancora dei chiarimenti, a cui presto bisognerà dare delle risposte concrete.

A questo punto la domanda, anzi le domande che bisogna porsi adesso, ancor più in prossimità delle elezioni amministrative, sono tante. In particolare: Riusciranno i cittadini messinesi e le loro tasche a sopravvivere a questa cura “lacrime e sangue” ? E’ una cura adeguata alla già asfittica situazione economica della città ? Come può una cura del genere essere sostenuta da un malato grave, essendo che la crisi finanziaria non ha tenuto indenne la città di Messina dalla perdita di posti di lavoro e dalla diminuzione del reddito e dunque del potere d’acquisto per i cittadini? E soprattutto: Se il piano nulla prevede per incentivare la crescita economica, lo sviluppo, la nuova occupazione, come si può pensare che il piano pluriennale approvato regga ? Insomma, questo piano di “pura previsione”, sarà poi effettivamente realizzato e rispettato ? E se non saranno raggiunti gli obiettivi prefissati dal P.R.P., a cosa andranno incontro il Comune ed i suoi cittadini?

E sul piano politico, i candidati alla prossima tornata elettorale locale, quali risposte concrete e realizzabili stanno proponendo alla città ? Hanno la consapevolezza questi candidati amministratori che la nostra città non sarà amministrata da un commissario, ma che essendo commissariata nei numeri le leve dell’azione politica saranno ridotte quasi ad una mera amministrazione controllata ? E quali potrebbero essere eventuali altre leve su cui agire per far ripartire l’economia, lo sviluppo e l’occupazione, per non relegare la città ad una condizione di marginalità economico-sociale sempre maggiore ? In conclusione, si può affermare che il federalismo, fino adesso, ha provocato solo danni, dovuti principalmente ad una classe dirigente politica a livello locale mediamente non all’altezza. La riduzione dei trasferimenti statali implicita nella maggiore autonomia decisionale e impositiva non è stata colta dagli amministratori locali, che anzi hanno preferito “nascondere” i reali conti e far vivere al di sopra delle loro possibilità i cittadini, evitando la scomoda raccolta di risorse tributarie dirette sul territorio. Ma questi tempi sono ormai destinati a finire.

In tutti i comuni indebitati, dalle Alpi alla Sicilia, ci si aspetta senso di responsabilità, competenza, serietà e professionalità, nonché gran senso pratico, per cercare di contemperare le varie esigenze della collettività e dare una prospettiva concreta di futuro al nostro paese. E’ auspicabile un vero rinnovamento della classe dirigente degli enti territoriali locali, che sia consapevole dello stato dei conti dei Comuni, così si potrebbe avere un punto fermo da cui ripartire per costruire un diverso approccio culturale alla gestione della cosa pubblica, in presenza di regole più serie e sempre più stringenti.

Michele La Torre – Presidente Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Messina