Il consuntivo 2014 e le dichiarazioni poco profetiche di Signorino in Aula. Il dissesto è quasi realtà?

«La gestione amministrativa del 2014 raggiunge importanti risultati di consolidamento del percorso di risanamento finanziario dell’ente e consente di affrontare il presente in maniera gestibile e sostenibile, pur tra vincoli e complessità». Con queste dichiarazioni, rilevatesi nelle ultime ore poco profetiche, l’assessore al bilancio e vice-sindaco Guido Signorino, iniziava il 29 dicembre la sua illustrazione in Consiglio comunale dei contenuti del bilancio consuntivo 2014.

Tuttavia proprio quel rendiconto è oggetto delle recenti osservazioni da parte della Corte dei Conti, che non si è limitata ad accendere il semaforo rosso sull’ ultimo bilancio approvato dal Comune di Messina ma ha lasciato ai posteri una sorta di testamento, con cui prima o poi gli amministratori di Palazzo Zanca dovranno fare i conti : la crisi del Comune è irreversibile (vedi articolo a parte).

Irreversibile, vale adire che he non si può invertire, e quindi non ammette correzioni e aggiustamenti ma solo una presa d’atto e le inevitabili conseguenze.

Eppure, dopo la durissima nota della magistratura contabile ,a Palazzo Zanca non si è registrata alcuna reazione ufficiale. Anzi, quasi come l’ennesimo richiamo della Corte dei conti non esistesse, sindaco e giunta hanno indetto per domani una conferenza stampa «per dare informazioni sul percorso che è stato seguito per giungere all’approvazione delle delibere» approvate nell’ultima seduta di giunta, tra cui ci sono il bilancio di previsione 2015-2017, il riaccertamento straordinario dei residui, l’affidamento del servizio di gestione del ciclo integrato dei rifiuti alla società in house providing AMAM spa. Nel comunicato inviato in redazione neanche un cenno alla relazione firmata dal magistrato istruttore Gioacchino Alessandro, che – di fatto- mette il Comune di Messina davanti allo specchio e nitida come non mai appare l’immagine del default.

Il futuro dell’ente potrebbe essere già deciso il 13 aprile, quando la Sezione di controllo si riunirà per pronunciarsi con una deliberazione, che –viste le premesse – potrebbe definitivamente ed inesorabilmente mettere con le spalle al muro Palazzo Zanca, così come avvenne nel novembre del 2012. In quell’occasione i magistrati contabili recapitarono all’ente , ai tempi guidato dal commissario straordinario Luigi Croce, la deliberazione n.355, con cui si concedevano 30 giorni di tempo per attuare le necessarie misure correttive finalizzate a superare «i gravi ed evidenti squilibri strutturali di bilancio suscettibili di provocare il dissesto dell’ente, che impongono di attivare senza indugio la procedura prevista dall’art. 6, comma 2, del decreto 6 settembre 2011, n. 149».

Il Comune scampò all’ultimatum della Corte dei conti grazie al famoso decreto 174/2012, meglio conosciuto come “salva- comuni”, con il quale il Governo decise di lanciare un’ancora di salvezza agli enti in pre-dissesto per scongiurarne il fallimento. Dopo tre anni e mezzo, tre diverse versioni del piano di riequilibrio e varie rimodulazioni, fatte o ancora da fare, il Comune di Messina continua la sua lenta agonia, che – a detta dei magistrati contabili – sta soprattutto impedendo la par condicio creditorum. Il Piano di riequilibrio è ancora al vaglio del Ministero, che lo tiene a "bagnomaria" da oltre un anno, nonostante la persistente inerzia dell’amministrazione Accorinti, che non ha ancora apportato alla manovra finanziaria le ultime modifiche sollecitate da Roma ad ottobre scorso.

Nell’adunanza del 13 aprile, potrebbe giocare un brutto scherzo all’amministrazione il mancato rispetto dei parametri deficitarietà, in virtù del quale il Comune richia di essere considerato dalla Corte dei conti un ente strutturalmente deficitario e come tale impossibilitato ad accedere alla procedura di riequilibrio. A quel punto il dissesto sarebbe inevitabile.

L’amministrazione Accorinti avrà dieci giorni di tempo per presentare una memoria difensiva capace di smontare “l’impianto accusatorio” della magistratura contabile. Se non dovesse riuscirci, il default sarà l’unica soluzione possibile alla irreversibilità della crisi finanziaria certificata dalla Corte dei conti.

Danila La Torre