Alluvione del settembre 1998: una condanna e tre assoluzioni per la morte della famiglia Carità e del cingalese Fernando

Si è concluso con una condanna e tre assoluzioni il processo d’appello per l’alluvione del 27 settembre 1998 nella quale trovarono la morte quattro persone.

I giudici hanno confermato la condanna a sei mesi di reclusione per l’allora ingegnere capo del Genio Civile, Rosario Navarra Tramontana che doveva rispondere di omissione d’atti d’ufficio ed omicidio colposo. Assoluzione per l’architetto Carmelo Pantè, nel 1998 dirigente della Provincia, al quale in primo grado erano stati inflitti cinque mesi di reclusione. I giudici d’appello hanno confermato l’assoluzione per l’allora ingegnere capo del Comune Rosario Guarniere, riconoscendogli però la responsabilità civile, e per il funzionario di Palazzo Zanca, Beatrice Torre. Guarniere doveva rispondere di inondazione colposa, omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo, la Torre di omicidio colposo. Guarniere è stato condannato solo al risarcimento perché l’appello nei suoi confronti era stato proposto dalla parte civile e non dalla Procura. Il pg Melchiorre Briguglio aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.

Nell’alluvione del 27 settembre 1998, che colpì in particolare la zona nord della città, persero la vita tre membri della famiglia Carità, marito, moglie e la figlia. La loro auto all’Annunziata fu investita da un fiume di fango e trascinata nel greto del torrente dove poi fu ritrovata. I corpi invece finirono a mare e, trascinati dalla corrente, vennero recuperati nei giorni successivi. Lungo la strada che conduce in contrada Marotta, invece, fu l’auto del cingalese Simone Fernando ad essere travolta dalla piena del torrente Pace. Il giovane asiatico lasciò la moglie e la piccola Ishara. Il suo corpo non fu mai ritrovato.