La Fiera accoglie, in due padiglioni, la tradizione siciliana

Una fiera che intende ditinguersi quella di quest’anno, come un’evento capace di riaffermare il gusto dell’antica tradizione .

Il taglio del nastro tricolore, avvenuto ieri sera, ha affermato che di nazionale quest’anno non manca proprio nulla. Notevole infatti la diminuzione, all’interno dei padiglioni, di venditori provenienti da svariate parti del mondo. Un calo che ha favorito il made in Italy e, perché no, la rivalutazione delle tradizioni. A testimoniarlo i due spazi, voluti dall’organizzazione dell’ente Fiera, dedicati alla storia del teatro Vittorio Emanuele e all’antica tradizione dell’opera dei pupi.

Il padiglione 7A diviene infatti, come affermato dallo storico di Messina Nino Principato, una sorta di museo in cui ripercorrere la storia dell’antico teatro intitolato alla regina Elisabetta (questo il nome del Vittorio prima del terremoto).

“Documenti, fotografie, stendardi, scenografie e costumi del teatro rappresentano – spiega Gigi Casagrande, responsabile alle pubbliche relazioni dell’ente teatro – uno spaccato della nostra storia, ma anche una traccia tangibile del lavoro delle nostre maestranze e delle nostre produzioni-.

Al termine dello spettacolo “Le avventure di Mainetto e Saragozza- di Giannetto e Cortese, il puparo Tommaso Giannetto commenta: “Sono stato invitato qui – spiega – dall’organizzazione per riportare la sicilianità. Alle 20.30 di ogni sera Michele Ferrante e io ci cimenteremo nella rappresentazione dell’opera dei pupi-.

Che affluenza avete registrato questa sera?

“Devo riconoscere – afferma con stupore – che, trattandosi della serata inaugurale e della presenza di Zarrillo, non speravo in un pubblico così numeroso. Eppure, ho avuto la conferma che la gente desidera coltivare le proprie radici-.