Operazione Rinascita: la Polizia cancella il clan dei Bontempo Scavo

Con l’operazione Rinascita la Polizia di Stato ha -cancellato- il clan dei Bontempo Scavo. Venti le ordinanze emesse dal gip Alfredo Sicuro su richiesta del sostituto Rosa Raffa, che sono state eseguite all’alba di oggi nei confronti di presunti affiliati alla cosca oricense. Le accuse sono di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione Rinascita, così battezzata perché è riuscita a cristallizzare l’avvento delle nuove leve del clan mafioso dei Bontempo Scavo, riguarda reati commessi sul territorio di Tortorici e dintorni nel periodo tra dicembre 2006 e giugno 2008. Le indagini, andate avanti per oltre un anno e coordinate dalla Procura distrettuale, hanno fatto luce sui legami di affiliazione della cosca Bontempo Scavo alla Cupola palermitana e evidenziato le alleanze di collaborazione operativa del clan con cosche mafiose brontesi legate a Cosa Nostra di Catania.

Cinquantasette in tutto gli indagati che secondo gli inquirenti davano vita ad una struttura organizzativa di tipo piramidale. Le indagini hanno permesso agli inquirenti di tracciare i legami che vedevano gemellati in diversi affari criminali, gli affiliati dei Bontempo Scavo con la famiglia palermitana degli Aglieri-Rinella e con i catanesi dei Santapaola.

La cosca oricense era rinata dalle sue ceneri come la fenice, riuscendo a risollevarsi dai duri colpi inferti alle cosche dei Nebrodi dalle varie operazioni condotte su quel territorio. Grazie alle intercettazioni ambientali sono emersi decine di casi di estorsione e danneggiamento ai danni di imprenditori della provincia di Messina. Soprattutto imprenditori edili a cui i taglieggiatori imponevano la cessione al clan del 2% dell’intero importo dei lavori aggiudicati. Se si rifiutavano cominciavano gli atti intimidatori. Dal semplice ritrovamento di bottiglie incendiarie, all’incendio di macchinari o la sottrazione di strumenti indispensabili all’attività cantieristica. I soldi provento delle estorsioni venivano ripartiti tra i capi storici della cosca, tra i quali molti detenuti al regime di carcere duro.

In manette sono finiti Cesare, Vincenzo, Sebastiano, Rosario e Carmelo Bontempo Scavo, rispettivamente 44,49,56,38 e 34 anni, Antonino Foraci,44 anni Massimo e Calogero Rocchetta, 33 e 37 anni, Roberto e Calogero Marino Gambazza, 35 e 27 anni, Alfio Cammareri, 35anni, Pietro Condipodero Marchetta, 54 anni, Michele e Tindaro Siragusano, 33 e 39 anni, Giuseppe Sinagra, 31 anni, e Salvatore Giglia, 40 anni Francesco Aliano, 28 anni, Roberto Mazzara, 53 anni, Ernesto Pindo, 57 anni.

Si è reso irreperibile Signorino Conti Taguali.