Precari: stabilizzazione nella Sanità ma non nella pubblica Amministrazione. Il paradosso siciliano

«Adeguare tutti i contratti dei lavoratori a 24 ore settimanali, e subito dopo applicare anche in Sicilia la Finanziaria nazionale, che detta chiare linee di stabilizzazione.» Questo, in sintesi, il contenuto della lettera inviata ieri dal dirigente aziendale della Uil Fpl Gaetano Giordano all’assessore regionale al Lavoro Carmelo Incardona (nella foto) e al sindaco Giuseppe Buzzanca.

Sono 304 i lavoratori precari del Comune di Messina, e chiedono il contratto a 36 ore ed a tempo indeterminato. Una richiesta legittima, visto che la stabilizzazione è prevista in Finanziaria fin dal 2006. Il problema, però, è che la Regione Sicilia non ha recepito le Finanziarie statali, per cui, a detta dell’Assessorato regionale degli Enti Locali, la stabilizzazione del personale precario titolare di un contratto a tempo determinato (pur prevista dalle leggi finanziarie nazionali del 27/12/06 e del 24/12/07) non è applicabile in Sicilia in quanto la relativa normativa non è stata recepita con legge regionale.

Proprio mentre l’Assessorato regionale alla Sanità ha recentemente definito con Cgil, Cisl e Uil un protocollo d’intesa, recepito dal Governo regionale, che consentirà di stabilizzare i precari della Sanità con l’inserimento negli organici delle ASL, degli Enti Ospedalieri e dei Policlinici.

Come se non bastasse, infine, tra gli stessi precari della PA ci sono disparità: 193 di essi (ex art. 23), infatti, sono ancora con un contratto a 18 ore settimanali.

Nella storia infinita dei precari perenni, siciliani e messinesi, i guasti e le scelte discutibili sono stati tanti. Adesso gli strumenti per la stabilizzazione vera ci sono tutti, ma forse manca la volontà di fare a meno di questo bacino di cittadini facilmente ricattabili.