Renzi: “Il Pd che vogliamo non è quello della Formazione che fa le fortune dei deputati”

“Vi dico qual è il Pd che non vogliamo. Non vogliamo il Pd che nella Sicilia dei corsi di formazione fa le fortune di alcuni deputati con i soldi delle casse pubbliche. Non lo consentiremo mai più”. Dal palco della Leopolda Matteo Renzi manda un segnale chiarissimo alla Sicilia, l’isola che alle primarie del 2012 ha consegnato una marea di voti a Bersani ma che si appresta a capovolgere quel risultato. Il messaggio è: il Pd che vogliamo cambia pagina. Ed il riferimento al Pd di Francantonio Genovese è anche un messaggio per i renziani della prima ora che temevano incursioni di massa a scapito di battaglie intraprese negli anni scorsi. Genovese non ha ancora sciolto le riserve sul candidato da sostenere, ma dalle parole di Renzi è chiaro che, al di là della decisione, le premesse saranno queste. “Non è questo il Pd che vogliamo”. E il Partito democratico siciliano che il sindaco di Firenze immagina non è neanche quello del neo segretario provinciale di Enna, eletto sabato, Vladimiro Crisafulli. Ad innescare la miccia erano state le parole di Pierfrancesco Diliberto, a Firenze con la delegazione siciliana, che ha tuonato dal palco: “Epifani, che aspetti a cacciare Crisafulli? I carabinieri lo hanno sorpreso parlare al telefono con i mafiosi. Ricordatevi che il Pd è quello di Pio La Torre”. L’interessato ha replicato sostenendo che i renziani si erano rivolti anche a lui affinchè portasse voti al loro candidato, ma Renzi, nell’indicare il percorso da seguire ha ribadito “Il Pd che vogliamo non è quello di Crisafulli”.

La delegazione siciliana non era presente in massa, perché gran parte dei rappresentanti era impegnata con i Congressi provinciali, i renziani messinesi erano rappresentati da Alessandro Russo, che per il terzo anno consecutivo è tornato alla Leopolda, “Per noi è stato importante avere ascoltato quelle parole da Renzi a proposito della formazione- spiega- perché nelle ultime settimane si erano diffuse voci che non ci sono piaciute, invece lui ha fatto sua la nostra battaglia, senza mezzi termini ed ambiguità. Nonostante tutto Renzi continua ad avere una carica innovativa indispensabile per cambiare il partito. Certo abbiamo perso un anno nel frattempo, abbiamo anche perso le elezioni e governiamo con Berlusconi….e questo deve farci riflettere pensando alla Leopolda di un anno fa”.

Mentre Russo era a Firenze, in città ed in provincia si sono svolti i Congressi nei circoli, che continueranno fino al 31 ottobre, dal momento che Messina, commissariata, ha ottenuto una piccola proroga sulle date. Il 4 novembre ci sarà l’Assemblea che sancirà ufficialmente l’elezione di Basilio Ridolfo alla segreteria provinciale. Mentre in diverse zone dell’isola è scoppiata la polemica sul tesseramento, il fatto che a Messina ci sia un’unica candidatura frutto di un accordo (sia pure ampiamente contestato) ha fatto sì che non sia necessaria la “corsa al tesserato” e quindi i rischi di “gonfiare” i numeri sono al minimo. L’intesa sul nome del candidato genovesiano comporta infatti che i posti siano suddivisi con questa percentuale: 51% al gruppo Genovese e 49% da dividere tra gli altri gruppi che hanno firmato (quindi Panarello, Beninati, La Monica, Laccoto, Intelisano per le rispettive aree). Anche queste percentuali, che di fatto non modificano più di tanto la situazione precedente hanno fatto scatenare le reazioni dei renziani della prima ora, che comunque ormai guardano alle prossime tappe congressuali, con l’Assemblea nazionale in testa.

Intanto sulla situazione attuale del Pd a Messina si registra una lettera che Domenico Siracusano ha inviato a tutti i vertici, locali, regionali e nazionali, nonché ai candidati alle primarie.

“In Provincia di Messina, dove la crisi politica, economica e morale raggiunge livelli ancora più critici ci accingiamo a vivere i congressi di circoli e, quindi, l’elezione del Segretario Provinciale in un clima che non sta rispettando le attese di rinnovamento e ricostruzione- si legge- Era stato garantito che, con il nuovo congresso si sarebbe posto rimedio alle storture che negli anni si erano realizzate in contrasto alla Statuto Nazionale e Regionale, con l’avallo dei deputati regionali e nazionali della nostra provincia. Oltre sessanta circoli nel capoluogo e due o più circoli in comuni piccoli e piccolissimi. La Commissione Regionale per il Congresso ha deliberato di ridurre a dieci i circoli nel capoluogo e di unificare i circoli nei comuni della provincia. Nulla di tutto questo è stato realizzato. Nella quasi totalità dei Comuni della Provincia rimangono più circoli per Comune mentre nel capoluogo i 60 circoli sono stati accorpati senza alcuna logica territoriale e anche a cavallo tra una circoscrizione e l’altra. Così il Pd in Provincia di Messina vive di vita propria fuori dalle regole dello Statuto Nazionale e Regionale. Su queste basi il nostro Congresso rappresenta una ennesima occasione mancata: una sconfitta per un partito chiuso in se stesso”.

Rosaria Brancato