Messina, come ti cremo la nonna…a sua insaputa

E' curiosa la vicenda trattata oggi dal Giudice per l'udienza preliminare di Messina, Maria Militello che ha rinviato a giudizio una coppia di pensionati di Ganzirri, accusati di abuso di incapace e falso.

I due in sostanza avrebbero prodotto tutta una serie di documenti falsi per far risultare che una nonna, defunta oltre 40 anni addietro, aveva dato il consenso alla cremazione dei propri resti per lasciare spazio nella tomba e consentire l'allargamento del tumulo nel cimitero di Torre Faro a favore di figlio e nuora, appunto la coppia imputata oggi.

In realtà non soltanto la nonna non aveva mai dichiarato alcunché, ma per ottenere l'allargamento del tumulo Nicola e Giuseppa, questo il nome dei coniugi accusati, avrebbero approfittato dello stato di deficit cognitivo di una nipote, affetta da una malattia incurabile.

Per la coppia, 57 anni lui e 60 lei, i processo comincerà il prossimo 11 maggio. A difenderli ci sarà l'avvocato Carlo Autru, mentre gli altri eredi sono assistiti dall'avvocato Fabrizio Alessi.

E' stata proprio la querela presentata da quest'ultimo a far emergere la storia. E' a lui infatti che si sono rivolti la nuora della defunta, nata nel 1899 e morta nel 1971, e i tre figli di questa, una dei quali appunto non in pieno possesso delle sue capacità, quando si sono accorti dell'allargamento abusivo della tomba della loro cara e della rimozione dei suoi resti.

Come ricostruito dalle indagini, il figlio della defunta e la moglie hanno prodotto un'attestazione apparentemente sottoscritta dalla nipote in difficolà, dove quest'ultima dichiarava di aver appreso dalla nonna della volontà di essere cremata per lasciare il posto al figlio. A corredo della falsa dichiarazione c'era anche un falso albero genealogico dove invece i due nipoti "sani" non compaiono, documento che ha consentito loro di dichiararsi come "a maggioranza degli eredi".

Un'altra curiosa attestazione falsa riguarda poi la sostanza della volontà che avrebbe espresso a suo tempo la nonnina defunta, la quale avrebbe detto alla nipote invalida che voleva essere cremata con la dispersionen dei suoi resti perché così avrebbe "raggiunto il marito disperso in guerra".

Peccato che, certificati alla mano, il marito non soltanto non era morto in guerra, tanto meno disperso ma, reduce dall'ultimo conflitto mondiale, aveva vissuto fino all'ultimo dei suoi giorni con moglie e figli, a Ganzirri, ed era stato poi seppellito nello stesso villaggio.

Alessandra Serio