A Reggio un barcone con 226 migranti, a Catania fuga dal centro di accoglienza

Erano le 21.00 di ieri sera quando, nel porto di Reggio Calabria, le motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto hanno accompagnato un motopeschereccio con a bordo 226 migranti.

Tutti siriani, 102 uomini, 45 donne e 79 bambini, che sono stati poi trasferiti nella palestra comunale di Pellaro (allestita per far fronte all’immediata emergenza).

Dalle prime testimonianze, sembra che il folto gruppo stia bene, senza particolari gravità di salute.

La Prefettura di Reggio Calabria sta quindi lavorando, in sinergia con le altre forze dell’ordine e di volontari, per accogliere e sistemare al meglio i nuovi ospiti.

E’ un’Italia, quella degli ultimi giorni, che sta dando il massimo.

Il sovraffollamento dei Centri di Accoglienza e Primo Soccorso, come Lampedusa, Pozzallo o Mineo, ha spinto Il Ministero degli Interni a chiedere ai suoi organi decentrati di attivarsi per mettere a disposizione strutture e luoghi di accoglienza.

Messina l’ha fatto, ospitando da quattro giorni al PalaNebiolo i 51 migranti, per la maggior parte provenienti dall’Eritrea.

L’ha fatto anche la vicina Catania che si era adoperata mettendo a disposizione il proprio Palaspedini, impianto sportivo nel rione Cibali, ed accogliendo 265 migranti, per la maggior parte siriani.

Ma è una storia, quella di Catania, che si è conclusa in maniera diversa, con una sorta di fuga degli stessi ospiti verso sconosciute destinazioni del Nord. Ieri mattina, infatti, le intere famiglie che fino al giorno prima avevano affollato l’impianto sportivo, hanno preso d’assalto i cancelli della struttura avviandosi per lo più verso la stazione ferroviaria.

Un esodo, insomma, quasi che il loro intento fosse ancora sottolineare che la Sicilia, per loro, è solo una tappa temporanea, da lasciare al più presto.

Una cosa è certa. Tra i 226 migranti che sono giunti a Reggio ed i quasi 250 che sono scappati da Catania, rimane sempre quel numero troppo alto di uomini, donne e bambini che, nella traversata del Canale di Sicilia, ha lasciato sogni, speranze e vita.

336 è il numero fino ad ora accertato. Un bilancio che, con tutta probabilità, è destinato a salire di ora in ora.

Quelli che riescono a sopravvivere, mettono piede sulla terra ferma senza più avere nulla. I bambini sbarcano orfani e piangono in cerca di madri e fratelli.

Non trovano i loro genitori, ma accade che trovano dei militari e accade che questi militari si inventino baby sitter pur di strappar loro un sorriso, pur di alleviare apparentemente una sofferenza che li seguirà per tutta la vita.

Veronica Crocitti

@VCrocitti