La nuova pianta organica dei punti nascita approvata dalla Regione ha acceso il dibattito in città. Secondo le disposizioni dell’Assessorato alla Salute, i due centri nascita di Papardo e Piemonte dovranno essere accorpati con il trasferimento del polo materno dall’ospedale della zona nord a quello del centro città. Un’ipotesi che ha già visto scendere in campo la Fp Cgil e che oggi ha riunito nella sala ovale di Palazzo Zanca i consigli di V e VI Circoscrizione che dicono categoricamente no alla chiusura del punto nascita dell’ospedale Papardo. Una popolazione di circa 90mila persone andrebbe a perdere un servizio fondamentale, in pratica in questo modo dal viale Europa fino a Rodia, considerando solo i confini comunali, migliaia di messinesi non avrebbero a disposizione un ospedale in cui andare a partorire.
“Non possiamo neanche parlare di scippo perché tutto è avvenuto nel massimo silenzio, piuttosto ci troviamo di fronte ad un vero e proprio furto con destrezza” ha commentato amaramente il presidente del V Quartiere Santino Morabito, facendosi portavoce di migliaia di abitanti della zona nord insieme al collega Orazio Laganà, presidente del VI.
Un coro di no che ha visto in prima linea anche la Presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, insieme ai vice Nino Interdonato e Nicola Crisafi, e numerosi consiglieri di centro-destra e centro-sinistra, tanto che per essere presenti la presidente della IX commissione Mariella Perrone ha deciso di sospendere la seduta e sposare la battaglia partita dai quartieri.
A snocciolare alcuni dati utili c’erano anche dei medici. Per il neonatologo Guglielmo Catalioto questo provvedimento regionale è senza logica per diversi motivi. Innanzitutto perché secondo quanto stabilisce lo stesso provvedimento, il percorso nascita deve essere assicurato anche sulla base delle caratteristiche della popolazione di riferimento. Dunque, se è vero che il Polo materno-infantile di II libello del Policlinico è in grado di assicurare assistenza a gestanti e neonati della zona centro-sud, è anche vero che un secondo presidio al Papardo garantirebbe uguale assistenza nel zona nord. Poi ci sono i requisiti che la struttura deve avere per essere considerata di II livello. Nella stessa struttura del punto nascita devono essere offerte discipline specialistiche in numero e con intensità di cura più elevata con possibilità di attivare h24 consulenze e interventi di cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia ricostruttiva, oculistica, valutazione emodinamica, broncospia e di usufruire h24 del servizio emotrasfusionale diagnostica per immagini, senza dimenticare anche l’eliporto e la centrale operativa del 118: condizioni che sono tutte presenti al Papardo ma non al Piemonte. Realizzare il Polo al Piemonte significherebbe invece dover trasferire, per questioni di spazio, le unità operative di cardiologia, ortopedia, chirurgia, necessarie a far fronte alle emergenze che si presentano al pronto soccorso. Piuttosto il Piemonte dovrebbe essere potenziato come struttura per gli interventi di emergenza urgenza, ha ribadito il dottor Catalioto, trovando l’assoluto appoggio della sala Ovale di Palazzo Zanca.
Il consiglio comunale farà la sua parte e chiederà la presenza in aula dell’assessore alla Sanità Lucia Borsellino. Si chiederà anche all’amministrazione comunale di esprimere la sua posizione e sposare la battaglia. Nel frattempo è stata avviata anche una raccolta firme che tutti i cittadini possono sottoscrivere. Per partecipare e contribuire a dire no al trasferimento del punto nascita del Papardo al Piemonte basterà recarsi nelle sedi di V e VI circoscrizione o direttamente al Papardo.
Francesca Stornante