Carbone attacca Genovese: “Vuoi continuare ad esercitare il tuo potere per muovere i fili della città”

Ho sempre creduto nella politica come servizio. Ecco perché condanno senza se e senza ma chi si serve di questa nobile arte per fare carriera. Per crearsi un impero di potere e di consenso fine a se stesso e non per il bene della comunità che si ha il dovere di rappresentare.
La parabola di Francantonio Genovese non si è consumata due anni fa alla camera. Il giudizio sull’uomo può darlo , in ultima lettura, solo la magistratura. Ma il giudizio sul politico , quello si – permettemei di dirlo- oggi posso esprimerlo anch’io. Il pd non è un tram su cui salire o scendere a proprio piacimento. Il pd è un partito che ha al suo interno regole chiare e precise. Che si compone di un codice etico che merita di essere osservato da chi decide di iscriversi tra le sue fila. Un codice che va rispettato ancor di più quanto più è alta la carica elettiva e rappresentativa che si ricopre. Una responsabilità enorme che investe tutti noi dirigenti. Noi che prima di far pronunciare il partito sul nostro “presunto” operato dovremmo avere la forza e il coraggio di fare un passo indietro. Un passo per spazzare via , il più lontano possibile, quella notte buia di Hegel che vuole tutte le vacche nere, uguali. Un’oscurità in cui non c’è più né bene e né male, dove muoversi vuol dire brancoolare attendendo una luce che chissà se arriverà mai. A noi dirigenti del Pd, dicevo, il compito di allontare questa immagine. Non siamo tutti uguali, né i politici e né i partiti. E quel passo indietro, quel restare ai margini in un momernto buio, in un momento difficile per tutti non solo per Genovese, sarebbe stato doveroso – nel più totale garantismo- a non creare alibi e chiacchiere inutili.
Ma evidentemente non era questo il caso di Genovese. E il passaggio a Forza Italia lo ha dimostrato. Non importa in quale partito. Sotto quali valori e abbracciando quale programma. L’importante è poter esserci. Continuare ad esercitare il proprio potere, poter continuare a muovere i fili di una città che – è bene che tu lo sappia – non ha più intenzione di fingersi un burattino nelle mani del proprio Mangiafuoco.
Il vuoto lasciato a Messina è molto più che un vuoto politico. È stato un vuoto di idee, di slancio, di rinascita. Una città ripiegata a fatica su stessa. Che adesso però ha ricominciato a camminare. A vigilare. A voler contare. E non più solo tessere.
A Messina sta mettendo radici finalmnte il Pd vero, quello che non risponde al padrone che lo ha eletto, né al capo della casacca della propria cordata. E se ci saranno altri fuorisuciti pazienza, ce ne faremo una ragione. Questo è un partito di uomini liberi. E la libertà è come il vento quando spira forte. Non si ferma con le mani.

Ernesto Carbone, Commissario provinciale Pd Messina