Cronaca

Dal Prg di Fiumedinisi al Fenapi, tutti i guai giudiziari di “Scateno”

Due arresti, due processi di fatto in corso. Quanto meno quelli più “seri”. Perché tra un comizio e un post, di querele Cateno De Luca ne ha collezionate parecchie. E da deputato regionale si è beccato anche una denuncia per aver adoperato a fini personali i fondi istituzionali dell’Ars. Accusa che il giudice per l’udienza preliminare di Palermo ha ritenuto infondata, archiviandola, a giugno del 2016.

Oggi De Luca è alla sbarra per due processi. In Appello si sta giocando la partita sul così detto Sacco di Fiumedinisi. L’Accusa ad aprile ha chiesto per lui la condanna a 4 anni e 4 mesi. Il prossimo 17 luglio è prevista l’udienza per dare la parola ai difensori, ma il calendario delle sedute sembra lungo e il verdetto di secondo grado dovrebbe slittare a dopo l’estate. In primo grado una parte delle accuse erano state dichiarate prescritte, da altre ipotesi era stato assolto.

Il processo per il PRG di Fiumedinisi, dove De Luca è stato a lungo primo cittadino, si chiuderà quindi dopo oltre otto anni dall’arresto: era il giugno 2011, infatti, quando l’oggi sindaco di Messina finì ai domiciliari, per essere liberato appena un mese dopo, quando il Tribunale del Riesame annullò il provvedimento.

Tempo prima, alla sede della Fenapi era stato denunciato un furto di attrezzature informatiche, furto che insospettì gli investigatori. Era il giugno 2006. I riflettori della giustizia sull’operato del patronato creato da De Luca erano già accesi allora, e l’inchiesta è andata avanti sotto traccia.

Fino al secondo arresto di De Luca, quello scattato nel novembre 2017, due giorni dopo essere stato eletto all’Ars. “Evasione fiscale e altri reati, legati proprio alla gestione della struttura nazionale e le società satellite, le accuse dalle quali ora si sta difendendo al processo di primo grado, in corso davanti al giudice monocratico Simona Monforte, che tornerà in aula per sentire i testimoni il prossimo 5 luglio.