musica

Dalberto, straordinario interprete di Ravel

Domenica u.s. al Palacultura, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, il pianista francese Michel Dalberto ha eseguito un programma intenso e variegato, con grande personalità e riscuotendo i convinti favori del pubblico. La prima parte del concerto è stata dedicata ad un’opera fondamentale del pianismo romantico, gli otto Fantasiestucke (Pezzi fantastici) op. 12, uno dei più riusciti capolavori di Robert Schumann. Negli otto brani di cui si compone l’op. 12, ritroviamo un compendio di tutti gli aspetti poetici del compositore tedesco, ora appassionati e impetuosi, anche tragici, ora dolci, sognanti e malinconici, ove talora la musica raggiunge vette di altissima poesia, a partire dal primo brano Des Abends (La sera), dalla leggiadra atmosfera crepuscolare, ove non c’è traccia di virtuosismo e la malinconica melodia si fonde in simbiosi con l’accompagnamento. Ricordiamo anche il celebre “Aufschwung” (Slancio), così appassionato, l’inquieto e angosciante “In der Nacht” (Nella notte), per finire con il trionfale e trascinante “Ende vom Lied” (Fine del canto). Daliberto ha saputo sottolineare le profonde differenze che caratterizzano i vari brani, un caleidoscopio in musica di tutti i moti dell’animo del compositore tedesco. Il concerto è proseguito con due capisaldi di Ravel e dell’intero pianismo del ‘900: “Miroirs” e “Sonatine”. “Miroirs” (Specchi) rappresenta uno degli esiti più alti ed insieme rivoluzionari di Maurice Ravel; si tratta di cinque brani ove il musicista francese porta alle estreme conseguenze sonore il c.d. impressionismo musicale, andando oltre, in una assoluta libertà di forma, restituendo la realtà in musica, come uno “specchio”. Non si comprende la scelta del pianista di eseguire solo tre dei cinque brani che compongono questo capolavoro, tra l’altro non eseguendo il primo “Noctuelles” (Farfalle notturne), il preferito di Ravel, ed il terzo “Une barque sur l’ocean”, il più lungo, di cui Ravel ne trasse una splendida trascrizione per orchestra. Nei tre brani eseguiti “Oiseaux tristes” (Uccelli tristi), “Alborada del gracioso” (Serenata del gracioso, termine con cui in Spagna si designa il Don Giovanni sbruffone, il brano più famoso dell’opera), e “La vallée des cloches” (la valle delle campane) il pianista francese ha dato senz’altro il meglio di sé, offrendo un’interpretazione straordinaria, raffinata e assai precisa nei fluidi fraseggi, nelle atmosfere liquide sonore della musica di Ravel. Stesso discorso per la “Sonatine”, di ispirazione neoclassica, in tre movimenti – “Moderè”; Mouvement de Menuet”; “Animè” – una sonata tardo settecentesca rivisitata nelle magiche sonorità create da Ravel, di un’eleganza senza pari. Splendido in particolare il malinconico Minuetto. Dalberto ha confermato di essere uno straordinario interprete di Ravel, ha impressionato in particolare la disinvolta sicurezza nell’eseguire i fraseggi dell’ultimo movimento “Animè, in maniera nitida e precisa. La seconda parte del concerto è stata dedicata interamente alla “Sonata” in fa minore n.23 op.57, di Ludwig Van Beethoven. Edita alle stampe nel 1807 col titolo “Appassionata”, è frutto delle vicende amorose del grande musicista con le sorelle Therese e Josephine Brunsvik, (che se lo contendevano), famiglia presso la quale si trovava ospite nel 1806; la stessa Therese rivelò in seguito un fidanzamento segreto fra Beethoven e la sorella. La Sonata, dedicata appunto al fratello delle due giovani, Franz, rappresenta la trasfigurazione in musica delle turbolente passioni dell’anima, rese mirabilmente attraverso un esteso primo movimento, intriso di temi nobili alternati a cupi e tempestosi momenti sonori, accordi violenti, misteriose note ribattute, arpeggi carichi di tensione. Il secondo movimento, un breve momento di distensione, ove già si palesa la straordinaria arte della variazione che troverà il suo massimo compimento, al pianoforte, nelle ultime sonate e nelle Variazioni su un valzer di Diabelli, precede la furia del terzo movimento, turbinoso fino all’estremo, un susseguirsi di rapide quartine, sulle quali si innesta uno splendido tema “appassionato”, per concludersi con un “Presto” avviato da una serie di accordi ribattuti di inaudita violenza. Anche nell’esecuzione di Beethoven il pianista ha dato prova delle sue eccellenti qualità tecniche e artistiche, in particolare nell’ultimo movimento, del quale Dalberto ha saputo rendere appieno la violenta tragicità di questo geniale incessante moto perpetuo. Gli entusiasti applausi del pubblico sono stati ricompensati da due straordinari e celebri brani eseguiti come bis: l’”Improvviso” n. 3 dell’op. 90 di Franz Schubert, un nobile canto di indicibile bellezza, eseguito con grande sensibilità da Daliberto, noto specialista di Schubert, e “Traumerei” (Sogni), il settimo brano dei “Kinderszenen” (Scene infantili) op. 15 di Schumann, uno dei brani più amati del compositore tedesco, intimo e raccolto, una magia musicale con la quale si è conclusa l’eccellente performance di Michel Dalberto.