La parabola discendente di Antonio Ruggeri: da uomo “al potere” a uomo solo

Capo di Gabinetto; Presidente, Amministratore delegato e poi anche commissario liquidatore dell’Ato3; Direttore del Polo Catastale; responsabile dell’Ufficio Commissariale del Soggetto attuatore. In mezzo vari incarichi professionali , molti di matrice politica. Per molto tempo, Antonio Ruggeri è stato investito di un potere a cui forse nemmeno lui ambiva inizialmente. La sua ascesa è stata “benedetta” dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, che più di ogni altro gli ha dato, per poi togliergli tutto, sino a rinnegarlo pubblicamente, definendolo uomo imposto dall’ex compagno di partito Nino Beninati.

Prima lo ha mandato via dall’ Ufficio commissariale, sostituendolo con Giovanna Famà, poi non ha battuto ciglio quando i suoi fedelissimi lo ha hanno via via emarginato, e nei fatti spodestato delle sue funzioni, tanto da costringerlo a rassegnare le dimissioni da commissario liquidatore dell’Ato3. Dimissioni che alla società d’ambito sono costate 136 mila euro e a Ruggeri gli arresti domiciliari (vedi correlato).

Nelle intenzioni di Ruggeri, quell’autoliquidazione firmata un attimo prima di chiudere per sempre la porta dell’Ato voleva probabilmente essere l’ultimo atto di forza da sbattere in faccia a chi lo aveva messo su un piedistallo e poi lasciato cadere giù, senza protezione. Si è rivelato, invece, un atto di arroganza ma anche di ingenuità, come spesso capita a chi ha avuto troppo, troppo velocemente e senza troppi meriti.

Da uomo al “potere”, oggi Ruggeri è un uomo solo, che dovrà fare i conti con i suoi eventuali sbagli e pagare un prezzo molto alto. Da quantificare non economicamente ma umanamente. Chissà se ne valeva davvero la pena . (Danila La Torre)