Appalti Anas, per la Cassazione Ricciardello non andava arrestato

L'imprenditore Giuseppe Ricciardello non doveva essere arrestato. È questa, in estrema sintesi, la conclusione cui è pervenuta oggi la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione, che ha parzialmente accolto il ricorso presentato e discusso dai difensori di fiducia dell'imprenditore, gli avvocati Nino Favazzo e Gianluca Tognozzi. La Suprema Corte ha annullato il provvedimento del Tribunale del Riesame di Roma, che ad aprile scorso aveva confermato i domiciliari per il costruttore di Brolo. I giudici hanno posto in rilievo l'insussistenza delle esigenze cautelari, ma hanno comunque rinviato la decisione allo stesso Riesame.

Nel frattempo, a metà maggio scorso, il Giudice per le indagini preliminari Giulia Proto aveva parzialmente attenuato le misure restrittive nei confronti di Ricciardello, sostitutendo i domiciliari con l'obbligo di firma (leggi qui)

"La odierna decisione rappresenta solo un primo, significativo passo di un più articolato percorso che, sono sicuro – commenta l'avvocato Favazzo – condurrà presto alla affermazione della totale estraneità di Giuseppe Ricciardello rispetto alle accuse che gli sono state mosse nell'ambito della operazione Dama Bianca. Sin dal momento dell'arresto abbiamo rappresentato alla Procura ed al Gip la contraddittorietà degli indizi raccolti in indagine, la inattendibilità delle dichiarazioni della Accroglianò, la carenza di riscontri rispetto al suo narrato e la assoluta mancanza di esigenze cautelari idonee a legittimare l'arresto del Ricciardello". Già da domani, annunciano i legali, torneranno dal Gip a chiedere la revoca della misura cautelare, senza necessità di attentedere il nuovo Riesame, visto i rilievi posti dalla Cassazione.

Alessandra Serio