Il Tar… sui tir. Il ricorso e le posizioni di Accorinti, Franza, Richichi e Autorità Portuale

Il giorno dopo la notifica del ricorso al Tar contro l’ordinanza anti tir, il sindaco Accorinti si dice stupito ma prosegue sulla sua strada: “Avete visto i rapporti di tranquilla correttezza che abbiamo sempre avuto, avete visto la nostra predisposizione al dialogo e alla collaborazione, avete visto la fiducia che abbiamo dato, spiazzando molti, alle compagnie di navigazione, affidando loro il compito di stabilire le deroghe. Adesso daremo una risposta adeguata con gli avvocati, ma intanto proseguiremo a multare chi non rispetterà l’ordinanza. Non per il gusto di farlo, ma perché c’è un divieto concordato. La cittadinanza ci chiede di essere severi e lo faremo a salvaguardia della loro vita”.

Non un passo indietro, ma uno avanti nel momento in cui sarà riaperta la seconda invasatura del porto di Tremestieri, anche perché al momento l’ordinanza è valida solo a partire dalla Sicilia e non viceversa: “Il sindaco di Villa mi ha chiesto di aspettare – spiega Accorinti – perché la conformazione del loro approdo non permette stazionamenti ed hanno anche un numero molto esiguo di vigili. Non posso entrare a gamba tesi sui loro problemi, perché è giusto rispettarli. Mi auguro, però, che con la seconda invasatura tutto si normalizzi. Abbiamo sempre chiesto collaborazione a tutti e sembrava ci fosse, ma se c’è un ricorso è ovvio che ci difenderemo e difenderemo la vita dei cittadini. Nel frattempo, ci sono tre organizzazioni che stanno lavorando allo studio di fattibilità della flotta comunale. Continueremo a perseguire anche quest’obiettivo”.

Dalla voce del sindaco, a quella dell’amministratore delegato di Caronte e Tourist, Vincenzo Franza, che parte da una premessa: “Piena, completa e leale collaborazione con l’amministrazione comunale per la gestione delle problematiche legate all’attraversamento. Così come abbiamo sempre fatto, anche con le precedenti giunte, come stiamo facendo con questa e faremo con tutte le altre”.

Se c’è piena collaborazione, quali sono allora le motivazioni che hanno portato la società armatrice a proporre ricorso al Tar? “Nella struttura dell’ordinanza che l’amministrazione comunale ha ritenuto di dover emettere – prosegue Franza -, a parer nostro esistono delle illegittimità che avevamo già segnalato nel corso delle varie riunioni. In poche parole, il potere ordinatorio sulle aree demaniali di un porto non è del Comune, ma è dell’Autorità Portuale. La sostanza è che il sistema sta funzionando e ci hanno riconosciuto che ci sono le navi per far andare i camion a Tremestieri. Noi infatti non contestiamo il funzionamento dell’ordinanza, ma l’illegittimità dell’atto, che non possiamo lasciare consolidare”.

In pratica la contestazione parte dall’assunto che il porto e l’autostrada sono beni pubblici legati al trasporto nazionale e che il Comune non può impedirne il collegamento. Altra cosa sarebbe un provvedimento, a tutela delle strade cittadine, contro tutti i mezzi pesanti, anche quelli che si muovono esclusivamente in città, ma il divieto non può essere imposto solo a chi traghetta. Sarebbe illegittima persino la presenza dei vigili urbani all’interno del “serpentone”, perché area non di competenza comunale.

Aspetti legali a parte, quello che interessa alla città è che il traffico di attraversamento dello Stretto dei mezzi pesanti si sposti integralmente a Tremestieri. In teoria, potrebbe avvenire a breve, con la riapertura della seconda invasatura. Nel 2009 si riusciva a smaltire il 95 % dei tir ed oggi c’è un calo di traffico del 30 %. Ma Caronte e Tourist sarà disponibile a mandare tutti i tir a Tremestieri? “E’ un punto di vista sbagliato – risponde Franza – perché funziona esattamente al contrario. Noi mettiamo le navi che i tir prendono, ma non siamo noi a mandare i tir da una parte piuttosto che da un’altra. E’ lo stesso discorso fatto a suo tempo con Ferlisi, col quale abbiamo avuto un’amichevole diatriba. Diceva che non c’erano navi, ma noi abbiamo risposto che non possiamo metterle dove non ci sono mezzi pronti ad imbarcare. Se ci ritroviamo i tir a San Francesco, siamo costretti a mettere le navi dove c’è il transito. L’amministrazione deve indirizzare i flussi, così come ha fatto”.

Se dunque il sistema funziona, quale lo scopo del ricorso? “Penso che la collaborazione sia stata dimostrata coi fatti – afferma l’ad della Caronte -, ma è un diritto naturale esprimere il proprio parere a maggior ragione se c’è un atto di illegittimità. Anche se vincessimo il ricorso, non cambierebbe nulla nel sistema organizzativo, con le deroghe, quelli sono accordi tra persone perbene”.

Ed oltre a Caronte e Tourist, a proporre un altro ricorso contro l’ordinanza è l’Aias, l’Associazione imprese autotrasportatori siciliani. “Nel periodo invernale – afferma il presidente Giuseppe Richichi -, il porto di Tremestieri diventa utilizzabile un giorno sì e un giorno no e noi restiamo in balia delle incertezze perché dobbiamo aspettare il consenso del caposcalo per avere una deroga che viene continuamente messa e tolta. Non possiamo lavorare in queste condizioni. Ci avevano detto che a dicembre lo scalo sarebbe stato completamente operativo e così non è stato, non certo per colpa nostra”.

Richichi spiega poi le ragioni del ricorso. “Dopo gli accordi presi sono tutti spariti e i disagi sono rimasti sempre gli stessi. Il problema è che la logistica dei trasporti è gestita malissimo. Passano gli anni ma non si trova mai una soluzione. Vengono fatte delle promesse sulle infrastrutture, che poi non vengono mantenute. Le merci devono passare e a noi non resta che fare ricorsi”.

Quale, allora, la soluzione secondo gli autotrasportatori? “La soluzione la deve trovare la Politica – risponde Richichi -, non noi che siamo quelli che paghiamo lo scotto più alto. Ci hanno proposto Tremestieri e lo abbiamo accettato anche se per noi ha un costo maggiore, perché la tratta marittima è più lunga. Ma al momento solo pochi traghettano da lì, molti sono costretti ad andare ancora a San Francesco. Noi vorremmo solo poter lavorare in pace”.

A breve, comunque, lo scalo di Tremestieri dovrebbe essere operativo al completo. “La soluzione potrebbe anche essere questa ma con dei servizi adeguati. Solo da poco hanno finalmente fatto un punto di ristoro con dei bagni e l’attesa è più accettabile. Prima c’erano condizioni disumane. Qualcosa si sta muovendo ma è troppo poco rispetto a ciò che dovrebbe essere la porta della Regione. Ad esempio, dovremo comunque attraversare la città per il molo Norimberga. E per la via don Blasco penso che passeranno tanti anni per avere le autorizzazioni necessarie”.

A proposito del porto di Tremestieri, però, il segretario generale dell’Autorità Portuale, Francesco Di Sarcina, è tornato demoralizzato dalla Regione. “Alla fine della scorsa settimana, abbiamo consegnato tutti gli incartamenti necessari ad ottenere l’autorizzazione al dragaggio. Martedì mi sono recato personalmente a Palermo ma sono rimasto spiazzato perché gli uffici dell’assessorato erano quasi vuoti in seguito ad una riorganizzazione del personale. I vecchi dipendenti sono stati trasferiti, mentre alle attività produttive sono arrivati giovani dai beni culturali, che sinceramente ho visto spaesati e mi sembra abbiano dei titoli di studio non proprio coerenti col lavoro da svolgere. Ho informato subito l’amministrazione comunale per promuovere insieme un’azione nell’interesse della città. E’ paradossale che, ora che abbiamo praticamente finito coi pali sul fondale, il problema diventi il dragaggio. In passato, abbiamo sempre avuto necessità di combattere per avere queste banali autorizzazioni, ma alla fine ci siamo sempre riusciti e contiamo di riuscirci anche adesso”. Una volta ottenuta l’autorizzazione, il dragaggio potrebbe essere svolto nell’arco di 15 o 20 giorni e subito dopo si potrebbe aprire la seconda invasatura. Le incertezze stanno proprio sui tempi dell’autorizzazione.

Di Sarcina, anche se non direttamente interessato, in quanto competenza dell’ufficio legale, da noi sollecitato spiega anche in breve le questioni relative alle aree portuali sulle quali verte il ricorso contro l’ordinanza anti tir. “Abbiamo espresso formalmente al sindaco la nostra posizione, anche attraverso delle lettere. Loro sostengono il diritto di svolgere azioni di controllo sul territorio tramite i vigili urbani. Questo diritto, però, riguarda strade aperte al pubblico di loro competenza. Noi sosteniamo che il serpentone faccia parte del porto di Messina, è demanio marittimo in concessione, una zona operativa di lavoro aperta solo al transito destinato ad imbarco e sbarco, non per fare una passeggiata. Non è quindi assimilabile ad altre strade cittadine. Il codice della strada dice espressamente che queste aree sono sottratte alla competenza del Comune. Siamo aperti al dialogo e vogliamo risolvere la questione bonariamente, ma dobbiamo tutelare i diritti del porto e dei suoi fruitori. A breve è previsto un incontro con l’assessore Cacciola, aspettiamo la convocazione, perché abbiamo chiesto ufficialmente la rivisitazione della perimetrazione del centro urbano, approvata con delibera consiliare nel 1995. L’errore di fondo sta lì, perché vi sono ricomprese aree portuali. Se questo aspetto sarà rivisto, e ci sono tutte le condizioni per farlo, la vicenda potrà essere composta pacificamente col rispetto degli interessi di tutti. Sono comunque valutazioni che dovrà fare il presidente, perché riguardano esplicitamente la volontà politica del nostro ente”.

(Marco Ipsale)