Politica

De Luca: “Non sono a Taormina per l’ordinario. Fuori dal dissesto in un anno” INTERVISTA VIDEO

di Carmelo Caspanello (riprese e montaggio video Matteo Arrigo)
De Luca ha calato il poker eguagliando il record nazionale di Sgarbi di essere eletto sindaco in quattro Comuni diversi. Dopo Fiumedinisi, S. Teresa di Riva e Messina ha “conquistato” anche Taormina. Ma andando oltre più rosea previsione, “Avevo messo in conto di vincere con il 60 dei voti % – esordisce il neo primo cittadino della Perla dello Jonio – doppiando Bolognari. Siamo quasi al 65, oltre le mie aspettative. Torno in trincea in quanto per me i sindaci sono statisti di frontiera. E ci torno nell’attesa di fare il sindaco di Sicilia”. Il divario con il sindaco uscente è enorme. Per “Scateno” è un trionfo. Che si gode attraversando il salotto della città tra due ali di folla, dalla chiesa del Patrono S. Pancrazio, dove si è recato per un omaggio floreale, a piazza Duomo. Corso Umberto è colmo di turisti. Strette di mano, abbracci, frasi sussurrate, auguri. Sono venuti a festeggiare il sindaco di Messina Federico Basile e gli assessori della città dello Stretto; il direttore generale Salvo Puccio (al fianco di De Luca per l’intera campagna elettorale) e presidenti di partecipate. E i taorminesi.
IL RISULTATO IN CHIAVE NAZIONALE PER SUD CHIAMA NORD “Mai – ci dicono – c’era stata una campagna elettorale così. C’era tanta voglia di cambiamento. Il plebiscito, oltre alle capacità e alla forza politica di De Luca, è legato alle delusioni, alle tante cose che negli ultimi anni non hanno funzionato a livello amministrativo”. Il risultato per De Luca è fondamentale nel quadro del percorso nazionale che Sud chiama Nord ha intrapreso. “Metterò innanzitutto a disposizione dei taorminesi la mia esperienza. Il mio motto resta sempre lo stesso: 5 anni e non un giorno di più perché l’ordinario non fa parte della mia storia. Vorrei fare l’ottavo re di Roma, non mi dispiacerebbe se la quinta elezione sarebbe quella di sindaco di Roma”.
IL NODO DISSESTO Il pensiero non può non andare alle condizioni di dissesto in cui versa il Comune di Taormina. “Io ho già capito – replica il sindaco – qual è il problema di Taormina. Nell’arco di 10-15 giorni dovrò verificare se quello che sospetto è vero. E se così è, nel giro di un anno chiuderemo questa fase del dissesto. Nel senso che pagheremo rapidamente, senza aspettare i 3-4 anni messi in preventivo, anche perché io non faccio il passacarte. Non starei in una comunità che non può comprare nemmeno uno spillo, come accadeva a Messina quando ero arrivato”.
IL SOGNO DI CONQUISTARE PALAZZO D’ORLEANS Cateno ripete quanto detto all’indomani dell’elezione nella Città dello Stretto: “Il mio sogno è Palazzo d’Orléans, fare il presidente della Regione: “Il 25 scorso abbiamo affrontato una esaltante campagna elettorale per le regionali, ma non eravamo preparati a dovere essendo state anticipate. Siamo arrivati comunque secondi prenotando il posto per la prossima volta, bisogna tenersi in allenamento. Taormina consente di completare anche la mia formazione, innanzitutto per il suo prestigio turistico internazionale. Per me è una scommessa importante”. Messina è ancora alle prese con il Piano di riequilibrio e si attende il giudizio della Corte dei conti. L’ultima parola il prossimo luglio. In caso di dissesto, la fama di De Luca rischia di essere intaccata? “Parto dal presupposto – replica De Luca – che quella strategia ci ha messo in condizione di non fallire come accaduto a Taormina; di alzare il livello di qualità dei servizi e ciò è stato apprezzato dai messinesi che ci hanno dato fiducia con l’elezione a sindaco di Basile. Quindi significa che la mia strategia è giusta. Se malauguratamente la Corte dei conti non apprezza il lavoro fatto e allora dico che sarebbe un dissesto ridicolo, in quanto ci sono 120 milioni di debiti e accantonamenti per 80. Sarebbe un dissesto… breve”.
“CAMPAGNA ELETTORALE FINITA, NO VENDETTE” A Taormina cala il sipario su una campagna elettorale dai toni aspri. “Per me – taglia corto il neo sindaco – finisci qui. E non tollererò vendette. Mi riferisco a quello che può essere anche il naturale atteggiamento dei nostri sostenitori, dei miei consiglieri, dei miei assessori. A loro, prima di tutto, dico di non consumare vendette: noi facciamo parte di un’altra pasta. La campagna elettorale per noi è finita. Ma deve finire anche per gli altri perché se qualcuno tenta di portare avanti una subdola campagna elettorale troverà da parte mia una violenta reazione”.