Ex scuola Nicholas Green: il ricordo violato di una città che muore

Ieri una amica, una persona del nord Italia che vive nella provincia di Messina mi ha scritto un messaggio accorato a proposito di una visita ad una scuola intitolata al povero Nicholas Green. La mia amica concludeva con una frase desolante: “Messina è la città più triste che esista”.

La mia amica vive nella provincia da diversi anni, è autista soccorritore, lei vede la morte e la paura da vicino e spesso salva le vite. E lei è bella e sorride sempre.

Ma stavolta mi ha scritto così:

“Non riconosco i volti, ma non ho mai dimenticato gli occhioni dolci di quel bambino che tanto ha dato e tanto ha insegnato.

Non ho mai dimenticato il grande atto d’amore dei genitori, il loro esempio. Persone che hanno cambiato la storia delle donazioni, soprattutto al sud.

Scuola Nicholas Green.

Immaginavo una scuola bellissima, mentre la cercavamo.
Una scuola con spazi verdi all’aperto, aule luminose e muri colorati.
Una scuola che lui potesse “vedere”, sorridendo.
Una scuola degna di lui e della sua grandezza.
Quel che ho visto appena sono scesa dall’ambulanza non lo dimenticherò mai.
Per qualche secondo il nodo alla gola mi ha tolto il fiato.

Scuola Nicholas Green.
Messina è la città più triste d’Italia.”

A pensarci bene la tristezza si innesca ogni qualvolta ci troviamo a vivere una perdita. Il nostro cervello limbico genera la tristezza come qualsiasi altra emozione per dirci qualcosa. Forse vuole dirci che occorre fermarsi, capire cosa o chi abbiamo perso, e piangere tutte le lacrime necessarie, anche perché giunge la consapevolezza che stiamo perdendo anche il ricordo.

Perché succede questo mi chiedo, e me lo chiedo sempre più forte e ancora invano. Me lo chiedo per me, per questa città che potrebbe essere bellissima ma sembra maledetta, dove probabilmente in pochi sanno chi sia stato Nicholas, e che il suo ricordo andrebbe onorato anche con un semplice sorriso, ma quasi tutti sanno dove andare se c’è bisogno di un favore, di una raccomandazione, di un piccolo aiuto, e magari quando arrivano al posto giusto lasciano l’auto in doppia fila.

F.sco Divino

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