Atm, l’aula dice sì alla messa in liquidazione: con un solo voto di scarto

Tra appena due mesi la delibera sul “Piano di riorganizzazione dei servizi di mobilità urbana”, per gli “amici” delibera Atm, avrebbe festeggiato il primo compleanno tra gli scranni dell’aula consiliare. Lì dove il 1 aprile 2011, data che non dimentica mai di ricordare il capogruppo del Pd Felice Calabrò, (vista la coincidenza con il “pesce d’aprile”), venne presentata dall’amministrazione dopo essere stata esitata dalla giunta. Da quel giorno, però, tante cose sono cambiate, compreso il testo deliberativo che nella sua prima versione è stato, come si ricorderà, ritirato e poi ripresentato. Fino ad arrivare ad oggi: intorno alle 15, infatti, il consiglio comunale ha finalmente votato la delibera che, di fatto, decreta l’avvio della procedura di messa in liquidazione dell’Atm: all’ok, arrivato con un solo voto di scarto, (31 votanti, 16 si, 11 no e 4 astenuti), si è giunti dopo il ritrovato “amore” tra Pdl e Udc, complici anche le frecce, in questo caso le “frecciatine” di Cupido. Nella delibera, infatti, considerando gli “stravolgenti” emendamenti del partito centrista, rimane ormai ben poca traccia del marchio Pdl.

Riepiloghiamone il contenuto per capire cosa, di fatto, dovrà avvenire da oggi, anzi da domani in poi: la giunta, così come previsto nella nuova versione, dovrà mettersi a lavoro per predisporre altri due testi deliberativi, il primo riguardante la costituzione della società per azioni (entro 90 giorni dall’approvazione della delibera in oggetto), il secondo sullo statuto e sul piano industriale, da predisporre entro 60 giorni da oggi. Solo dopo che saranno “consumati” tali passaggi, che dovranno ovviamente ottenere il benestare del consiglio, potrà partire la vera e propria fase liquidatoria. Anche per questa è previsto un limite temporale, ovvero 8 mesi dall’approvazione del documento votato oggi.

Come si pone il Pd di fronte al “ritrovato” amore della maggioranza? Sarebbe bastato poco in fondo (un solo voto) per riuscire ad ottenere la bocciatura della travagliata delibera (su 14 componenti del Pd, 10 sono stati i votanti, con l’uscita di qualcuno poco prima della votazione). Eppure, stando a sentire i commenti post votazione, il Partito democratico, si dice più che soddisfatto del risultato ottenuto e ciò per una ragione ben precisa. Non essendo infatti passata la linea dei due maxi emendamenti del Pd, presentati forse troppo tardi rispetto a quelli, già approvati, dell’Udc, dal contenuto totalmente opposto, il Partito democratico sostiene di aver così demandato al partito di centro la responsabilità per l’approvazione di una delibera che, nei fatti, secondo quanto sempre sostenuto dall’opposizione, non risolverà i problemi del trasporto pubblico locale, e nella sostanza rappresenta una “sconfitta” del Pdl. Nel corso del dibattito, infatti, il capogruppo del Pd, Calabrò, non ha perso occasione di ricordare le dichiarazioni rilasciate da Scoglio in una delle prime sedute dedicate all’Atm: affermazioni con cui quest’ultimo aveva palesamente invitato Capurro e colleghi a non votare il testo deliberativo nel caso in cui fosse stato stravolto dagli emendamenti dell’Udc. Cosa che di fatto è invece avvenuta.

Ma se questa è la politica, di diversa interpretazione a seconda dei punti di vista, ben altra cosa è la realtà, con tutti suoi problemi. E non perdono tempo a ricordarlo, dall’alto della balconata, i lavoratori dell’Atm, che accolgono con un applauso l’esito della votazione, non tanto per gli aspetti tecnici, quanto piuttosto per le promesse fatte da qualcuno di coloro che siede tra i banchi del consiglio o in altre stanze. E sono gli stessi dipendenti ad affermarlo: «Domani allora ci consegnano gli stipendi, ci avevano detto così, che si aspettava solo la votazione della delibera». Chi lo ha promesso vada a spiegare che, molto probabilmente, non sarà così, e se lo sarà questo mese, potrebbe non esserlo il prossimo. (ELENA DE PASQUALE)