Gino Sturniolo: “Non trovo più le ragioni per restare. Renato ha appaltato il nostro progetto ad altri”

Non trovo più le ragioni per restare in questo consiglio comunale. Renato inoltre ha appaltato l’amministrazione ad un gruppo, formato da Signorino, De Cola, Cacciola, Indietrononsitorna che vive dentro meccanismi che non sono i nostri. E’ difficile trovare una ragione per restare, non si può pensare di vivere dentro il conflitto sociale e nel contempo nelle istituzioni”. Delusione, senso d’impotenza di fronte alle emergenze ed agli obiettivi, amarezza, rabbia, tutti sentimenti che hanno affollato la mente di Gino Sturniolo, che in tarda mattinata dopo una commissione avvelenata dalle conseguenze di una vicenda giudiziaria e politica, ha chiamato i cronisti del Palazzo per annunciare la sua voglia di dire basta. L’amarezza covava da tempo, la stanchezza si è aggiunta ad un mix di emozioni difficili da spiegare a chi vive “fuori”. Per lui, consigliere comunale eletto dopo anni ed anni di battaglie, nella lista Renato Accorinti sindaco, ne è uscito dopo un po’, ed insieme a Nina Lo Presti è diventato il principale oppositore di un’amministrazione che dal momento dell’elezione ha fatto l’esatto contrario di quanto annunciato in campagna elettorale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per Sturniolo è stato quanto accaduto in commissione. A Palazzo Zanca oggi protestavano i lavoratori di Messinambiente, reclamando lo stipendio e alcuni di loro sono anche entrati in Commissione. La tensione ha riguardato i consiglieri con obbligo di firma che avevano già firmato al posto fisso di Palazzo Zanca e si sono ritrovati nell’impossibilità di inserire i tesserini, rischiando quindi di commettere un reato. “E’ il clima che si è venuto a creare dopo gettonopoli, dentro e fuori dall’Aula. Gettonopoli ha colpito fortemente la democrazia con i consiglieri che anche oltre la loro modestia comunque operano in queste condizioni di tensione, il consiglio comunale è condizionato da ciò che avviene”.

Ma la Commissione è stata solo la miccia che ha fatto esplodere un fuoco che si agitava dentro da mesi nel cuore e nello spirito di Gino Sturniolo, man mano che l’operato della giunta Accorinti si allontanava dal progetto originario e si avvicinava al sistema che invece si voleva cambiare e trasformare. A questo si è aggiunto un senso concreto d’impotenza, la scoperta amara dell’incapacità d’incidere nei problemi e quindi di poterli cambiare e risolvere. Da qui la decisione di gettare la spugna.

“Il Comune è impossibilitato a fare qualsiasi cosa per via dei problemi di bilancio. Le responsabilità vanno rimandate sempre ad un livello più alto. Il tuo nemico così diventa impalpabile. Ci sono state vittorie elettorali, come quella di De Magistris, Pisapia, i 5Stelle, lo stesso Accorinti, frutto della volontà di cambiare. Invece adesso ho capito che la mia volontà di cambiare Messina è stata vanificata dal fatto che la mia compagine si è fatta irretire e non c’è stata quell’amministrazione di lotta che volevamo. Tutt’altro, Renato si è fatto appaltare la sua azione amministrativa. Io e Nina Lo Presti siamo stati eletti e volevamo cambiare questa città. Abbiamo provato a fare un’azione di verità, poi siamo passati all’opposizione, probabilmente l’unica opposizione reale che in Aula c’è stata. Adesso ci siamo detti che in quest’ultima parte di consiliatura forse l’unica cosa da fare è spiegare cosa poteva essere e non è stato, ma che può essere ancora. Sono deluso, ma anche arrabbiato, per le tante cose che si potevano e dovevano fare e non sono state fatte. La pochezza politica di Accorinti sta nell’aver ripeto, appaltato a quanti stanno portando Messina in una strada senza uscita. Invece dovevano credere nella città, nei messinesi, costruire un’altra economia. Non ha voluto. Quel che mi amareggia è che il domani sarà comunque qualcosa di opposto a me,a noi e lo sarà per colpa degli errori di questa giunta”.

Sturniolo le dimissioni era pronto a firmarle anche sotto gli occhi dei giornalisti chiamati nella stanza del gruppo misto, fin quando non hanno fatto “irruzione” i colleghi, capitanati da Nina Lo Presti. Tutti, rappresentanti dei diversi partiti, hanno espresso stima e affetto al collega che spesso in Aula hanno avversato, ma del quale comprendono e condividono lo scoraggiamento e il senso d’impotenza. Sono rimasti 10 minuti soli con lui, per cercare di aiutarlo in quella scelta che sarà sempre solitaria ma che è forse quel pensiero che alberga nella testa di tutti e 40 in questa consiliatura che si sta rivelando la più tesa e la più “drammatica” sotto diversi aspetti. In Consiglio se ne sono detti spesso di tutti i colori, e Gino Sturniolo è la sinistra più sinistra di quanti sono entrati nella stanza per dissuaderlo e per provare a dargli quelle ragioni per continuare che lui non trova più e che probabilmente non ci sono affatto. Né per lui né per nessuno. Alla fine il suo sfogo è diventato un momento di analisi e riflessione. A chi gli chiede cosa dovrebbe fare Accorinti per cambiare davvero il corso di questo mandato ed essere coerente con quella spinta che nell’estate 2013 portò all’elezione della rivoluzione Sturniolo risponde. “Deve dichiarare il dissesto, come aveva annunciato in campagna elettorale, poi deve cambiare assessori, questa squadra non è quella che ha iniziato il cammino con lui prima delle elezioni, deve costruire un nuovo equilibrio. E infine deve fare quello per cui si è candidato ed è stato eletto: fare un’amministrazione di battaglia. Lo può fare ancora ma non ha l’intelligenza politica per farlo. I più bravi di tutti tornano indietro e ricominciano. Lui non lo farà”. Non lo farà anche se il dissesto era la priorità in campagna elettorale. Poi fu il primo di tanti cambiamenti di rotta.

Le parole di un “accorintiano” della prima ora, di chi al fianco di Accorinti c’era negli anni delle battaglie sono la fotografia delle motivazioni del fallimento dell’amministrazione. Questa giunta poteva essere altro e non lo è stata. Il Renatodiprima avrebbe protestato contro scelte e comportamenti di quest’amministrazione altra.

Rosaria Brancato