L’Amam pronta ad affidare la riscossione all’esterno, anomalie nel bando: i cittadini pagano di più

Esternalizzazione dei servizi, appalti milionari, dubbi da chiarire. A riaccendere i riflettori sono i consiglieri comunali del Pd Simona Contestabile e Nicola Cucinotta che hanno deciso di porre la lente d’ingrandimento sull’Amam, la partecipata di Palazzo Zanca più in salute e forse per questo quasi sempre meno “controllata”. Ad attirare l’attenzione dei due consiglieri è il bando per l’affidamento del servizio di riscossione volontaria concordata e/o coattiva dei canoni per i consumi degli utenti morosi, una gara d’appalto indetta dall’Amam lo scorso 1 agosto, poi bloccata e adesso nuovamente ripartita, tanto che è stata fissata per il prossimo 4 febbraio l’apertura delle buste dei partecipanti. Un appalto da sei milioni di euro e valido per sei anni, anzi esattamente 2.190 giorni consecutivi, che era stato segnalato nei mesi scorsi anche dagli ex Feluca che attendevano il passaggio in Amam e che temevano che questo appalto potesse frenare l’operazione mobilità, considerato che si tratta di un servizio che avrebbero potuto svolgere quei lavoratori. Oggi effettivamente gli ex Feluca sono diventati dipendenti Amam ma le procedure di gara stanno andando vanti lo stesso, segno che evidentemente l’azienda che gestisce l’erogazione idrica in città ha deciso di continuare a esternalizzare appoggiandosi a ditte esterne, nonostante le indicazioni del vicesindaco Guido Signorino che anche in quella famosa delibera sulla mobilità del personale diceva chiaramente all’Amam di ridurre le spese per i servizi esterni.

Andando oltre questo aspetto però sono altri i passaggi sui cui i consiglieri Contestabile e Cucinotta hanno deciso di soffermarsi. E tirano fuori alcune anomalie inserite nel bando che potrebbero fortemente penalizzare i cittadini e creare danni al Comune.

I primi dubbi sorgono sull’articolo 5 del capitolato di gara, in cui si definisce «un corrispettivo dell’Appalto che impone ulteriori aggravi economici a carico degli utenti, già ampiamente stretti nella morsa della crisi ed oppressi dal peso dei più svariati tributi che al Comune di Messina, stante la precarietà delle finanze locali, connesse all’incapacità di una amministrazione priva di programmazione, raggiungono il massimo delle aliquote. Più precisamene si prevede che, in relazione alla riscossione volontaria e concordata, l’affidatario sarà compensato con l’aggio (oltre IVA) pari a quello offerto al netto del ribasso, gravante totalmente sull’utente – al quale verranno, anche, addebitate le spese postali per l’invio degli atti, oltre gli eventuali oneri accessori sanzioni ed interessi. Per la gestione della riscossione coattiva, invece, all’affidatario spetterà un aggio (oltre IVA) pari a quello offerto al netto del ribasso, che graverà per il 70% sul debitore e per il 30% sull’Azienda».

Per i consiglieri è evidente che tutto ciò concorre a creare, oltre che un ulteriore aggravio alle tasche già vuote dei concittadini, una situazione di poca chiarezza, quella tanto sbandierata dal Sindaco e compagni, che potrebbe prestare il fianco a critiche e a valanghe di ricorsi.

«Probabilmente, infatti, sfugge, a chi dovrebbe garantirci- ma questo non ci stupisce- che le direttive dell’Auorità per l’Energia Elettrica e del Gas, emesse a tutela dei consumatori, prevedono che le uniche spese, poste a carico dell’utente, possono essere esclusivamente quelle postali relative al sollecito di pagamento della bolletta e gli interessi di mora e non anche ulteriori somme a titolo di risarcimento danni e/o a titolo di aggio per l’intervento dell’affidatario del servizio» dicono Contestabile e Cucinotta che si chiedono se un pagamento tanto oneroso, quanto imprevisto, potrebbe mettere in discussione l’intera bolletta.

I due esponenti Pd ricordano anche che il Regolamento per la distribuzione dell’Acqua dell’Amam prevede proprio a titolo di risarcimento, per il ritardato pagamento, esclusivamente una indennità di mora con addebito all’utente nelle fatture emesse successivamente. Sulla stessa scia, la carta dei servizi dell’Amam dove non è previsto un addebito in capo all’utente a titolo di maggior danno in caso di mancato pagamento delle fatture. Infine, violazione delle direttive per la trasparenza dei documenti di fatturazione del servizio idrico integrato, non senza considerare la disciplina civilistica in tema di obbligazioni pecuniarie.

Una serie di passaggi che inevitabilmente hanno suscitato non poche perplessità nei due sponenti Pd che, visto anche lo stop alle procedure di gara che aveva dato il vicesindaco Signorino per meglio esaminare le diverse criticità del bando, non comprendono le motivazioni sottese alla convocazione, per giorno 4 febbraio dei partecipanti alla gara per l’apertura delle buste.

«Se i rappresentanti dell’azienda dovessero insistere in questo modus agendi, senza procedere all’accertamento ed alla conseguente eliminazione delle dette criticità, si potrebbe concretizzare una vera e propria violazione dei diritti dei consumatori. Riteniamo opportuno, al fine di evitare l’avvio di contenziosi giudiziari, sicuramente considerevoli, che non gioverebbero all’Azienda sia nei rapporti con gli utenti ,sia in termini di immagine, sia da un punto di vista economico, di revocare in autotutela il bando in argomento. La città tutta è disposta a fare dei sacrifici perché la situazione, a tutti i livelli, possa migliorare, ma assolutamente non si può chiedere ai messinesi, già bistrattati, di tacere di fronte a richieste non consone».

Francesca Stornante